A Costantinopoli si è appena conclusa la 12esima Biennale, foto e commenti di un’attenta visitatrice…
Curata dall’italiano Adriano Pedrosa e dal costaricano Jens Hoffmann, aveva come titolo “Untitled” ispirandosi all’opera dell’artista cubano Felix Gonzales-Torres (1957–1996). Untitled è, infatti, il titolo che l’artista dava alla maggior parte dei suoi lavori minimalisti, concettuali, legati a una forma estetica ma esplicitamente politica. La Biennale turca includeva cinque mostre collettive tematiche (Ross, Abstraction, History, Death by Gun e Passport), e cinquanta mostre personali. La rassegna si svolgeva in due grandi depositi industriali sul Bosforo a pochi metri dall’Istanbul Modern Museum. Molto valide le selezioni delle opere, con un eccellente allestimento pulito e arioso e con artisti di varie generazioni, non tutti noti, con prevalenza di sudamericani e mediorientali. Le opere erano, come si può pensare, cariche di provocazioni politiche e sociali ma molto attente all’aspetto formale.
Un giapponese, Ruye Nishizawa, cofondatore con Kazuyo Sejima dello studio SANAA, è l’autore dell’indovinatissimo allestimento che, dividendo gli spazi con dei simil-container, è riuscito perfettamente a delineare i percorsi da seguire e dare alle opere un equilibrato spazio espositivo.
E’ insolito pensare a Istanbul come una culla dell’arte del ventunesimo secolo, ma l’interesse per l’arte contemporanea da parte dei collezionisti locali è piuttosto recente. Quest’interesse è iniziato meno di dieci anni fa e i compratori stanno aumentando sempre di più, alcuni per passione, altri per investimento. Gli enormi fondi destinati all’arte contemporanea, in questa città, provengono non dallo stato ma da grandi famiglie private che si dimostrano seri e selettivi collezionisti. In questa viva atmosfera culturale, si contano sempre più numerose gallerie che troviamo spesso presenti anche nelle grandi fiere internazionali.