LETTERATURA: Charles de Brosses

Una vivace descrizione di Roma, quale era tre secoli fa, si trova nelle lettere scritte agli amici dal francese Charles de Brosses, che visitò l’Italia fra il 1739 e il 1740. Ecco ad esempio una parte del commento introduttivo.

“Per dirvi in una parola il mio pensiero su Roma, essa è, dal punto di vista estetico, non solo la più bella città del mondo, ma lo è senza possibilità di paragone con qualunque altra, compresa Parigi.

Il governo è peggiore del peggiore che possa immaginarsi. Immaginatevi cosa può essere un popolo un quarto del quale è formato da preti, un quarto da statue, un quarto da gente che non lavora quasi mai e un quarto da gente che non fa assolutamente nulla; dove non c’è agricoltura, non commercio, non fabbriche; dove la vita trascorre fra i cardinali nel cerimoniale, a fare eminenti coglionerie; dove tutto il denaro necessario ai bisogni della vita proviene solo da paesi esteri e dove ad ogni successione si vedono arrivare ladri freschi, i quali prendono il posto di quelli che non hanno più bisogno di arraffare.

Vi sto dicendo un gran male di una terra che, ciò nonostante, è piacevolissima per gli stranieri, non solo per i motivi di curiosità, ma per l’estrema libertà che vi regna, per la cortesia degli abitanti, tutti dotati in genere, se non di gentilezza, almeno di affabilità; generosi ed accoglienti più che in altro luogo d’Italia”.

(sintesi da Charles de Brosses, Lettres familières sur l’Italie, trad. it. Viaggio in Italia, Laterza, Bari 1973)

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