Potremmo definirlo un movimento di opinione che portava i giovani aristocratici europei a migliorare e maturare una profonda conoscenza di arte e cultura continentale
Il termine Grand Tour appare per la prima volta nel 1670 all’interno del Voyage of Italy, or a complete Journey through Italy dell’inglese Richard Lassels ma gli inizi sono sporadicamente rintracciabili già nel XVI° sec. nei viaggi di Montaigne.
Il viaggio poteva durare da pochi mesi a qualche anno. Si viaggiava dalla Francia all’Italia alla Grecia e i giovani imparavano a conoscere la politica, la cultura, l’arte e le antiche civiltà dei paesi europei. Nelle loro visite spesso si soffermavano ad acquistare qualche pezzo importante o decidevano di frequentare particolari scuole di pittura o scultura presenti in ciascuna città. L’Italia con la sua eredità della Roma antica, con i suoi monumenti, divenne uno dei luoghi più popolari da visitare. Inoltre, nel 1738 e 1748 gli archeologi avevano riportato alla luce Pompei ed Ercolano, veri e propri musei all’aria aperta che attraevano studiosi e curiosi da tutto il mondo come il tedesco Winckelmann, il quale descriverà all’Europa intera le nuove scoperte (1756), invogliando altri viaggiatori a mettersi in viaggio verso il sud della penisola.
Una tappa importante del viaggio era, durante un soggiorno prolungato a Roma, la realizzazione d’un ritratto da parte di uno dei pittori più in vista al momento o il solo acquisto di vedute del paesaggio italiano. Erano numerosi i pittori stranieri che vivevano a Roma, tra cui gli allievi dell’Accademia di Francia e che grazie alla vendita delle loro opere e offrendo i loro servizi come guide, potevano pagarsi un prolungato soggiorno in questa città.
Con l’affermarsi di questa moda, anche le giovani donne seguirono le orme degli uomini, spesso in compagnia della zia nubile in qualità di chaperon.
Fu questo un periodo in cui il viaggio acquistò valore per le sue intrinseche proprietà. Si propose come unico e solo fine, in nome di una curiosità più audace, in nome del sapere e della conoscenza da un lato e del piacere dell’evasione, del puro divertimento dall’altro.
Chi trasformò la nozione di Grand Tour in viaggio organizzato fu Thomas Cook, che, complice la viabilità ferroviaria e poi il volo, è il primo a proporre viaggi che se pur di massa sono ideati in base alle esigenze di ciascuno verso la cultura, il divertimento o altro. La filosofia turistica viene impartita e diretta ad un pubblico accresciuto e massificato, è certo più accessibile e rudimentale di quella maggiormente consapevole e pretenziosa dei secoli precedenti quando i viaggiatori solcavano le strade a cavallo o a bordo di carrozze.
Il viaggiare di oggi possiede un carattere più svincolato e l’obiettivo è di vedere tutto e dissertare su tutto, in altri termini una curiosità profonda su quanto ci circonda.
E per finire…interessanti sono e i commenti che faceva Joseph Addison (fine Ottocento) al ritorno dai suoi viaggi in Italia.
“L’Italia è il più eccentrico e variegato museo di forme politiche esistenti al mondo, da luogo propizio per il collezionismo, alla cura della malinconia, autentico “mal du siecle”, all’amore per l’arte (musica teatro pittura scultura) fino alla semplice questione di moda.“