Breve storia della corrispondenza tra Giorgio de Chirico e Leonce Rosenberg negli anni 1926–1936. Il “breviario” offerto dal gallerista al suo “pupillo” in un’epoca di crisi economica che imperversa in Europa tra il 1926 e 1936 (documentazione degli archivi del Centre Pompidou di Parigi).
A causa della grave crisi economica, emerge dal carteggio come Rosenberg, uomo colto e raffinato intellettuale appartenente all’elite ebraica ben integrata nella società e proprietario della galleria l’”Effort Moderne”, situata in rue de la Baume, cercasse di far salire il valore delle opere di de Chirico e di curarne il mercato “in esclusiva”.
“Per potervi creare a Parigi una situazione degna di voi, chiedo prezzi alti affinché il pubblico si abitui a pagare le vostre opere, un prezzo che vi permetta nel futuro di sistemarvi bene da noi, cosa che sarà possibile quando avrò venduto qualche quadro a dei prezzi buoni che serviranno di base per il futuro”…
De Chirico felice della collaborazione con il gallerista, per il quale ha grande considerazione, scrive:
“Molte grazie per le vostre buone lettere che sono per me di grande incoraggiamento. Vi assicuro che siete l’uomo che mi ha più incoraggiato. Scusate il tono della dichiarazione, vi proverò la mia riconoscenza anche quando sarò a Parigi facendovi un buon ritratto grande al naturale di voi o di un membro della vostra famiglia, se preferite, e vi prego di accettarlo come dono…. Credete Signor Rosenberg Ha tutta la mia devozione, la mia stima e la mia riconoscenza”..
Rosenberg, data la grave crisi economica, ritiene che solo i grandi patrimoni possano attraversare la tempesta finanziaria e quindi questa è la fetta di mercato alla quale ci si deve rivolgere. La produzione e la vendita dovranno essere organizzate razionalmente. Il mercato dell’arte è un vero “mercato” in cui i capitali investiti devono fruttare e non si possono correre dei rischi con comportamenti poco attenti.
“Due parole soltanto per pregarvi di non fare, nelle circostanze attuali, tele inferiori al calibro 30. A causa della grave crisi economica, i piccoli e medi amatori ai quali sono di solito destinati i quadri di piccole e medie dimensioni, saranno costretti a rinunciare a qualunque acquisto per ragioni finanziarie. Solo la clientela ricca potrà continuare. Ora quest’ultima non compra tele piccole. A giovedì prossimo. Cordialmente”.
L’artista, bisognoso di denaro non è disposto a procedere con la cura commerciale voluta da Rosenberg e vendendo quadri per proprio conto fa abbassare il prezzo delle opere. A questo punto, Rosenberg scrive con stizza a de Chirico:
“Avrei preferito essere “cornificato” apertamente piuttosto che esserlo di nascosto.
Ciononostante, poiché a ogni storia deve seguire una morale, vi comunico che resto libero da qualsiasi impegno nei vostri confronti sia per il presente sia per l’avvenire e d’ora in poi non vi comprerò che dei quadri che vi avrò ordinato e la cui realizzazione mi soddisfa completamente. Credo sia meglio che lavoriamo in questo modo perché così, ognuno libero delle proprie azioni, non avremo più motivo di discussione, perché qualsiasi altro sistema non resisterebbe alle ingiunzioni della vostra natura, più forti della vostra volontà”.
La storia ci insegna che “art is money” e poiché come diceva Rosenberg “ogni storia deve avere una sua morale”, dobbiamo sapere che acquistare opere d’arte è considerato oggi un investimento finanziario. La raccolta di informazioni è la base di ogni investimento e oggi, Artnet, è consultabile e ci propone tutti i prezzi pagati per le opere nelle varie aste. Questo ha probabilmente spesso influenzato il tipo di arte che l’artista crea. In inglese vi è un termine coniato per la condotta di molti galleristi: “specullectors”, a metà “speculetors” e a metà “collectors”.