Abbiamo veramente bisogno di tutto ciò che ci propongono?
Sarà capitato anche a voi di sentirvi a volte un po’ presi in giro: a me capita spesso in occasione di qualche fresca innovazione tecnologica talmente, appunto, innovativa, che non appare così lampante e scontata l’utilità della sua applicazione.
Bene, c’è una buona notizia: sempre più spesso, la pratica utilità dell’ultimo ritrovato tecnologicamente all’avanguardia, non esiste.
La nostra vita, nell’ultimo secolo è divenuta esageratamente più facile, meno faticosa, direi forse troppo aiutata da mille applicazioni tecnologiche: pensiamo alla lavatrice, al PC, la radio e la televisione, il telefono fisso e quello mobile, per citare solo le più semplici, quelle a portata di tutti, possedute dalla maggioranza della popolazione occidentale..
Nel contempo, ci siamo resi conto tutti che la tecnologia in campo informatico ed elettronico è molto più avanzata rispetto alle nostre necessità pratiche. La velocità dell’innovazione è decisamente maggiore rispetto alla nostra capacità di assorbimento. Parlo di comuni mortali, tutti noi dotati di strumentazioni che ci appaiono, oggi, assolutamente necessarie per lo svolgimento delle nostre attività quotidiane, (non chiediamoci, per pietà nei nostri stessi confronti, come facevamo fino a ieri, non arrampichiamoci sugli specchi per trovare risposte sensate che non esistono: facevamo eccome….).
Bene, se la potenza è nulla senza controllo, teniamo presente che l’innovazione tecnologica è niente senza il marketing che proprio in questo frangente entra in gioco con le sue tecniche “pull – push” che ci inducono all’acquisto facendoci desiderare il possesso di cose non solo platealmente voluttuarie, – questo passi, noi e le nostre case ne siamo pluri accessoriati -, ma anche del tutto inutili ed inefficaci. Spesso si crea l’aspettativa sul nulla. Nel breve periodo (3-6 mesi) le innovazioni realmente rivoluzionarie sono quasi nulle. Nello stesso breve periodo la sollecitazione creata dal marketing nella domanda, cioè in noi, raggiunge tassi altissimi. Di esempi ne abbiamo davanti agli occhi migliaia. Due fra tutti, per me paradossali, ma a voi il giudizio. Una famosa marca giapponese ha creato una vaporiera cuoci-riso che si può attivare con un’app di un telefono cellulare.
I cuoci riso tecnologicamente avanzati
Con un chip integrato, la vaporiera riconosce tramite il messaggio del cellulare il tipo di riso che deve cuocere, il tempo di cottura etc. Ho pensato: fantastico, il giapponese di turno, o la manager italiana appassionata di sushi possono organizzare la cena in remoto mentre lavorano a kilometri di distanza. NO: perché l’app funziona solo se “fisicamente” il cellulare tocca la vaporiera. E allora? Qualcuno può spiegarmi l’utilità di stare fisicamente davanti ad una vaporiera e invece di toccare il tasto per attivarla dopo averci messo dentro il riso, la faccio “baciare” dall’I-Phone?
Se già con il cellulare si può accendere in remoto il riscaldamento di casa in montagna mentre sei per strada sotto la tormenta, e volendo fai anche partire la lavatrice all’orario che desideri mentre stai facendo altro dove ti pare, allora il riso fatemelo cuocere quando voglio e da dove voglio perché se ci devo stare davanti, francamente, di questa tecnologia ne faccio volentieri a meno.
Ma questo è nulla rispetto allo snowboard con Ipad incorporato sulla parte superiore. Pensare a quante volte capita che in coda alla seggiovia ti passino allegramente con le code sugli sci nuovi……Attendo commenti sulla sconvolgente utilità di questo gadget mentre si scende velocemente a valle.. Ah, lo avete già comprato? Allora scrivetemi una email. Sono molto, molto curiosa.