Il 6 agosto 2012, il rover Curiosity, veicolo della missione americana Mars Science Laboratory (MSL) si è posato sulla superficie del pianeta rosso, nel mezzo del Cratere Gale. Per due anni terrestri, il più grande veicolo mai spedito su Marte raccoglierà dati e immagini. Quattro volte più pesante dei due veicoli rovers gemelli Spirit e Opportunity, robot semoventi del peso totale di 1063 chilogrammi, lanciati nel 2004, esso contiene equipaggiamenti il cui peso non è meno di 80 chilogrammi: l’album di immagini che ne deriverà sarà estremamente prezioso per la comunità scientifica. Lo strumento di nuova generazione ChemCam (Chemistry & Camera) studierà la chimica delle rocce e del suolo marziano. Esso utilizzerà “l’analisi spettroscopica indotta per ablazione laser”, una tecnica innovativa che consente di selezionare le rocce più interessanti in un raggio di sette metri attorno al rover. Allorché ChemCam entrerà in azione, un potente raggio laser diretto sul bersaglio vaporizzerà la roccia, generando un plasma. La luce emessa da quest’ultimo verrà decomposta in componenti separati e lo spettro che ne risulterà verrà analizzato per rivelare i diversi elementi chimici presenti. Un’altra strumentazione innovativa è la SAM GC (SAMple Gas Cromatograph), una suite strumentale complessa il cui scopo è l’analisi in situ del suolo superficiale e del prossimo sottosuolo del pianeta. Lo strumento è dotato di 6 colonne allo scopo di analizzare simultaneamente una grande varietà di laser componenti, organici o non; uno spettrometro di massa e uno spettrometro laser assicurano un’identificazione completa. In tal modo, la SAM farà conoscere meglio l’atmosfera (gas nobili, metano, vapor d’acqua) e i minerali (ricerca di carbonati, argille, molecole organiche complesse). Attualmente ignoriamo cosa troverà, ma sappiamo bene cosa cercherà: gli indicatori sul meccanismo di “costruzione” dei primi sistemi viventi. Marte, insieme alla Luna, è il pianeta che a tutt’oggi ha ricevuto il numero più grande di missioni (14, compresa l’attuale). Ognuna di esse ha rivelato, ogni volta, qualcosa di nuovo sui segreti del pianeta rosso, pur tuttavia rimane la domanda principale: ha supportato la vita? La scoperta decisiva avvenne nella decima missione (Mars Express, 2003, veicolo spaziale Beagle 2, primo orbitante europeo). Lo strumento OMEGA, incaricato di studiare la composizione mineralogica del pianeta scoprìl’esistenza di minerali molto particolari, particolarmente delle argille, nella regione Marwth Vallis, indicando che 3,9 – 3,8 miliardi di anni orsono vi fu un’epoca nella quale l’acqua era liquida, abbondante e presente in superficie. La scoperta di tali argille ha mostrato che il clima marziano era caldo e umido, con possibile emergere della vita, ma soprattutto che tale clima cambiò durante uno stadio relativamente primario. Il cratere Gale è stato scelto, appunto, come luogo di posizionamento a causa della presenza di argille. La scoperta di queste ultime ha aperto una finestra sulla storia antichissima di Marte. Di fatto, essa è così antica da possedere interesse per l’intero Sistema Solare e – in particolare – per la Terra, ove non abbiamo alcuna vestigia che indichi quali fossero le condizioni allorché vi apparve la vita. Esplorando tali antichi terreni argillosi, le missioni marziane, paradossalmente, ci offriranno un nuovo sguardo sulla storia del nostro Pianeta.
Articolo di Gian Carlo Ruggeri – Autore ospite de La Lampadina