Durante la sua vita, l’uomo è esposto a situazioni ambientali diverse tra loro. Fra i parametri meteorologici cui egli è sottoposto, figurano la temperatura, l’umidità, la pressione atmosferica e il vento, con le loro variazioni spesso intense. La scienza che studia le influenze dell’atmosfera sull’uomo è la Meteorologia medica, un mixing di Fisica, Chimica, Climatologia, Meteorologia, Statistica, Fisiologia e Medicina.
Già nell’antica Grecia, sia Aristotele che Ippocrate (400 a.C.), avevano intuito che i fenomeni climatici e meteorologici esercitavano una notevole influenza sull’uomo. Durante il XXI secolo, soprattutto in relazione ai progressi effettuati nelle scienze succitate, la Meteorologia medica è assurta a tutti gli effetti a Scienza naturale.
Il tempo, quindi, esercita una profonda influenza sulla salute umana, sul comportamento e il benessere. E’ stato dimostrato che esso è associato a variazioni di natalità, a epidemie di polmonite, d’influenza, di bronchiti ed è altresì correlato ad altri effetti morbosi relativi alla concentrazione di pollini e di elementi inquinanti.
Prendiamo ad esempio la pressione atmosferica: assumendo un valore medio della superficie corporea di 1,85 m2, la forza esercitata dall’atmosfera su tale corpo è di 18,5 tonnellate: esso verrebbe distrutto se tale entità non fosse controbilanciata dalla pressione dei fluidi presenti al suo interno; entro certi limiti, però: la pressione dell’aria inferiore a 760 mm di mercurio (Hg)(1013,25 hPa), influisce significativamente sulla pressione intercranica, sulla pressione arteriosa e sulla temperatura corporea.
Come reagisce l’uomo “normale” quando, ad esempio, il barometro registra in breve tempo una diminuzione compresa tra 7 – 8 mm Hg (9,3 – 10,6 hPa)? Un abbassamento di pressione causa vari tipi di omissioni, di distrazioni, di lapsus, come se diminuisse il controllo di sé: si diventa irritabili, si cerchiano gli occhi, il viso è teso, si accusa cefalea, edemi dei tessuti, si gonfiano le articolazioni, l’attenzione è meno pronta, si avverte nausea, i riflessi sono meno pronti, i rumori più tenui divengono insopportabili… Allorché il barometro sale, tutto si attenua o passa. E’ accaduto che due forze contrapposte si fronteggiano in noi. L’iperteso, ad esempio, dovrà sforzarsi per equilibrare la pressione esterna e la sua tensione aumenterà sensibilmente; l’ipoteso, già stanco, si esaurirà nello sforzo e accuserà un’ulteriore diminuzione di pressione. Ma, attenzione: il sentirsi tristi in una giornata tediosa, di cielo coperto, non vuol dire che si soffra di meteoropatie; potrebbe trattarsi di un episodio ansioso o di un problema contingente.
Esiste un buon test per riconoscere se si fosse meteoropatici. Eccolo: in una stanza con temperatura media (circa 20/21°C), misurate il calore della mano, stringendo nel palmo un termometro digitale. Il valore normale della temperatura sarà compreso tra 32°-34°; successivamente, stringete nella stessa mano, per circa 2 minuti, una formella ghiacciata (particolarmente adatte quelle usate per le borse-frigo o per fini sportivi). Dopo questo arco di tempo, la temperatura misurata deve trovarsi a circa 22°-24°. Ora, misurate ogni minuto la temperatura del palmo della mano e verificate il tempo necessario per tornare ai 32°-34° iniziali. Al di sotto di 6 minuti, ci si trova nella normalità; tra 6 – 10 minuti si è “meteorosensibili”; oltre 10 minuti si parla di vera e propria “meteoropatia”.
Buona verifica!
Articolo di Gian Carlo Ruggeri, Autore Ospite de La lampadina