Per capire il vasto mondo dell’arte contemporanea bisogna sapere che si è creato oggi un vero e proprio sistema che mette insieme competenze e ruoli di diversi operatori altamente specializzati.
Gli elementi di questo sistema, ben orchestrato, sono gli artisti, le gallerie pubbliche e private, le istituzioni culturali, i musei di arte moderna contemporanea, i collezionisti, le fondazioni, i manager, curatori, critici, le riviste di settore, le rassegne e le fiere.
A differenza delle rassegne (biennali, triennali, quadriennali etc.), dove viene consacrato l’aspetto culturale del lavoro di un’artista e dove la scelta delle opere viene sviluppata intorno a un tema deciso da uno o più curatori, nelle fiere si pensa essenzialmente all’aspetto commerciale. Ogni galleria affitta uno stand dove espone una selezione di opere degli artisti che rappresenta, dando la possibilità a un pubblico di esperti e di curiosi di avere, in un’unica visita, un riassunto del panorama delle varie tendenze proposte dal mercato dell’arte in quel momento.
La fiera più importante, ancora oggi, internazionalmente, è quella di Basilea (Art Basel) con le sue trecento gallerie selezionate da un spietatissimo comitato. A seguire, ogni mese, si offre al pubblico degli appassionati, una serie infinita di eventi. A Colonia (Art Cologne), a Miami (Art Basel Miami), a Madrid (Arco), a Londra (Frieze), a Parigi (Fiac) e in tante altre città vicine o lontane, spostandosi sempre di più in zone non europee, su altri continenti, dal Sud America all’Asia, passando per Dubai, per avvicinare i nuovi mercati nutriti da una economia in grande espansione.
Per quanto riguarda il mercato italiano, il primo appuntamento è quello di Bologna (Art First) alla fine di gennaio, a seguire nel mese di aprile Milano (Miart), per concludere ai primi di novembre con quella di Torino (Artissima).
In concomitanza con le fiere maggiori si sono anche sviluppate delle piccole manifestazioni parallele dove si riuniscono le gallerie che non sono state ammesse a esporre nella fiera principale e dove spesso si trovano opere meno costose ma non meno interessanti. Setup Art Fair a Bologna, The Others (Torino), Just Mad (Madrid), Liste e Volta (Basilea), Sunday e Zoo (Londra), Slick (Bruxelles), Pulse (New York) e molte altre.
La base comunque del mercato primario, dove conoscere i nuovi artisti o il nuovo lavoro di artisti già conosciuti, è rappresentata dalle gallerie la cui importanza dipende dalla scelta di quelli con cui hanno stabilito un rapporto di fiducia. La qualità dell’opera diventa l’elemento primario e decisivo. Promuovono le opere con marketing professionale, gli indicano come muoversi nel mondo dell’arte, stabiliscono le quotazioni e tanti altri aspetti: dalla produzione delle opere, dove l’artista guarda al mondo della ricerca e della sperimentazione, all’organizzazione delle mostre. La galleria garantisce al collezionista una scelta sicura fra le opere di un artista, servendo di riferimento e garanzia e permettendogli così, un domani, di rivendere i propri acquisti. Molto spesso il successo di una galleria è andata di pari passo con il successo di uno o di un gruppo di artisti.
Oggi, comunque, il lavoro del gallerista deve essere concepito in modo nuovo: vendere il lavoro di un artista significa non solo imporlo sul mercato ma fare proposte culturali di qualità, spingere verso la ricerca, aprire a un collezionismo giovane, nuovo, che riesce a comprendere la realtà in cui viviamo (Fortunato d’Amico su “La Stampa.it).
Infine c’è anche una parte del mercato, quello basato sull’attrazione del brand cioè su quello che bisogna possedere per costituirsi una collezione che confermi uno status sociale, dove certe gallerie fanno prevalere essenzialmente dinamiche economiche. Per soddisfare le legge del mercato l’artista diventa imprenditore, diventa operatore economico creando prodotti per un mercato d’elite all’insegna spesso della spettacolarità e del conformismo estetico. L’opera diviene un prodotto di consumo e la sua diffusione risponde a una sofisticata strategia di vendita che testimonia però della più completa disillusione su ciò che tradizionalmente era lo schema di valori dell’arte.
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