ABBIAMO OSPITI – CURIOSITA’: la quaremma

Articolo di Susanna Sangiovanni – Autore Ospite de La Lampadina

Il quaranta è un numero simbolico spesso presente nelle Sacre Scritture, che indica una “compiutezza”. Il diluvio universale durò 40 giorni e 40 notti; gli Ebrei impiegarono 40 anni per fuggire dall’Egitto, dove erano tenuti prigionieri, e raggiungere la Terra Promessa, la Palestina; Mosè stette 40 giorni sul Monte Sinai prima di ricevere da Dio i dieci Comandamenti; Gesù Cristo, prima di iniziare la sua predicazione, stette 40 giorni nel deserto; furono 40 le ore che trascorsero dalla morte di Gesù Cristo, il venerdì, alla sua Resurrezione; le donne dovevano purificarsi per 40 giorni dopo il parto.

Con l’avvento del Cristianesimo, la moglie del Carnevale diventa la Quaresima, il periodo di 40 giorni che precede la Pasqua, periodo di penitenza e di sacrifici. Questo numero è anche presente nella tradizione laica: per esempio, Ali Babà e i 40 ladroni; quarantena (isolamento forzato, della durata di almeno 40 giorni, per limitare la diffusione di malattie infettive o altro stato pericoloso); quarantore (nella liturgia cattolica l’adorazione del Sacramento che rimane esposto ai fedeli, in determinate ricorrenze, per la durata di quaranta ore consecutive), “quarantale” (nell’antico gergo salentino sta ad indicare una misura agraria)

La “Quaremma” compariva sulle terrazze delle abitazioni e sui pali della luce elettrica o appesa ai crocicchi delle strade, il mercoledì delle Ceneri, quando ormai le festività carnevalesche erano finite. Veniva comunque sempre collocata in posizione ben visibile, in modo che tutti, guardandola, fossero spinti alla penitenza e al sacrificio, propri della Quaresima.

Si trattava di un pupazzo di paglia con le sembianze di una strega, brutta, vecchia, vestita a lutto per la morte del carnevale, il capo coperto dal fazzoletto nero. Ai suoi piedi o all’altezza della cintola aveva un’arancia selvatica, una “marangia”, che con il suo sapore acre rappresenta la sofferenza, nella quale erano conficcate sette penne, che scandivano le sette settimane che intercorrono, dal mercoledì delle Ceneri alla domenica di Pasqua.

Il suo aspetto truce, non curato, era un modo per esorcizzare la paura delle carestie, molto frequenti nei mesi di marzo e aprile, della morte, delle malattie Ogni settimana che passava, le veniva tolta una penna. Alla fine, il mezzogiorno del Sabato Santo, ciò che era rimasto del pupazzo veniva bruciato o semplicemente distrutto tra le grida e il divertimento dei presenti: la penitenza era finita, via libera ai banchetti e al divertimento.

Susanna Sangiovanni

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Alessandro
2 Giugno 2013 19:01

Molto carino e interessante, grazie mille, non avevo mai fatto caso a tutte queste combinazioni di “Quaranta” ma in effetti sono davvero tante.

Lilia Leoni Meluzzi
1 Giugno 2013 12:53

Articolo curioso e ben documentato
Mi piacerebbe sapere dove sono esposte le ” Quaremma ” Forse ho letto in fretta ma non ho capito in quale regione e in quali citta’ o paesi.
Grazie

Susanna Sangiovanni
Reply to  Lilia Leoni Meluzzi
8 Giugno 2013 13:05

Ciao Lilia ! La Quaremma fa parte delle tante tradizioni salentine , particolarmente sentite e condivise durante le feste religiose . Nella città di Lecce non si vedono più le Quaremme , ma la tradizione è ancora viva nella zona di Gallipoli, Aradeo , Alliste , Taviano . Mi fa piacere che ti sia piaciuto , grazie
Susanna