ATTUALITA’: privacy: ma come ne usciamo?

 

Un periodo questo in cui se ne parla troppo o troppo poco, se penso agli Stati uniti e allo schock delle Torri gemelle non vedo perché non debbano essere attentamente passati al setaccio email, messaggi o altro che in qualche modo possano rivelare informazioni basilari per la sicurezza di tutti. Leggo che sono migliaia i morti evitati per delle fughe di notizie, i controlli effettuati e altro: forse valgono la nostra vita..
Tuttavia mi ha lasciato perplesso leggere qualche giorno fa una strana storia che certo “ce la dice lunga” sul concetto di privacy e sul come cambiano i rapporti tra cliente e fornitore.
Il signor Brown (nome di fantasia) vive negli Stati Uniti, vita normale: marito, moglie e figli, una famiglia molto unita. Tutte le mattine, riceve la posta e come d’abitudine, la apre quasi meccanicamente, senza guardare neanche a chi è indirizzata, in genere sono conti da pagare, estratti conti, pubblicità, etc… Quel giorno però la lettera appena aperta, porta l’intestazione “Target”, una delle catene di distribuzione più importanti degli Stati Uniti. La scorre con attenzione e….: “…la direzione della Target le fa le più vive congratulazione per la prossima nascita”. Il signor Brown incredulo legge l’intestazione della lettera e vede che è indirizzata a Sua figlia. Certo dell’errore madornale, si accinge a scrivere alla direzione della società una forte nota di protesta. Ne parla però prima alla figlia, la quale gli confessa che qualche giorno prima aveva fatto un test di gravidanza e che era positivo.
La notizia è forse banale ma fa capire come la mancanza di privacy a ogni livello cambia il rapporto tra cliente e venditore mettendo il venditore nella posizione di conoscere le esigenze, lo stato anche finanziario o altro, di ogni cliente e prima che questi ne sia consapevole. Fino ad oggi il presupposto era che il consumatore riuscisse a tenere per sè notizie anche riservate e queste arrivassero al venditore solo quando necessario..
Pensate di andare in banca per chiedere un prestito o un mutuo, la banca saprà meglio di Voi, se siete in grado di pagare le rate e la volontà di farlo, perché conoscerà integralmente la vostra storia e il vostro curriculum. L’assicurazione, poi, avrà a disposizione ogni dato sulla vostra salute, dalla scarlattina da piccolo, al primo figlio e tutto il resto relativo al Vostro stato e quindi potrà stabilire, correttamente, l’importo del premio per ogni tipo di copertura assicurativa.
Tutto questo sembra sia possibile negli Stati Uniti ma come? La catena Target, così come ogni altro gruppo finanziario commerciale industriale, considera della massima importanza la raccolta di informazioni sui propri clienti e lo fanno da anni accumulando una vasta nozione sui comportamenti delle masse. Come? Non è cosi difficile come sembrerebbe, basta consegnare al cliente una fidelity card, una carta premio, una carta di credito con impresso un codice preciso (ID card) e dove viene riportato nome, indirizzo di casa e email. Ogni acquisto effettuato sarà automaticamente inserito sotto ciascun codice e indicato, come il tipo di pagamento, il giorno, l’ora ed anche tutte quelle informazioni ottenute per contatti via internet. Tutti dati così ottenuti, e gli altri ottenibili dagli uffici pubblici formano un pacchetto informativo incredibile che però avrebbe poco significato se non intervenisse un’agguerrita equipe di analisti, definiti Guest Marketing Analysts, che studiano ogni informazioni per l’esatta catalogazione di ciascun cliente e per ogni istante del suo periodo di vita.
E qui veniamo alla nostra ragazza incinta. Tra gli eventi della vita, nessuno è più importante quanto l’arrivo di un bambino. In quel momento, le abitudini dei nuovi genitori sono più flessibili rispetto a qualsiasi altro momento. Se le aziende riescono a identificare i clienti in stato di gravidanza, possono guadagnare milioni con le promozioni e offerte inviate per tempo.
Ma come identificare i clienti in stato di gravidanza? E qui interviene il guest analyst che analizzando le abitudini di shopping e il relativo cambiamento con l’avvicinarsi della data di scadenza riesce a stabilire con una certa previsione la data del parto. Il Guest analyst riesce ad identificare circa 25 prodotti che, gli permettono di seguire il periodo di gestazione di ogni cliente e stabilire una data presunta per il parto. ad esempio, molti comprano lozioni, ma le donne incinte ne comprano grandi quantità di tipo non profumato intorno all’inizio del secondo trimestre. O anche, nelle prime 20 settimane, le donne in gravidanza acquistano integratori come calcio, magnesio e zinco. Infine quando qualcuno inizia improvvisamente ad acquistare molto sapone profumato, grandi confezioni di ovatta, oltre a disinfettanti per le mani e da bagno, ammorbidenti per la pelle o altre cose per i nascituri si è praticamente alla nascita del bambino.
Parametri simili possono essere identificati per altre mille necessità, ma quali saranno le conseguenze di questo cambiamento del rapporto cliente fornitore? Forse ci manderanno i prodotti direttamente a casa interpretando le nostre esigenze, magari addebitandoci direttamente i costi sul nostro conto corrente?
Forse qua da noi possiamo stare tranquilli…. ancora per qualche anno.

Carlo Verga

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4 Commenti
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1 Agosto 2013 18:43

Privacy? non drammatizziamo. Sono solo ricerche di mercato invadenti certo, ma ci invitano a riflettere sul consumismo e compagnia bella- cose che sappiamo-
la vita, quella vera di ognuno, resta comunque doppiamente privata sia per le difese che sapremo e già sappiamo operare dall’onda montante dalle prigionia global-seiali, sia perchè per sua natura l’esistere di ognuno sia per se stesso che in relazione agli altri permane come unico evento,da costantemente capire,difendere e rinnovare-

Alessandro
30 Luglio 2013 18:56

butto giù tutto d’un fiato!
aggiungo due considerazioni che ci portano da una parte al nostro “special guest” e dall’altra al bisogno di sicurezza.
Tutte le aziende oggi più che mai sono schiacciate dalla crisi e per poter mantenere la loro capacità concorrenziale devono in qualche modo distinguersi e molte lo fanno attraverso politiche di marketing “tailor made”. Proprio così bisogna poter avere la possibilità di cucire addosso al proprio cliente il giusto prodotto/servizio come se fosse un vestito su misura.
Ma da che mondo a che mondo il bravo venditore è quello che prima ti lascia parlare e capisce quali sono i tuoi bisogni dopodiché ti propina la migliore soluzione (per lui): portato all’esasperazione questo concetto quotidianamente ci sono soggetti che “sniffano” la rete per capire quali siano le abitudini (e di conseguenza) i bisogni dei loro potenziali cunsumer! E oggi sul web se ne trovano veramente tante di informazioni e se poi uno è un professionista- cioè un analista , cioè qualcuno che applica modelli matematici di analisi – allora il gioco è fatto.
E il bello è che tutti noi (pochissimi esclusi!) tutti i giorni rilasciamo montagne di informazioni (i cosiddetti “big data” di cui avete sentito tanto parlare) sui social network, nei programmi di loyalty e quando distrattamente firmiamo quei modulini privacy che ci vengono frettolosamente propinati (perché è un obbligo di legge!) magari non ci rendiamo neanche conto che stiamo autorizzando la trasmissione di tutti quei dati ai cosiddetti “terzi” e la frittata è fatta. Perché attraverso gli acquisti in un certo supermercato si può capire quale possa essere appunto lo stato di salute (attenzione parliamo di dati sensibili in questo caso per la legge della Privacy italiana! quindi protette in modo più forte) ma se c’è il consenso ebbene quella informazione può passare dalle mani del supermercato a quelle di una casa farmaceutica che magari ti invia a casa i propri prodotti per provarli!
Ci deve essere però il consenso dell’interessato per la legge italiana (D.Lgs. 196/03) e può essere revocato – per iscritto – in qualunque momento anche con la richiesta di cancellazione totale di tutti i dati conservati.
Seconda breve considerazione sul bisogno di sicurezza: le informazioni che possiamo recuperare in maniera lecita dalle cosiddette fonti aperte ci consentono in qualche modo di proteggerci in questo mondo tanto strano ormai. Ecco che non mi stupirei se qualche giovane genitore invece che sbirciare dalla finestra di casa per vedere che faccia ha il fidanzatino della propria figlioletta, ebbene si dilettasse a “googhelare” il suo nome per vedere il suo profilo su face book, magari scoprendo cose inenarrabili sul profilo del ragazzo (altro che sbirciatina dalla finestra!).
Pensate più in grande ed invece che immaginare da una parte un genitore che vuole avere informazioni nell’interesse dalla propria figlioletta sul suo fidanzato ebbene immaginate che dall’altra ci sia uno Stato che nell’interesse di mantenere la pace e la sicurezza nazionale si protegga da potenti organizzazioni terroristiche: ebbene da buon padre di famiglia io sono molto contento che qualcuno possa vegliare sulla mia sicurezza e che possa pure leggere questo mio post sulla Lampadina se questo potrà garantire la pace e la sicurezza anche per i miei figli!

30 Luglio 2013 18:49

Aggirare la Privacy è un gioco da bambini. O per meglio dire da matematici. Gli “Analizzatori” devono avvalersi di quella matematica che va sotto il nome di Ricerca Operativa. Anzi, ogni applicazione affina la teoria. Quindi non bisogna demonizzare il grimaldello della privacy, perché esso contribuisce al sapere e allo sviluppo della Scienza. A questo siamo arrivati. In fondo era logico. Ciò che si fa uscire dalla porta rientra dalla finestra. E siccome entrare dalla finestra è più difficile, i cervelli si aguzzano. Ma non tutto è perduto. Quando i cervelli si aguzzano si hanno ricadute virtuose in campi inaspettati. Saluti e Auguri!
Alberto

Marguerite de Merode
30 Luglio 2013 18:41

Tutto questo mi fa un bel pò ribrezzo! E pensare che non sono affatto un ossessa della privacy! Viene voglia di andare a vivere in campagna…. Lontano da tutto…Ci si farebbe??