Articolo di Marina Patriarca – Autore Ospite de La Lampadina
“L’arte per me oggi è libertà e responsabilità.”- Cosi dice Michelangelo Pistoletto, e questa responsabilità è un fatto pubblico, per nulla privato.”
A lui, va adesso il premium Imperiale per la pittura 2013, il Nobel dell’Arte che ogni anno da 25 anni la Japan Art Association assegna a cinque artisti viventi per altrettante discipline. (A Pistoletto si aggiungono Antony Gormley per la scultura, David Chipperfield per l’architettura, Placido Domingo per la musica e Francis Ford Coppola per il teatro cinema.) Il premio sarà consegnato il 16 ottobre a Tokyo dal principe Masahito Hitachi fratello dell’Imperatore.
E’ capitata a me, anni fa al centro d’Art Contemporain di Ginevra (allora diretto da Adelina Von Furstemberg) una lunga intervista con Michelangelo Pistoletto per la Tribune de Gènéve, che offriva un inserto: La Tribune des Arts. Ero appena agli inizi di anni futuri come inviato corrispondente dall’Italia. Le mie titubanze sull’esito del colloquio, ero allora agli inizi come critica d’arte, si sono sciolte in un baleno, il Pistoletto di quegli anni aveva la foga delle tendenze di quegli anni presaghi delle diverse linee del New Dada americano con tutte le caratteristiche di quella che, con riferimento al teatro di Crotowski si definì in seguito come “Arte povera” (sembra che il primo a chiamarlo così fosse G. Celant).
Ricordo adesso quell’intervista intorno alle enormi statue di polistirolo come una forte ed improvvisa intuizione sull’arte concettuale che continua oggi a proiettarsi sulla piazza contemporanea. Il nostro colloquio avveniva in mezzo a voluminose statue bianchissime e leggere che facevano sapientemente il verso a tutta l’arte accademica. E lui, con la chioma di allora e con la sicurezza di un accento torinese pertinente, sicuro, garbatissimo pur se un poco logorroico, aveva i capelli scapigliati di quel momento e più che una certa allure da odierno “grillino” ricordava il grillo parlante, mi scuso per il termine, sia per l’artista che per i grillini in genere, era tanto assertivo e sicuro da sollevarmi dall’incarico non sempre facile di fare accurata critica sul suo lavoro. Sublimazione del forte interesse di una ispirazione sicura. Così ho pensato e così era in quegli anni nei quali erano molti gli artisti che propendevano a tutt’altri toni: ermetici o torturati.
A proposito dei celebri quadri specchianti di Pistoletto lui afferma che “tutti gli elementi del quadro sono elementi così reali che il risultato non può essere un’ipotesi” Il risultato è vero” . E’ stato detto che lo spazio tranquillo di Pistolettto evoca oltre all’ambiguità delle situazioni che sono al centro del surrealismo, questo spazio rimanda a De Chirico e Magritte, maestri nel creare una atmosfera in cui il tempo è sospeso e gli spazi suggeriscono un sinistro senso di ansia.
A mano in mano nell’opera di Pistoletto sono intervenute le persone in carne ed ossa come ipotesi di comportamento. ..” Noi non lavoriamo per gli spettatori-lui dichiarava- siamo noi stessi attori e spettatori, fabbricanti e consumatori” così sono nati gli assemblaggi “Orchestra di stracci” e la sua celebre Venere in cemento rivestita di mica spiccante fra logori pezzi di stoffa. Il prestigioso riconoscimento della Japan Art Association, da molti ritenuto l’equivalente del Nobel delle Arti, ”E’ un riconoscimento e un incentivo insieme” – Così ringrazia Pistoletto intervenendo dopo l’annuncio dei vincitori all’Istituto di cultura giapponese a Roma. ”Sono felice di questo premio – spiega – perché mi viene riconosciuto quello che ho fatto, ma anche per l’opportunità che mi offre di diffondere quello che sto facendo e che farò nella categoria arte e società”.
Nato a Biella, da una famiglia di artisti, partito come restauratore e arrivato a esporre al Maxxi di Roma come al Louvre di Parigi o a interagire con artisti molto differenti, Pistoletto ha sempre voluto creare un’arte che s’impegnasse con il mondo, avvicinandosi al reale e affrontando anche temi scottanti, come appunto nella la sua celebre Venere che nel ’67 denunciava l’inquinamento nel mondo.
”All’inizio del mio lavoro – racconta – sono partito dall’idea che il mio autoritratto avrebbe potuto rivelarmi la mia identità, ma questa non poteva essere sufficiente senza sapere cosa esistesse intorno alla mia persona”
Scrive Argan che “Pistoletto è un europeo della vecchia scuola che ha letto Pirandello e Thomas Mann, Brecht (la simbologia come montatura scenica, Beckett (l’attesa dell’innominabile). Il processo a cui sottopone lo spettatore implicato, – dice sempre Argan – , è sicuramente quello dell’estraneazione. Quello in cui l’uomo europeo, allontanato dalla via maestra della storia, riconosce con amarezza il proprio destino.
In attesa del 16 ottobre a Tokyo per il conferimento del Nobel per la pittura, l’ottantenne Michelangelo di adesso lo vediamo oggi sul sito in una fotografia mentre ringrazia a Roma, lo scorso giugno all’Istituto Giapponese di cultura: si vede un composto signore in abito grigio scuro che ringrazia per questo prestigioso premio. Ha preso bene gli anni e non è davvero “vecchio” come si sente dire nel linguaggio-dialetto di certi circoli “sportivi”- Quella chioma disordinata e trionfante degli eterni artisti rompi-tradizioni, ci appare ovviamente ridotta, più domata o messa a regola, dal lavoro di anni, ed io non posso impedirmi appena un esiguo moto di orgoglio addirittura, per averlo avvicinato quando il ”successo” (che sappiamo essere anche e sopratutto il participio del verbo succedere) non era ancora così completamene successo.
Marina Patriarca