Gian Francesco Barbieri detto il “Guercino” per i suoi occhi non proprio allineati nasce a Cento nel Ducato di Ferrara nel febbraio del 1591.
Era persona molto precisa e teneva “il libro dei conti” dove annotava tutte le opere che gli venivano commissionate, il prezzo di vendita e persino le spese per gli acquisti dei colori, così gli storici dell’arte non hanno avuto problemi di attribuzione per i suoi lavori.
Dalla lista mancava un’opera “la Pala di Nonantola”, si conosceva tutta la sua storia, c’erano i bozzetti preparatori, ma se ne erano perse le tracce da quando era stata venduta da un antiquario a Roma verso il 1816 e l’opera purtroppo veniva dichiarata perduta.
L’opera rappresentava la Madonna con il bambino e i santi Rocco e Sebastiano ed era stata commissionata dal conte Antonio Maria Sartori, in ringraziamento della scampata peste nel 1634, si sapeva anche la sua misura che era di cm 175 x 294 e che era stata pagata 300 ducati.
La Pala era destinata ad un Oratorio e non è noto l’anno preciso della sua rimozione dall’altare ma è molto probabile che ciò avvenne alla fine del Settecento quando un discendente del Sartori, costretto a rifugiarsi all’estero e dovendo pagare enormi tasse ai francesi, fu costretto a vendere l’opera.
La ritroviamo quindi all’inizio dell’800 presso il modenese Antonio Boccolari e sappiamo anche che questo commissionò il restauro a Pietro Fabbri e che lo stesso comperò l’opera ma sappiamo anche che già nel 1805 prese la via di Roma.
A questo punto entra in scena il prof. Bruno Toscano che andando ad un matrimonio a Spoleto dove un grande quadro era stato messo dietro l’altare, inizia a pensare che questa opera gli ricorda qualcosa, passa del tempo e rivedendo gli scritti sul Guercino e i suoi disegni preparatori si convince che potrebbe essere la famosa pala.
Si mette in contatto con il prof. Emiliani all’epoca sovrintendente a Bologna e con Denis Mahon, il più grosso esperto del Guercino e tutti e due si precipitano a Spoleto a vedere l’opera. Grande entusiasmo ed emozione, anche se Mahon ha già compiuto i novanta!
Riconoscono subito la pala che hanno tanto cercato e si erano ormai rassegnati a mai vederla, è stato bello vedere come guardavano l’opera, come dei genitori che ritrovano un figlio!
Si ricostruisce la storia della Pala e analizzando i documenti dei proprietari si legge che in effetti era stata acquistata in quegli anni da un avo per abbellire la cappella del palazzo a Roma. Nel 1930 dovendolo abbattere e non avendo in programma di rifare una cappella, si sposta l’opera a Spoleto (vedi articolo sugli affreschi del Pannini, La lampadina n.10 – ottobre 2012).
Viene subito consigliato il restauro che avviene presso la COOBEC di Spoleto, importante per i restauri di molte opere non solo in Umbria, ma in tutta Italia e con alcune commesse, ultimamente anche in Spagna a Santiago.
I proprietari pronti a partire per il Ghetty Museum con i documenti dell’opera rimangono malissimo quando la stessa viene notificata dal Ministero dei Beni Culturali come opera di grande rilevanza e quindi non può uscire dall’Italia (scherzavo naturalmente!)
Se siete interessati a vedere la Pala, a visitare l’importante centro di restauro e a parlare con chi ha eseguito il lavoro e il papà della pala, potete chiedere alla “Lampadina” che organizzerà una visita
What date was this painting identified as the Guercino? You were present when Denis Mahon saw it? How fascinating. I shall watch out for dates of a trip to Spoleto to see the restoration.
Interessante articolo, ma perché non hai utilizzato la foto intera?