Direi che l’argomento sia certamente di attualità, dato il periodo… poichè parlo dell’ALBERO DI NATALE.
Lo spunto lo ho avuto da una di quelle immagini augurali che accompagnano le mail che ci scambiamo durante le feste: c’era un grande abete addobbato contornato da auguri scritti in tutte – no, tutte no, molte – lingue del mondo e nei particolari caratteri delle varie culture.
Sono stato attirato dagli auguri in ebraico. Mi incuriosiva come fossero espressi e se facessero riferimento alla piccola comunità cristiana di lingua ebraica o allo altrettanto piccolo gruppo degli ebrei-messianici (ebrei etnici che credono nella messianicità di Gesù pur non appartenendo ad alcuna delle “confessioni” cristiane).
La sorpresa è stata che l’augurio diceva: “Happy Hannukah”. Buona Hannukah!.
Ora per chi non è addentro a queste cose bisogna dire che Hannukah è una festa EBRAICA che nulla ha a che vedere con il nostro Natale: è la festa delle luci che commemora la riconsacrazione del tempio di Gerusalemme operata dai Maccabei dopo la profanazione di Antioco Epifane.
Questo mi ha indotto a fare una ricerca su internet per saperne qualcosa di più circa la tradizione di assumere un abete come simbolo della festa e sul quando e come questo simbolo fosse stato associato al Natale cristiano.
Quello che io già sapevo era che l’albero era originariamente un simbolo pagano nordico. Ho appreso qualcosa in più che ora metto in comune con voi.
La tradizione di assumere gli alberi come simbolo è molto antica:
A Roma, si onorava Attis, il dio amante – alcuni dicono figlio – di Cibele, dea della natura adornando l’abete sacro con oggetti votivi – cembali, piatti, fiasche.
In Grecia era dedicato alla dea lunare Artemide e se ne sventolavano rami con una pigna in punta.
In Egitto veniva considerato l’albero della Natività, pianta sotto cui era nato il dio di Biblos.
Nel calendario celtico era consacrato al giorno della nascita del Fanciullo divino: giorno supplementare che seguiva il solstizio d’inverno.
Da sempre, dunque l’abete è stato associato alla divinità e assunto come simbolo dell’immortalità (è sempreverde), asse del mondo che attraverso le radici fissate al suolo collega la terra al cielo cui protende le chiome, e unisce il cielo alla terra.
Facilmente comprensibile dunque come questi significati simbolici, presenti nelle religioni antiche, associati all’abete, abbiano potuto essere riferiti a Gesù, nel quale, secondo la dottrina cristiana (San Paolo lettera agli Efesini) tutte le cose del cielo e della terra sono ricapitolate.
Il primo abete/albero di Natale è stato realizzato, almeno così affermano loro, in Lettonia, a Riga nel 1510.
Fra i primi riferimenti storici alla tradizione, una cronaca di Brema del 1570 cita un albero decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta.
L’usanza entra nelle case nel XVII secolo ed agli inizi del secolo successivo è già pratica comune in tutte le città della Renania, ma pare confinato alle popolazioni germaniche.
La diffusione nel resto dell’Europa inizia con il Congresso di Vienna.
A Vienna l’albero di Natale apparve nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, ed in Francia nel 1840, introdotto dalla duchessa di Orleans.
In Italia la prima ad addobbare un albero di Natale fu la regina Margherita nella seconda metà dell’Ottocento al Quirinale; da lei la moda si diffuse in tutto il paese, ma ancora negli anni Cinquanta del secolo scorso era riservato solo ai ceti più abbienti e cosmopoliti.
L’uso decorativo di candeline risale al XVIII secolo (la prima notizia documentata in materia è già del 1662 ad Hannover), sostituite poi dalle lampadine a luce intermittente o fissa. Le palline sono state fabbricate per la prima volta nella seconda metà dell’Ottocento da produttori svizzeri e tedeschi. Originariamente erano in vetro soffiato e preziose (ancora ricordo il dramma quando se ne rompeva una), oggi sono in plastica e indistruttibili.
Comunemente l’ albero di Natale veniva considerato “protestante” e contrapposto al “presepe” cattolico. Lo sdoganamento “cattolico” del simbolo è stato sancito dal Papa Giovanni Paolo II che ha voluto che in occasione delle festività natalizie in Piazza San Pietro venisse eretto un maestoso albero di Natale – offerto ogni anno da una diversa regione.
Secondo il Guinness dei primati l’albero di Natale più grande del mondo lo realizzano a Gubbio sulle pendici del Monte Igino.
Dall’Europa l’albero di Natale si e’ diffuso negli Stati Uniti e in tutto il mondo.
Con la “globalizzazione”, l’abete decorato ha però cessato di avere un riferimento esplicito al Natale cristiano per tornare ad essere solo un simbolo generico di allegria e speranza, buono un po’ per tutto come testimoniato dalla cartolina di auguri che ho ricevuto.