CURIOSITA’: bottiglie in onda, bottiglie in rete

Articolo di  Elvira Amabile – Autore Ospite de La Lampadina. 

“Questa luna m’incanta…
mi ricorda il candore della tua pelle profumata,
il mare è cheto, la brezza m’accarezza il viso come le tue dita leggere…
non voglio pensare al domani…
oggi, stanotte ancora ti sento vicina alla mia anima
….per il momento addio mia amata………. tuo marito”

Siamo nel 1914. Il messaggio è di Thomas Hughes. Il giovane, sposo innamorato, naviga per il fronte. Dodici giorni dopo aver affidato al mare i suoi pensieri d’amore, custoditi dal vetro, muore in battaglia. Il messaggio fu trovato spiaggiato anni dopo e consegnato alla moglie ch’è vissuta fino al 1979.

I messaggi nelle bottiglie continuano a emozionare. Le storie che vi sono racchiuse sono infinite, struggenti come questa, oppure disperate come la richiesta d’aiuto d’un gruppo di profughi peruviani, alla deriva senza cibo ne’ acqua al largo di Costa Rica. “Help us please”: così recitava il messaggio. Fortunatamente raccolto in tempo, salvò le loro vite. Era il giugno del 2005.

Fra tanti casi mi ha colpito quello d’un bimbo dell’Ohio, Roger J. Clay, che affida alla corrente la sua piccola ingenua missiva, il 27 dicembre del 1984. Passano gli anni e Roger muore in un incidente stradale 9 giorni dopo il suo 21 compleanno, il 10 luglio 1998. La sua bottiglia fu trovata sulle rive dell’Ohio il 10 luglio del 2003. Aveva vagato per 19 anni e fu consegnata ai genitori che l’accolsero come un messaggio d’amore dall’aldilà. Certamente la coicidenza delle date è singolare, ed è consolante credere ad una qualche speciale magia.

Preziose informazioni in ogno caso sono state raccolte tramite questi strumenti galleggianti.

ll filosofo greco Teofrasto nel 310 avanti Cristo se ne serviva per studiare gli scambi di corrente tra Atlantico e Mediterraneo.

NL23 - bottiglie in onda - gli stappatori di Elisabetta ISe ne serviva Elisabetta d’Inghilterra, nel sedicesimo secolo. Per rafforzare il suo potere e quello della sua Marina ogni mezzo era valido. Oltre ai noti Corsari, disponeva di un gruppo di stappatori, Uncorker of Ocean Bottles, con l’incarico di raccogliere le bottiglie alle quali la flotta affidava importanti segreti strategici. Qualora un suddito fosse stato sorpreso ad aprire una di queste bottiglie rischiava l’impiccagione.

L’uso sistematico delle bottiglie galleggianti fu introdotto da Matthew Fontaine Maury, ufficiale della Marina Militare Statunitense, per lo studio delle correnti superficiali.

Il primo testo di oceanografia moderna fu pubblicato nel 1855 (La geografia fisica dei mari). Le tavole e le rotte indicate sono restate invariate fino al 1924. Su indicazione di Maury, le “drift bottles”, contenenti un messaggio indicante la posizione del rilascio e l’invito a segnalarne il ritrovamento, venivano lanciate a centinaia.

Il mito del messaggio in bottiglia ha attratto scrittori famosi come Jules Verne che nel 1868 scriveva “I figli del capitano Grant”.

Edgar Allan Poe nel 1831 aveva pubblicato il racconto “Il manoscritto trovato in una bottiglia”.

E’ di Sting&Police la supenda canzone “Message in a bottle”

Il cinema ovviamente non poteva sottrarsi, ed ecco apparire sullo schermo storie vere o immaginarie. Suggestiva quella narrata nel romantico film interpretato da Paul Neweman, “Le parole che non ti ho detto”.

Ma torniamo a oggi. Che succede con le nuove tecnologie?

I messaggi in bottiglia finiscono in …rete…internet, per intenderci. E viceversa. Qualcuno mette in bottiglia i messaggi che riceve via Web, affidandoli alle onde.

Roberto Rognoli, medico chirurgo di Termoli, www.messaggidalmare.com, pubblica su internet tutto quello che trova sulla spiaggia dopo averlo accuratamente fotografato, e di bottiglie ne esibisce tante, credetemi.

Una iniziativa simile la realizza un pescatore filosofo tunisino dal nome difficilissimo: Lihid Heb Mohosem.

Una scuola canadese ha portato alcuni ragazzi a intrecciare scambi epistolari con loro coetanei spagnoli. Questo esperimento didattico prevede l’uso combinato di messaggi tradizionali e internet, come Ocean Gram.

Nell’arcipelago delle Turks e Caicos, nell’Atlantico a sud della Florida, collaborando con il locale Museo del messaggio in bottiglia, le scuole hanno intrapreso un progetto per lo studio delle correnti che attraversano l’Oceano Atlantico. Si è previsto il rilascio di 300 bottiglie con materiale turistico sulle isole e presentazione dell’iniziativa.

Nel maggio del 2004 il museo marittimo di Ramsgate ha lanciato 50 bottiglie per vedere se raggiungono l’altro capo del mondo: le isole Chatham, che si trovano a 800 chilometri ad est della nuova Zelanda.

Ogni abitante di Ramsgate affida alla bottiglia un messaggio indirizzandolo ai cittadini di Chatham con l’invito a ributtarla in mare sperando che compia il giro del mondo addirittura e ritorni sulle coste inglesi. Alcune di queste bottiglie sono state corredate di un trasmettitore Gps, cellulare, batteria a ricarica solare per monitorarne la posizione in tempo reale.

In conclusione sogni romantici, ragioni scientifiche vengono ancora racchiusi e affidate a bottiglie sigillate da ceralacca. Continuando a correre sulle onde sono sempre bottiglie mezzo piene mai mezzo vuote.

Elvira Amabile

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2 Commenti
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Stefano Gentile
20 Dicembre 2013 19:36

Complimenti ad Elvira ! L’articolo è bellissimo.
P.S.1 Elvira è possibile che ci siamo conosciuti molti anni fa ad un ballo in maschera da Anna Apuzzo ? Se sei Tu , ancora più complimenti !
P.S.2 Per Te e per tutti gli amanti delle ” correnti marine ” consiglio lo straordinario incredibile viaggio di SHACKLETON in una misera scialuppa dall’isola dell’ elefante alla Georgia del sud , dopo un naufragio in Antartide
( Digitare Shackleton-you tube )Tutti sopravvissuti!!!

Elvira Amabile
Reply to  Stefano Gentile
15 Gennaio 2014 16:30

Scusa il ritardo nella risposta. Certamente ero io, e la cosa più singolare trattandosi di una appassionata del mare: ero travestita da …cozza. Carnevale ogni scherzo…
Leggerò il viaggio di Shackleton