Giornata pesante. Un po’ di cose risolte e tante che ancora frullano nella testa in attesa di soluzioni.. Non vedo l’ora di levarmi le scarpe e rilassarmi con un libro o un po’ di TV, buona musica. Finalmente in pace. La chiave ancora gira nelle toppa quando sento il telefono squillare all’interno. Entro di corsa inciampando, al buio urto contro il piede del tavolo e finalmente afferro il telefono: aspettavo notizie urgenti.
“Buonasera è la signora Laura?”
Il sentire il mio vero e mai usato nome mi fa drizzare le antenne: certo si tratta di seccature.
“Sono io chi parla?”
“E’ lei che si occupa della telefonia?”
“No (Vorrei rispondere) se ne occupa il mio Amministratore Delegato”
Invece
“Si “, rispondo seccata
“Sono Loredana della…….. le volevo dire che ci sono delle nuove offerte……”
“No grazie, non mi interessa”
“Ma non sa nemmeno di cosa le voglio parl…..”
“No grazie”
“Ma non vuole risparm…?”
“No grazie”
“Ma abbiamo eliminato il canone….”
“Grazie bravi, arrivederci”
Metto giù il telefono. Mi sento un po’ a disagio. Sono stata sgarbata. Ma quante volte accade? Per quante società che oramai hanno imparato a chiamare durante la siesta pomeridiana o non appena siamo rientrati dal lavoro ? Senza pietà. Offrono di tutto: vino, olio, viaggi, sconti, massaggi, lezioni. Inutile rispondere che, grazie, se abbiamo bisogno di qualcosa li cerchiamo noi.
Hanno l’abilità di arrivare sempre al momento sbagliato.
Ma d’altra parte…. riflettendo. In un periodo difficile per tanti ma tremendo per i giovani che cercano lavoro, essere arrivati ad un call center è per tanti un successo. Stipendio, posto di lavoro almeno per un po’.
Ma… come possono tornare a casa sereni e soddisfatti dopo una giornata in cui il novanta per cento dei chiamati ha buttato giù il telefono quasi subito, ha urlato “basta non se ne può più”, “smettetela di scocciare”, “vi denuncio”.
Una giornata così può causare una depressione terribile.
Non so se sia vero ma mi è stato detto che se gli impiegati dei call center parlano per un minimo di tot minuti vengono pagati , altrimenti….. no.
E allora per la loro e la nostra sopravvivenza io ora faccio così.
“Buonasera è la signora Laura?”
“Si” rispondo dolcemente avendo evitato al buio di scontrare contro il solito tavolo ed avendo finalmente acceso la luce e , dolcemente, poggio il telefono aperto sulla scrivania. Sento la voce di Loredana o Mauro o Franco che parlano, parlano, e mi allontano. Accendo la TV, apro il libro, accendo il fuoco per una tisana.
Dopo un po’ riafferro la cornetta. La voce ancora fa offerte favolose.
Dico “Ciao, grazie, arrivederci.”
Spero che abbia parlato quanto basta.
Il suo lavoro è salvo e la mia pace anche.
Sì è assolutamente vero quando squilla il telefono fisso una volta eravamo felici di sentirlo squillare, aspettandoci una voce amica, ora è sicuro che è solo un call center.. però seguirò il buon esempio d’ora in poi lascero’ parlare per almeno un minuto!
Molto Gandhi-style. Pieno di ammirazione. Ma il piacere di sbattere il telefono in faccia a una persona fastidiosa? Eterno conflitto tra il bene e il male….
I miei amici che spesso al Circolo assistono alle mie “risposte” alle telefonate in “televendita” mi danno del pazzo. Sì perchè io sto ad ascoltare ed appena posso faccio presente alla signorina che io sono per loro un cliente assolutamente non interessante perchè ho un cellulare di prima generazione, faccio poche telefonate al giorno, non navigo e non invio SMS. Spendo con Vodafone 10 euri al mese… a quel punto la signorina si arrende ma poi si sprofonda in ringraziamenti per la cortesia che le ho riservato. E questa è la parte più bella di tutta la telefonata !
Lalli sei favolosa riconosco i tuoi articoli dalla prima parola, riesci a capire sempre il lato giusto delle cose.
Seguirò il tuo esempio nel rispondere ai call center.
Oltretutto sei anche spiritosa complimenti
Carla Ciampa