ABBIAMO OSPITI – ROMA ANTICA: storiche vie d’acqua

Articolo di Elvira Amabile – Autore ospite de La Lampadina e collaboratrice storica dell’Associazione Marevivo

1 milione di metri cubi per 1 milione di abitanti: III sec. d.C. – 2 milioni di metri cubi per 4 milioni di abitanti: XXI sec. D.C.

Superbe e imponenti le arcate degli acquedotti nella campagna romana ci vengono incontro in ogni percorso a sud e a nord della città, caratterizzando ogni arrivo alla città eterna, dal treno, dal raccordo autostradale, dalle campagne circostanti. Maestose rovine, testimonianza di capacità organizzativa, inglobate talvolta in palazzi dall’avanzata inarrestabile,

Templi, piramidi, sculture, anfiteatri, città rupestri, necropoli testimoniano passaggio di popoli e culture. Tracce del passato che sempre emozionano i viaggiatori. Da rovine ammantate di misteri, affiorano usanze, riti, religioni che studiamo per scoprire ciò che le pietre non dicono. Fieri del nostro progresso, apprezziamo talvolta con condiscendenza le opere degli antichi, tuttavia l’ammirazione per la grandiosità e l’efficienza degli acquedotti romani ci sorprende tuttora.

Rileggiamo i commenti dei contemporanei dell’epoca.

“A tali costruzioni, necessarie per così ingenti quantità d’acque, oseresti paragonare le inutili piramidi d’Egitto, improduttive e tuttavia famose?” Così scriveva durante l’impero di Nerva, Frontino nominato “Curator aquarum”.

Strabone che era nato ad Amasea nel Ponto, aveva vissuto lungamente a Roma come geografo e storico dell’età augustea. Fortemente impressionato dalla straordinaria impalcatura di strade e acquedotti, ai suoi lettori di lingua greca si rivolge pressappoco in questi termini: “I Greci nel fondare le città tengono conto della bellezza dei luoghi, della fertilità della terra, delle risorse naturali e dei porti di approdo, con ciò ritenendo di aver risolto ogni problema. I Romani si pongono soprattutto il problema delle strade, degli acquedotti e delle fogne.”

Erano proprio gli acquedotti che impressionavano i Greci in visita a Roma. Fenici, Egizi, Greci avevano a cuore l’utilizzo dei flussi idrici e con grande attenzione si procuravano l’approvvigionamento per la sopravvivenza, ma mai con l’efficienza e la spettacolarità dei Romani. A Oplontis, presso Ercolano, è visibile un sistema di servizi igienici con acqua sempre corrente in una villa privata. Ipotizzabile che tale sistema fosse diffuso anche a Roma, in “agiate” case della città.

Sempre Strabone, narra che l’acqua arrivava a Roma in tale quantità che la città sembrava attraversata da un numero incredibile di fiumi.

NL29 - vie d'acqua - naumachia_augustoRoma, nel III-IV sec. d.C. disponeva di un milione di metri cubi d’acqua al giorno per soddisfare le esigenze di 1 milione di abitanti. Venivano alimentati: 11 grandi terme, 865 bagni pubblici, 15 ninfei, 2 naumachie e 1352 vasche e fontane. Le terme pubbliche, diffuse in tutto l’impero, assicuravano diffusamente igiene e salute.

Oggi la popolazione è quadruplicata, ma l’apporto dei moderni acquedotti è solo raddoppiato. Il raffronto è impressionante.

Dalle date di costruzione degli acquedotti si è potuto determinare che il numero degli abitanti di Roma dal 272 al 144 a.C. passò da 370.000 a 450.000. Con l’espansione dell’Impero aumenterà ancora.

Ma poi arrivarono i barbari. Nel 537 d.C. iniziò il declino. I Goti di Vitige assediarono la città tra la via Appia e la Latina. Posero le loro guarnigioni tra le arcate portanti la Marcia, Tepula, Iulia, Claudia e Aniene Nuovo. Tagliarono le condutture e ne murarono gli sbocchi verso le mura.

La cessazione del flusso idrico, interrotto per la prima volta dopo secoli, piegò inesorabilmente la città. Incuria, devastazioni, tossicità del piombo nelle tubature, determinarono l’abbandono progressivo degli acquedotti, di abitudini igieniche, e col degrado la diffusione di malattie.

Solo nel Rinascimento, per merito dei Pontefici, alcuni acquedotti furono restaurati e riattivati.

Pio V nel 1570 restaurò l’Acqua Virgo, che alimenta Fontana di Trevi. Papa Sisto V restaurò l’acquedotto Alessandrino, detto poi “acqua felice”. Nel 1614 Paolo V restaurò l’acquedotto Traiano e l’acqua fu chiamata Acqua Paola. Pio IX iniziò il nuovo Acquedotto Marcio, finito nel 1930 dalla Società Pia Acqua Marcia.

E’ grazie ai Pontefici che la Roma d’oggi riceve un volume d’acqua sufficiente ai suoi bisogni.

Ecco l’elenco delle acque e degli acquedotti che i romani utilizzavano appropriatamente in quanto conoscevano le doti salubri e organolettiche di ciascuna sorgente. Difatti le acque meno pregiate venivano usate per le fontane e i giochi.

NL29 - vie d'acqua - acquedotti mappa

AQUA APPIA – Nel 153 a.C. il censore Appio Claudio Crasso, condusse l’acqua a Roma. Per via delle guerre sannitiche il condotto era tutto sotterraneo e lungo m.16.538. La sorgente era sulla Prenestina, nella Valle Maggiore, terminava nel Foro Boario. La portata era di 876 l/sec. Alimentava il Celio, il Foro Romano, il Circo Massimo, la Piscina Pubblica, l’Aventino e Trastevere.

AQUA ANIO VETUS – Spurio Cavillo e Lucio Papirio iniziarono l’opera nel 272 a.C. Curio Dentato e Papirio Cursore la completarono. L’acquedotto era lungo 64 Km circa captando l’acqua dell’Aniene preso S. Cosimato, terminava preso l’Esquilino con una portata di 2.111 l/sec. Serviva quasi tutti i quartieri eccetto il Celio, Palatino, Circo Massimo, Aventino.


AQUA MARCIA – 
Quinto Marcio Re costruì nel 144 a.C. questo acquedotto restaurato poi da Agrippa, Augusto e Caracalla.
Nel 212 d.C. fu derivato il tratto detto Antoniano per alimentare le terme di Caracalla. Sorgeva sulla via Valeria dove oggi sono i pozzi di captazione della Marcia Pia. Terminava al Viminale ed era tra i più lunghi: 91.330 Km., con portata di 2.251 l/sec. Riforniva tutti i quartieri tranne Aventino, Celio, Circo Massimo e la Piscina Pubblica.

AQUA TEPULA – Nel 125 a.C. l’acquedotto fu costruito utilizzando sorgenti situate preso la via Latina e Castel Savelli. Prese il nome dalle acque con temperatura di 17 gradi, ma che vennero mescolate all’Acqua Iulia, più fresca. Agrippa, nel 33°.C. lo restaurò alimentando i quartieri Tempio della Pace, Esquilino e Alta Semita.

AQUA IULIA – Agrippa costruì l’acquedotto nel 33 a.C. e Augusto lo restaurò nel 11 a.C. Lungo il percorso di 22 Km. a partire dalle sorgenti presso Grottaferrata, in località Squarciarelli, utilizzava le arcuazioni della Marcia e mescolandosi con la Iulia, giungeva a Roma alimentando Celio, Iside, Serapide, Esquilino, Alta Semita, Foro Romano, Palatino e Piscina Pubblica.

AQUA VIRGO – Alimenta Fontana di Trevi: l’unico acquedotto che non ha mai smesso di funzionare dal 19 a.C. ad oggi. Inaugurato da Augusto, misurava 19 Km. Sorgeva all’VIII miglio della via Collatina, dove oggi c’è la tenuta di Salone, era tutto sotterraneo e riforniva via Lata, Circo Flaminio, Trastevere.

AQUA ALSIETINA – Augusto lo fece costruire nel 2 a.C. per alimentare la sua naumachia. Le naumachie erano edifici dove si allestivano spettacolari battaglie navali, in voga a quell’epoca. L’acquedotto era lungo 32,77 Km., l’acqua veniva prelevata dal lago Martignano. Non essendo molto salubre fu utilizzata per irrigare gli orti di Trastevere.

AQUA CLAUDIA – Iniziato da Caligola e terminato da Claudio nel 53 d.C., sorgeva al Km. 61 della via Valeria. Lungo 69,750 Km. Aveva una portata di 2.211 l/sec. terminava presso Porta Maggiore. Nerone fece derivare un ramo noto come Arcus Caelimontani, per alimentare la Domus Aurea. Riforniva tutti i quartieri e i resti sono tuttora visibili.

AQUA ANIO NOVUS – Fu edificato nello stesso periodo dell’Aqua Claudia e difatti correvano sovrapposti. Originava dall’Aniene. Era lungo 86,274 Km. Alimentava tutti i quartieri e con una diramazione la Villa dei Sette Bassi sulla via Latina.

AQUA TRAIANA – Traiano nel 110 d.C. volle incrementare lo scarso flusso idrico di Trastevere con questo acquedotto.
La sorgente si trovava tra Trevignano e Vicarello vicino al lago di Bracciano, presso il Forum ClodiiMisurava 22 Km.

AQUA ALESSANDRINA – L’ultimo degli acquedotti edificati a Roma antica. Alessandro Severo lo volle per alimentare le terme di Campo Marzio. Eravamo nel 226 d.C. Misurava 22 Km., le sorgenti erano presso Pantano Borghese.

Elvira Amabile

Bibliografia:
Belgrad M. (1875) Les eaux: “les aqueducs rom” Paris.
Batocchi A. (1881) “Le acque e gli acquedotti di Roma antica”
Corsetti G. (1937)  “acquedotti di Roma antica dai tempi classici ad oggi.
Gatti G. (1888) “Degli avanzi dell’acqua Vergine” Bull. Comm. di Roma.
Lanciani R. (1880) I commentari di frontino in “Annuario dell’Accademia dei Lincei” vol. IV Roma.
Panimolle G. (1984) Gli acquedotti di Roma antica. Ediz. Abete, Roma.

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Mireille Hanna
21 Giugno 2014 13:14

Interessante articolo ! Ho imparato molto! Grazie