Il Qatar è una monarchia assoluta che si estende per 11mila kmq, e che, grazie a giacimenti di gas e petrolio, nel2012 haavuto un Pil di 192.402 milioni di dollari. Dal luglio 2005 a luglio 2011 le esportazioni culturali verso il Qatar hanno totalizzato 428,162 milioni di dollari, registrando picchi nel 2007 e nel 2011.
I musei del Qatar dispongono di circa 1 miliardo di dollari l’anno di budget, che spendono per nomi come “i Giocatori di carte” di Cézanne, Koons, Lichtenstein, Sarah Lucas, Fischli & Weiss, Ryman, Reinhardt, Morandi, Serra e anche Fontana (memorabile il dipinto “ceduto burocraticamente” dal Pompidou per 50 milioni di dollari), Rothko, Warhol, Bacon e Hirst…
L’obiettivo dei promotore di questa trasformazione, (lo sceicco Hassan bin Mohammad bin Ali Al Thani, vicepresidente di QMA e, la trentenne Sheikha Al Mayassa Bint Hamad Bin Khalifa Al-Thani, presidente di QMA e definita dall’Economist “la donna più potente nel mondo dell’arte”) è di trasformare il Qatar in un modello culturale universale.
Ricordiamo comunque a che prezzo: tutte queste cifre vengono accompagnate da numerosissimi casi di soprusi sugli operai che servono alla costruzioni dei bellissimi spazi espositivi per tutte queste opere: operai a bassissimo costo, in fuga dalla povertà, che vivono in condizioni di miseria in una vita di semischiavitù.
MdM