Sono passati solo pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e il mondo si lecca ancora le ferite mentre l’Italia, ridotta in macerie, cerca con mille difficoltà di rimettersi in piedi. A dispetto dei lutti e delle distruzioni, c’è un luogo in cui gli orrori del recente passato e gli squallori del presente appaiono molto lontani: sull’isola di Capri la vita è dolce, molto dolce. Alle prime avanguardie di gaudenti smaniose di divertimenti che già affollano le sue spiagge e le sue strette stradine, Capri appare idealmente sospesa nel tempo, estranea alle guerre e distaccata dalla politica. In un fervore di idee, si impongono miti, nascono nuovi stili di vita. A dare il là a ogni nuova moda è il giovane principe Alessandro Ruspoli, per tutti Dado, che, con i suoi pantaloni colorati, i sandali d’oro o d’argento, le camicie sbottonate, i grandi ciondoli d’oro tintinnanti sul petto e un merlo appoggiato sulla spalla, conta decine di imitatori. Si può ben dire che quel periodo di vitalità, joie de vivre e amore per gli eccessi che connoterà un’epoca indimenticabile della storia del nostro paese e che in Italia prenderà il nome di “Dolce vita”, sia nato proprio lì, nella piccola isola del Mediterraneo.
Il nuovo libro di Marcella Leone de Andreis, Capri 1950. Vita dolce vita. Personaggi, scandali e imprese sull’isola negli anni Cinquanta, edizioni La Conchiglia, ultimo di una trilogia della stessa autrice che ripercorre la storia di Capri nel ‘900, ricostruisce quel periodo irripetibile attraverso le testimonianze di chi lo ha vissuto, le cronache dei giornali d’epoca, i documenti d’archivio, la memorialistica e le fotografie del tempo. Pagina dopo pagina, il racconto delle stravaganze della mondanità internazionale, del relax dei grandi industriali, degli eccessi dei nobili scavezzacollo, delle bellezze da copertina, dei divi di Hollywood, degli svaghi degli intellettuali di grido e delle frivolezze di politici più seriosi, restituisce l’immagine di un mondo speciale colto nel momento della spensieratezza e del divertimento. E’ un mondo fatto di élite e di eccellenze in ogni campo e di ogni paese, in cui spiccano le figure di Palmiro Togliatti, il potente segretario del Partito comunista in compagnia di Nilde Jotti e dei suoi fedelissimi, di Farouk, ex re d’Egitto, ribattezzato per la sua mole imponente “ il terzo faraglione”, della bellissima Rita Hayworth, l’atomica, che cammina per le viuzze seguita da una folla adorante, del romanziere inglese Graham Greene, che siede sempre allo stesso tavolo della sua pizzeria preferita, di Aristotele Onassis, che si avvia a grandi passi verso il centro del paese con la moglie Tina e con Maria Callas, di cui si è perdutamente innamorato.
La famosa piazzetta è sempre stracolma. Può capitare che a un tavolo Edda Ciano, figlia del duce, sorseggi il caffè a poca distanza dal gangster Lucky Luciano, circondato e protetto dai suoi scagnozzi, e dal generale Pietro Badoglio. Palma Bucarelli, mitica direttrice della Galleria d’Arte Moderna, tiene banco ogni sera attorniata dai suoi ammiratori, i più importanti giornalisti del momento, mentre l’industriale Gazzoni, sempre vestito di bianco, arriva in portantina. I colori di Capri, il suo cielo azzurro, le buganvillee fucsia, il cielo turchino ispirano a Emilio Pucci, nobile creatore di moda, capi d’abbigliamento che fanno furore. E non è il solo. Tutta l’isola è infatti una sartoria a cielo aperto e la moda caprese, con i suoi pantaloni colorati, i sandali intrecciati, i gioielli tempestati di corallo e di pietre preziose, spopola in tutto il mondo.
In ogni luogo e in ogni stagione si intrecciano mille vite e mille personaggi. Come dimenticare lo scrittore Curzio Malaparte, che deve abbandonare l’isola scortato dai carabinieri per sfuggire all’ira dei capresi, il poeta cileno Pablo Neruda, sorvegliato dalla polizia per le sue idee sovversive, e il pio Ministro dell’Interno Mario Scelba, severo fustigatore di costumi e nemico giurato degli slip da bagno? E le melodie di Roberto Murolo, il ritmo indiavolato della band di Renato Carosone e la voce graffiata del giovane Peppino di Capri? Come scrive Raffaele La Capria nella prefazione del libro di Marcella Leone de Andreis, furono tutti questi che diedero a Capri la celebrità o fu Capri a darla a loro? “La risposta è che dettero e ricevettero. E ricevettero parecchio, perché queste celebrità avevano un senso spiccato per gli affari e i ricchi e i ricconi seppero spendere il loro danaro, si comprarono a poco prezzo pezzi di Capri che dopo un po’ valevano il doppio o il triplo”.