E’ una ecatombe!
Le telefonate della mattina sembrano oramai un bollettino di guerra. Non parlo di malattie inesorabili e tremende che colpiscono noi e le persone a noi care ma delle “rotture”.
Si è rotta un piede: correva dietro al nipotino, ha messo un piede in una buca, si è schiantata per terra. Ora, mesi di gesso e chiodi, e poi, lenta riabilitazione.
Si era arrampicata sulla scala, sola in casa, doveva prendere delle coperte in cima all’armadio. Scendendo il piede ha saltato un gradino. L’ha accolta il pavimento durissimo. Gamba ingessata.
Lei, abituata a vivere da sola, ora è costretta ad avere per casa qualcuno che cucini per lei, che la nutra, la vesta, fino a quando finalmente potrà rimettere piede a terra faticando con le canadesi, ma finalmente di nuovo sola ed autosufficiente.
Non è arrabbiata è furiosa.
Stava facendo una passeggiata in montagna. Scivolata. Il braccio ha colpito uno sperone di roccia.
Avambraccio rotto con frattura non esposta….ma per un po’ di tempo non sarà in grado di infilarsi i pantaloni, né di chiudere le lampo della gonna. Avrà bisogno di aiuto anche per un incidente così poco invalidante. Anche solo per cambiarsi la camicia dovrà avere qualcuno accanto. I bottoni? Banditi dal suo abbigliamento
Ed è la voglia di vivere, di essere autonomi, di non pesare sugli altri il motivo per cui queste cose accadono.
Se fossimo apatici, indifferenti a quanto accade intorno a noi saremmo al sicuro.
Vogliamo correre con i nostri nipoti, camminare per le montagne, sciare, andare in motorino come a vent’anni, gioire ancora e ancora di tutto quanto la vita ci offre e continua ad offrirci. Non vogliamo pesare sui nostri cari, cavarcela da soli è per noi una necessità. Pensiamo veramente di farcela, vogliamo farcela. Ti serve aiuto? No grazie per carità, me la cavo da sola.
Rincorrendo un nipote scalmanato una mia amica è atterrata su un cespuglio di rami appena potati. Sei punti dopo una corsa all’ospedale più vicino, e il giorno dopo, con il piede vistosamente fasciato, ne ha quattro di nipoti scalmanati da seguire.
Ma a volte la vita ci dà un piccolo avvertimento. Ci dice di andare un po’ più piano. Non ci dice di smettere di amare tutto quanto amiamo fare, ma di farlo con più attenzione, più cautela…..ma…e l’entusiasmo? E’ lui che ci fa correre, è la voglia di vivere che diventa pericolosa per chi non è più giovanissimo. Ma la gioia di vivere è irrinunciabile.
Saremo più attenti. Saliremo sulle scale ancora ma con il telefonino in tasca, avremo al collo il nastrino con il “salva la vita” in caso di disavventure, avviseremo di dove andremo in caso di incidenti, cercheremo di non partire in macchina in piena notte.
Questa discrepanza fra il come ci sentiamo dentro, piene di energie positive e come appariamo fuori si fa sempre più grande.
Mi vedo riflessa nel vetro di un negozio e non mi riconosco.
Ma, ahimè, la ragione è dalla parte del vetro.
Lalli Theodoli
Meglio non guardarsi MAI , ma la curiosita e la indipendenza sono meravigliose molle di gioventu’ e finche’ ci sono c’e’ vita.
Baci
Cecilia
Ma forse invece dobbiamo guardarci per non diventare ridicole anziane saltellanti!!
Una sana autocritica a volte può’ essere crudele ma… preziosa.
Ciao Saverio.
Forse e’ vero che gli uomini si spappolano il cervello in modo diverso da quello di noi donne.
A volte si vedono coppie della stessa eta’ in cui lui ha mantenuto un aspetto giovane. Al contrario lei sembra la madre. Forse a lui si è un po’ spappolato il cervello ma non il fisico, a noi si spappola il fisico e a volte non il cervello. Ma non sono sicura che sia un bene.
La conclusione forse e’ che, visto che lo spappolamento comunque arriva, anche se con modalità diverse, accettiamolo se possibile anche con un sorriso.
Cero non è facile, ma abbiamo tante cose belle alle spalle!
A noi uomini queste cose non succedono mai. Neanche di guardarci nelle vetrine, succede solo che il cervello si spappola lentamente e quando passiamo davanti a una vetrina pensiamo, chi è quello là, mi sembra di conoscerlo…