Le cifre pazzesche che circolano per l’acquisto di opere d’arte, sono spesso utilizzate per ottenere una legittimazione del proprio stato di “persone che possono”, dove il simbolo è il denaro e la sua ostentazione. Il possedere costose opere d’arte è oggi un must in principal modo tra i nuovi ricchi tra cui spiccano i cinesi, ma anche una via per riciclare del denaro non proprio pulito.
Quando leggiamo delle stravaganze dei nuovi miliardari cinesi, sorridiamo pensando ai nostri “Brambilla” degli anni 60 che ostentavano una bella Alfa Romeo, una barchetta o una villa sulla costa.
I cinesi oggi vogliono dimostrare al mondo che la Cina è in grado di competere con chiunque e per qualsiasi cosa, grande e piccola, acquistano navi di sabbia dorata per ornare le loro piscine o cronografi Rolex per le zampe dei loro cani per sapere quanto tempo trascorrono in giardino prima di rientrare alla loro cuccia.
Ci sono poi personaggi come Liu Yiqian che con una semplice telefonata compra un Modigliani da 170 milioni dollari, e lo fa, sembra, con una carta di credito, così può usufruire di viaggi gratis in prima classe per tutta la famiglia per un numero imprecisato di anni.
Lo stesso signore si fa fotografare mentre beve dalla tazzina Ming acquistata per 36 milioni di dollari. Un personaggio nato dal nulla, cresciuto speculando in borsa in un mondo finanziario dalle mille facce. Poi ci sono i Jack Ma proprietario di Alibaba, grande concorrente di Amazon e tanti altri con disponibilità illimitate.
Quest’anno la Cina ha sorpassato Stati Uniti e Gran Bretagna, diventando il primo cliente mondiale di un mercato dell’arte da 50 miliardi di euro: Pechino, via Hong Kong, ha raddoppiato gli acquisti dalle maggiori case d’aste diventando il loro maggiore cliente.
Tuttavia, nonostante la febbre del mercato dell’arte, le case d’aste non se la passano molto bene.
Il caso di Sotheby’s è emblematico: la sua quotazione è decisamente crollata in questa parte dell’anno, il valore per azione che a New York era di oltre 47 dollari qualche mese fa, è arrivata ai recenti 29 dollari… E in un periodo, quello di Natale, durante il quale le case d’asta dovrebbero andare alla grande.
Probabilmente la liquidità delle famiglie di classe medio/alta è molto diminuita con il conseguente effetto sugli acquisti di opere arte di basso o medio valore. Quello che lascia perplessi, è che questo genere di situazioni, il cui specchietto sono i valori delle case d’asta, ogni qualvolta è successo e in queste proporzione, si è arrivati, subito dopo, a momenti di grande depressione e addirittura alla recessione su molti mercati finanziari mondiali. E’ accaduto negli Stati Uniti 1990-91, 2001 e 2007-2009.
In Messico nel 1994, in Est Asia 1998, in Grecia 2010-11, con ramificazioni sul mondo intero.
Il mondo dorato dei grandi valori continua invece inalterato e ci fa riflettere sui casi di casa nostra dove ottenere le somme di cui sopra è impensabile.
L’Italia per molte case d’asta straniere, rappresenta un mercato di approvvigionamento di arte e oggetti da vendere su piazze internazionali a prezzi poi moltiplicati per 10. Sembra di essere tornati ai tempi dei “Gran Tour”: i beni venivano rubati o compensati con pochi soldi. Da noi ora, il timore della notifica dell’opera ne riduce la valutazione in modo consistente e non le fa apparire sul mercato a meno di non riuscire ad ottenere un permesso di esportazione che pochi riescono ad avere, uno dei casi proprio il “nudo di Modigliani”, ma come? Inoltre il segmento dell’antiquariato, dell’arte antica e dell’800 dove la concorrenza è alta, poco o nulla si è fatto per farlo conoscere e valorizzarlo su quei mercati, oggi, certo, i più ricchi.
Cambierà qualcosa? Lo speriamo, però qualcosa ci fa pensare, perché certo non bisogna essere pessimisti, potrebbe essere una fase transitoria dovuta ai momenti di grande paura.. o almeno, ce lo auguriamo!
Mi piacerebbe pensare che la voglia di cultura e di arte, per quanto sfruttata, ostentata e maltrattata da compratori e visitatori maldestri, estimatori e collezionisti facoltosi, contaminasse le loro menti facendo fiorire una nuova idea di bellezza e potere. Mi piacerebbe che cinesi, russi, arabi, americani ed europei amanti dell’arte, ne ostentassero la voglia condividendola con gli altri, sfidando il proprio ego in una gara di mecenatismo a sostegno dell’arte per tutti. Speriamo che la voglia di collezionare solo per sé passi presto.