E’ affascinante scoprire l’incredibile vita dell’unica figlia legittima del poeta Lord Byron, Ada, un’importante figura della matematica mondiale, considerata l’inventrice del primo programma informatico della storia. Da poco sono stati celebrati i duecento anni dalla sua nascita e, nell’indagare sui trascorsi di questa importante figura femminile, mi sono imbattuta in una sorprendente realtà che la lega molto a uno dei personaggi più brillanti dell’ottocento italiano: Luigi Federico Menabrea che sarà primo ministro del Regno, ministro in varie legislature, generale, diplomatico e un grande ingegnere e matematico.
Ada Gordon, nasce il dieci dicembre del 1815, dall’unica moglie ufficiale di George Gordon Noel Byron, VI barone di Byron. Byron, considerato all’epoca il più grande poeta al mondo, fu definito da una delle sue numerose amiche, Lady Caroline Lamb, “bad, mad and dangerous to know”. Il suo matrimonio con Anne Isabelle Milbanke (“the very good girl determined to save the very bad man”), madre di Ada, matematica inglese di famiglia ricca e nobile, era sicuramente destinato al fallimento. Infatti Ada non conoscerà mai il padre. In seguito alla relazione incestuosa che Lord Byron intratteneva da tempo con la sorellastra, Augusta Leigh, madre e figlia neonata si allontanano da lui definitivamente pochi mesi dopo la sua nascita. Lui lascerà l’Inghilterra dopo poco, non avrà più nessuno contatto con sua figlia.
Ada, cresciuta sotto l’egida della madre, la sua unica figura familiare, riceve un’educazione atipica per una donna del suo tempo. Nel terrore che si potesse avvicinare alla poesia, seguendo l’indole del padre, la madre la fa educare sotto il rigoroso regime della scienza, della logica e della matematica, da illustri personaggi dell’epoca. Fin dall’infanzia la ragazza progetta macchine fantasiose e studia attentamente le nuove invenzioni che riempiono le riviste scientifiche dell’epoca. A diciannove anni sposa William King, conte di Lovelace con cui avrà tre figli. Fortunatamente suo marito la incoraggia sempre nelle sue ambizioni e nel suo lavoro.
Sembra che il suo sopranome di “Incantatrice dei Numeri (The Enchantress of Numbers)” che le fu dato dal matematico e filosofo Charles Babbage, alla luce dell’evoluzione della scienza di oggi, sia assolutamente meritato. E’ considerata la fondatrice della scienza della programmazione. Inventa praticamente un nuovo linguaggio, studiando attentamente la macchina analitica di Babbage costruita per generare operazioni
matematiche senza intervento umano di cui solo ora si capisce l’importanza.
E’ sua la grande intuizione dell’uso di quella macchina come di uno strumento programmabile e ne capisce l’importanza per il futuro della scienza. Aprirà i primi passi verso l’intelligenza artificiale.
Charles Babbage e Ada Lovelace hanno tutti e due delle personalità anticonvenzionali e rimangono amici per la vita. Quando si conoscono Babbage è uno scienziato di quarantadue anni e Ada di solo diciassette.
Alla fine del 1842 tramite Babbage, Lovelace entra in contatto con Luigi Federico Menabrea di cui traduce il trattato: “Notions sur la machine analytique de Charles Babbage” in inglese, lo amplifica e scambia con l’autore una fitta corrispondenza.
Ada descrive nei suoi commenti al testo di Menabrea come la macchina analitica, andando oltre il progetto di Babbage, ha una portata futuristica.
Descrive come possono essere creati i codici per il dispositivo usando lettere e simboli insieme ai numeri, teorizza un metodo per ripetere una serie di istruzioni, un processo noto come “loop” che i programmi informatici utilizzano tutt’ora.
Un’idea geniale il cui valore sarà riconosciuto solo nel 1953 quando B.Y. Bowden, riscopre le sue intuizione e le pubblica nel suo trattato: “Faster Than Thought: A Symposium on Digital Computing Machines”.
Infine, per celebrare lo spirito illuminato di questa donna straordinaria, nel 1980, il “Department of Defense” americano decide di chiamare un nuovo linguaggio per il computer “Ada”. La Lovelace muore il 27 novembre del 1852 e viene sepolta accanto a suo padre.
Grazie per questo incoraggiante commento. Il personaggio e affascinante davvero, poco conosciuto e valorizzato. Non ho resistito a parlarne!!
Articoli bellissimi, colti, precisi, attuali, anche commoventi.
Carissimi saluti e continuate
Lilia Leoni Meluzzi