Articolo di Giancarlo Ruggeri – Autore Ospite de La Lampadina
Il 14 marzo, alle 10:32 (ora italiana), dalla base russa di Baikonur (Kazakistan), con il lancio del veicolo spaziale realizzato grazie alla collaborazione tra la Russian Federal Space Agency (Roscosmos), l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), ha avuto inizio la missione Exomars 2016; essa cercherà e identificherà i component atmosferici che possano indicare attività geologica e biologica sul “ Pianeta Rosso” (Marte).
Un razzo vettore del tipo Proton Breeze – M ha portato il veicolo spaziale al di fuori della forza di gravità terrestre ed é stato progettato per raggiungere Marte con una traiettoria cosiddetta di Tipo 2, che caratterizzerà un’orbita di più di 180 gradi attorno al Sole; questo condurrà ad una bassa velocità all’arrivo intorno a Marte. Il veicolo è composto da un orbiter ed un lander, il quale atterrerà nel Meridiani Planum nell’ottobre 2016. L’orbiter verrà utilizzato per effettuare delle analisi sull’atmosfera marziana, mentre il rover (lander) per testare le manovre di discesa ed atterraggio. Il trasferimento verso Marte durerà circa nove mesi.
Questo avvenimento costituisce la prima fase del succitato programma Exomars. L’ESA – con questa prima fase del progetto – intende mostrare che l’Europa è tecnologicamente in grado di raggiungere il Pianeta con due veicoli spaziali (un orbiter e un lander) e di far giungere sulla sua superficie uno di essi (il lander, come vedremo fra poco).
La fase più importante del programma sarà la seconda, programmata per il 2018, allorché i due veicoli spaziali (l’orbiter e il lander) inizieranno a effettuare analisi scientifiche sull’atmosfera e sul suolo marziano, ricercando anche tracce di vita relativamente recenti. Una volta nell’orbita marziana, il satellite della missione studierà l’atmosfera del Pianeta (è di particolare interesse il Metano, gas che sulla Terra conduce all’esistenza di processi geologici o biologici) e la sua evoluzione e – nel contempo – fornirà una piattaforma avente lo scopo di effettuare le comunicazioni con la Terra per successive operazioni in superficie.
Tale satellite consentirà l’entrata, la discesa e il raggiungimento della superficie di Marte da parte del modulo EDM (Entry Descent landing demonstrator Module), chiamato anche “Modulo Schiaparelli” (Giovanni Virginio Schiaparelli, 1835 –1910, noto al grande pubblico per le osservazioni di Marte al telescopio; in particolare, nel 1877 Schiaparelli osservò sulla superficie del pianeta una densa rete di configurazioni lineari che chiamò “I canali di Marte).
Come su accennato, la seconda parte della missione avrà inizio nel maggio 2018, per culminare con l’atterraggio di un rover sul suolo marziano nel gennaio 2019. La superficie di atterraggio per ExoMars 2018 è stata scelta in Oxia Planum. L’obiettivo principale del rover sarà quello di prelevare biocampioni per rilevare la presenza di vita (passata e/o presente) su Marte, in una località ove esistono rocce antiche, e dove, nel passato, era presente acqua allo stato liquido. Il rover è in grado, con i suoi strumenti, di prelevare campioni fino ad una profondità di due metri al di sotto della superficie marziana. Quest’ultimo aspetto è di estrema importanza, poiché il suolo di Marte costituisce un ambiente ostile alla vita, a causa di radiazioni cosmiche e penetranti raggi solari.
In viaggio vi è anche un modulo orbitante, realizzato nello stabilimento torinese di Thales Alenia Space e denominato Trace Gas Orbiter (TGO): quest’ultimo rimarrà in orbita intorno al Pianeta. La discesa del modulo EDM sul suolo marziano sarà determinante per stabilire il successo di tutta la missione. Il 19 ottobre, Schiaparelli – EDM entrerà nell’atmosfera marziana, discendendo sulla superficie del Pianeta in soli sei minuti. Una domanda lessicale per gli addetti ai lavori: sarà lecito inventare, invece di “atterrare” (su Marte) il vocabolo “ammartare”?