Articolo di Maria Cristina Zezza – Autore Ospite de La Lampadina
Lo shopping è un attività comune e molto piacevole sopratutto per le donne (ultimamente anche per gli uomini). Pensiamo al senso di felicità che proviamo quando compriamo proprio quel vestito o quel paio di scarpe, o il senso di gratificazione in un periodo in cui ci sentiamo stressati o tristi, (chi di noi non ha mai detto “Mi sento proprio giù.. vado a fare un pò di shopping!”) o il senso di soddisfazione per esserci premiati dopo un duro lavoro proprio comprandoci qualcosa e cosi via.
Queste reazioni e sensazioni sono molto comuni e assolutamente normali, presenti nella maggior parte di noi. Ma, qualche volta, possono diventare una vera e propria patologia: lo Shopping compulsivo
Quando si parla di Shopping Compulsivo?
Lo shopping compulsivo è definito un comportamento di acquisto guidato da un impulso urgente e irresistibile a comprare, che seppure riconosciuto eccessivo da chi lo mette in atto, viene ripetuto fino a determinare effetti dannosi per l’individuo e per le persone a lui legate. Quello di comprare non è quindi solo un desiderio ma assume l’urgenza e l’importanza di una necessità.
Negli episodi di shopping compulsivo si acquistano cose di cui non si ha davvero bisogno o che addirittura si hanno già.
Prima di dedicarsi allo shopping il compulsivo si può trovare in una condizione di ansia o di tensione.
Una volta portati a termine gli acquisti sopraggiungono sensazioni di euforia e di soddisfazione. Il compulsivo ha l’impressione di aver dato una risposta positiva ai propri desideri; si sente gratificato e sollevato. Ha l’impressione di aver trovato sollievo alla condizione di ansia e insoddisfazione che era presente fino a poco prima.
Poco dopo però arrivano immancabili emozioni ben diverse dalla soddisfazione.
Non mancano la frustrazione e il senso di colpa. Il compulsivo si rende conto di aver agito inseguendo un impulso irrefrenabile e non è realmente felice delle cose appena comprate.
Il comportamento compulsivo è mantenuto nonostante gravi conseguenze personali e innumerevoli tentativi fallimentari di controllarlo e porvi fine.
Le problematiche che seguono sono sempre sentimenti di colpa, vergogna, umiliazione, e talvolta problemi di salute, problemi familiari, lavorativi, legali e finanziari.
Chi ne è affetto può non vedere inizialmente questo comportamento come un problema ma, principalmente, come un sollievo immediato e come fonte di gratificazione personale. Ed è proprio questa apparente ricompensa iniziale a rinforzarlo, determinando, poi, processi ripetitivi.
Lo shopping compulsivo è utilizzato come rimedio contro il senso di vuoto e la depressione, è un tentativo di regolare i propri affetti.
Il disturbo presenta diversi aspetti riconducibili ad altre patologie già chiaramente classificate quali la depressione, i disturbi d’ansia, e il disturbo del controllo degli impulsi.
A esserne colpite sempre di più non sono solo le donne, fin dall’inizio “protagoniste” di questo disagio, ma anche gli uomini, soprattutto fra i 30 e i 50 anni.
Come riconoscere lo shopper compulsivo?
- l’impulso a comprare è presente quotidianamente.
- gli acquisti riguardano oggetti inutili o di cui non si ha bisogno.
- Il tempo dedicato agli acquisti interferisce con la vita familiare, sociale e professionale.
- gli acquisti sono spesso al di sopra delle possibilità economiche
- Quando non può acquistare entra in stato di stress.
- Al momento dell’acquisto prova una sensazione di grande euforia, seguita da depressione, senso di colpa e vergogna.
- Sviluppa col tempo un’anestesia verso i problemi reali. Tutto passa in secondo piano e ciò che riempie la vita è solo l’attesa del prossimo acquisto.
Cosa si deve fare?
–Riconoscere l’esistenza del problema. Riesci a non farlo? Poiché lo shopping è gratificante, è difficile accettare che sia un problema psichico. Ma basta chiedersi: “Riesco a non farlo?”. Se la risposta, basata sui fatti, è: “No, non riesco”, vuol dire che un problema c’è. Utili perciò un supporto psicologico o letture di approfondimento sul tema. Spendere tempo per prendere coscienza è già un segnale di cambiamento.
–Rendere visibili gli acquisti. Caratteristica di questo problema, così simile alla bulimia, è l’assenza di memoria di quel che si acquista giorno per giorno. Invece bisogna ricordare, non per sentirsi in colpa ma per sviluppare senso di responsabilità. Perciò bisogna tirare fuori da cassetti e armadi tutti gli acquisti, osservarli e quantificane il costo totale, prendendo atto, al contempo, della loro inutilità.
–Limitare il budget. Per favorire la guarigione, è necessario limitare le possibilità concrete di spendere inutilmente. Affidare provvisoriamente bancomat e carta di credito a un familiare ed uscire di casa solo con il denaro utile per le spese realmente necessarie può essere un primo provvedimento.
“Viviamo in un’ epoca in cui il superfluo è la nostra unica necessità”
(O. WILDE)
Spiega molto precisamente e chiaramente una patologia che si va diffondendo.
Ho letto l’articolo di M.C. Zezza e l’ho trovato interessante e vero… conosco bene il problema, è giusto bisogna ricorrere ad aiuti psicologici che purtroppo spesso non servono. Le persone oggi tendono a dare più importanza alle cose materiali e non ai valori veri che ti aiutano a vivere con serenità.
Grazie