Carlotta Staderini Chiatante ci parla di un libro di Israel J. Singer
“Acciaio contro acciaio”
(libro editato in yiddish nel 1927)
Edizioni Adelphi
Pagine 240
Pubblicazione: 2016
Lo sfondo del romanzo è la Polonia negli anni della Grande Guerra alla vigilia della spartizione tra Germania e Russia. Singer coniuga il destino individuale del protagonista, Lerner,alla grande storia.
La città di Varsavia sopraffatta dal caldo, brulica di un’umanità disperata ed affamata, prostitute malate, bambini nudi, sodati ubriachi.
Lerner è di ritorno dal fronte; un bagno nella Vistola ed una dormita sotto il ponte, che i Russi vogliono far saltare per non favorire l’avanzata dei tedeschi, e Lerner diventa un disertore per non essersi presentato in tempo al comando dei Servitori dello zar Nicola.
Lerner vuole sopravvivere ed è alla ricerca del proprio posto nel mondo squarciato dalla guerra.
L’occupazione tedesca ridurrà in schiavitù una moltitudine di miserabili, flagellati dalla fame e dalle epidemie; la popolazione sarà impiegata in cantieri e verrà fatta lavorare come bestie, sottopagati, malnutriti ed in condizioni igieniche spaventose. Le pagine in cui Singer descrive il lavoro di questa moltitudine di schiavi nel cantiere sul Ponte, evocano scenari infernali e fanno pensare ad alcune foto di Salgado.
Lerner si farà assumere al cantiere del Ponte e sarà vittima di scherzi feroci da parte dei suoi compagni di lavoro e angherie dei sorveglianti. Riuscirà a guadagnare il loro rispetto vincendo, in un combattimento su un altro lavoratore e, con il suo carattere d’acciaio e pugno di ferro riuscirà a far collaborare tra di loro i diversi gruppi etnici del cantiere, ebrei, polacchi e russi, divisi tra loro da rivalità, diffidenza e razzismo. I suoi compagni di lavoro ebrei, sono fiaccati dal degrado fisico e morale nel quale sono costretti a vivere, ma l’autore ci mostra che non sono esenti da debolezze e miserie morali. La mancanza di solidarietà è una regola di tutti, fino ad arrivare alla crudeltà nei confronti di altri compagni.
Gli ebrei non vengono idealizzati in questo libro. Gli ebrei proletari, tormentano gli ortodossi. La figura di Yehyel Mayer, ebreo ortodosso, è molto commovente (p. 92) “Per i russi e polacchi Yehyel Mayer rappresentava la quintessenza dell’ebreo.Non importava quanto veloce e bene lavorassero i suoi correligionari, potevano sollevare i pesi più grandi e correre i maggiori rischi: i gentili vedevano solo il ridicolo giovane con il cappotto da rabbino che inciampava su ogni filo di paglia e non mancava mai una buca. Per questo gli operai ebrei non sopportavano la sua presenza e non perdevano occasione per tormentarlo. Perseguitato sia dagli altri che dai suoi, si sforzava di fare di più di quanto gli spettasse. Metteva a dura prova il debole corpo e guardava le persone negli occhi alla ricerca di un segno d’apprezzamento, come un cane randagio. Ostracizzato da tutti, provò a stringere amicizia con Lerner, nel quale aveva intuito una natura migliore, più nobile. Una volta arrivò perfino a domandargli: “Tu sei un uomo di cultura, non è vero?” Lerner non rispose per nulla desideroso di averlo tra i piedi…”
e poi ancora a p. 95: “ …toccò a Lerner ritrovarselo di nuovo accanto. I suoi occhi gli ricordavano quelli di un cane che gli era capitato di vedere una volta, percosso e seviziato da un gruppo di vagabondi. Ma gli voltò le spalle e si immerse nel lavoro”.
Lerner diventerà insieme ad un polacco, leader di una rivolta dei lavoratori del Ponte sulla Vistola: la rivolta sarà repressa nel sangue e Lerner riuscirà a fuggire. Diventerà responsabile di una comune agricola destinata ad accogliere profughi ebrei.
La vita sarà molto dura per tutti.
Lerner è vitale, intelligente, orgoglioso, vive in un mondo che sta per dissolversi ed avendo assistito ad ogni sorta di brutalità, ha acquisito consapevolezza, frutto di innumerevoli disillusioni; Lerner è totalmente disincantato ed applica ben poca pietà e poca empatia nella gestione della comune agricola per ottenere risultati soddisfacenti. Queste le parole di Lerner a Gitta, la ragazza di cui è da sempre innamorato, che nella comune agricola si occupa dell’educazione dei bambini: p 197 “Devi resistere” le rispose lui “ma non per pietà, per senso del dovere. Vedrai la differenza” Gitta provò ad obiettare, ma Lerner la zittì “ci sono passato anch’io. Vedrai, quando la compassione se ne va, presto se ne va anche il disgusto. Ha funzionato con me, funzionerà con te”.
Gitta si sforzò di tenere duro. Si fece carico delle incombenze più sporche e ripugnanti, e in modo graduale impercettibile, accadde proprio quanto le era stato predetto. La prima a scomparire fu la pietà. Non c’erano grida o lacrime che potessero distoglierla dai suoi compiti e imparò a non prestare orecchio né alle madri né ai bambini. Come per miracolo, il disgusto svanì quasi simultaneamente.
Tutti sono contro tutti, la guerra continua implacabile, travolgendo ogni cosa, flagellando l’umanità che sembra sparita; i cadaveri emergono dal fango, i cimiteri si allungano con croci cristiane, lapidi ebree, e mezzelune. I protagonisti sono travolti dal vento della guerra, che li disperde, distrugge e separa. Lerner è disposto a tutto pur di riconquistare la propria libertà, anche rinunciare a Gitta.
I giornali comunicano che a San Pietroburgo c’è la rivoluzione…
Singer scrive questo romanzo nel 1927, molto prima della seconda guerra mondiale e molto prima della Shoah e quindi senza essere condizionato dalla consapevolezza di quale sarebbe stata la tragica sorte degli ebrei orientali. In questo libro, il popolo ebraico è rappresentato come fosse sempre pronto a farsi trascinare nel baratro dagli eventi avversi. E’ così anche Lerner, che non trova il controllo sulla sua esistenza e sarà un disertore, un operaio e poi un rivoluzionario; sempre per caso: Lerner è in balia del XX secolo.
Singer, l’ebreo moderno, che nutre insofferenza nei confronti della cultura nella quale è nato e cresciuto, sembra riesca a prevedere con lucidità alcuni degli aspetti più atroci del destino che i nazisti riserveranno agli ebrei negli anni futuri. A p. 228, la crudeltà del nuovo ordine imposto dal comandante tedesco alla comunità diretta da Lerner con la terribile sequenza della visita medica imposta agli ebrei, è come una premonizione. Singer descrive l’impatto della storia sulla comunità ebraica e lo sfaldamento di quel mondo (tema che verrà trattato nel libro successivo “La famiglia Karnowski”). La sua prosa è molto poetica e con una venatura epica.
Protagoniste importanti di questo romanzo sono anche le “masse”; Singer ne ha una visione lucida: la rabbia e le condizioni in cui sono tenute si accompagna alla percezione delle pulsioni pericolose che le agitano. Caratteri e fisionomie delle masse sono ben delineate. In questa guerra di proporzioni incredibili, le masse saranno anch’esse protagoniste della storia e non solo carne da macello.
Lerner entrerà nel Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo, alla testa di una milizia operaia addestrata..
Buona lettura!
Carlotta Staderini Chiatante
La recensione di Giorgio Montefoschi sul Corriere della Sera