Vi ricordate i Romanzi di Urania? Il primo uscì nel 1952, “Le sabbie di Marte” di Arthur C. Clarke. Molti gli autori come Isaac Asimov, Ballard, Dick che furono pubblicati per la prima volta su questi libri. Pensate che per un ventennio i curatori furono anche Carlo Fruttero e Franco Lucentini.
Ne avevo una collezione che si arricchiva di mese in mese, appena uscivano mi chiudevo in camera e non ne uscivo fino a che non avevo letto le ultime pagine. Mondi nuovi, avventure spaziali, più credibili almeno per me, di quelli fantastici rappresentati nei film di oggi e poi li “creavo” con la mia immaginazione.
E’ passato qualche anno ma sul Corriere di qualche giorno fa un articolo “C’è vita nell’universo, molta vita”, lo leggo con attenzione, parlano gli scienziati di Kepler, il grande telescopio lanciato in orbita nel 2009, annunciano di aver scoperto 1.284 nuovi pianeti extra solari, cioè pianeti che ruotano attorno a una stella diversa dalla nostra. Pazzesco, e tutto fa pensare che ce ne siano miliardi e alcuni certamente ospitali. Entriamo certo in una nuova epoca.
I primi pianeti, fuori del sistema solare, sono stati scoperti, negli anni 90, con un sistema definito “metodo della velocità radiale” che misura una variazione periodica in frequenza della sua emissione luminosa, in questo modo viene rilevato il moto orbitale e la sua massa. Grande rivoluzione poi con un nuovo metodo definito “metodo dei transiti fotometria di precisione” che tiene sotto controllo la luminosità del corpo celeste misurandone la differenza quando un altro corpo le passa davanti.
Rilevazione della diminuzione di luminosità della curva di luce di una stella quando un pianeta transita di fronte alla stella madre. La diminuzione è correlata alla dimensione relativa della stella madre, del pianeta e della sua orbita.
Le due tecniche combinate riescono a dare un idea abbastanza precisa della massa e della densità.
Il nuovo telescopio Kepler sorveglia una piccola parte del cielo tra la costellazione del Cigno e della Lira, tiene sotto controllo circa 150mila stelle. Il telescopio utilizza un sistema per le misure di fotometria e di camere fotografiche molto sofisticato, da quasi 100 milioni di Pixel.
Molti dei corpi celesti osservati si sono rilevati inospitali perchè troppo vicini ad una stella, temperature impossibili, atmosfere dense di elio e idrogeno. Ma molti sono in una fascia considerata abitabile molto simile a quella dove si trova la nostra terra, quindi temperature miti dove ipotizzabile anche la presenza di acqua. A breve verrà lanciato un nuovo telescopio ancora più sofisticato per osservare circa 200 mila dei corpi celesti più vicini a noi. L’aspettativa è quella di trovarne un numero intorno ai 500 con caratteristiche simili alla nostra Terra.
La via Lattea contiene circa 200 milioni di stelle, ma è una tra le 100 miliardi di galassie che popolano il nostro universo. In questo panorama quante potrebbero essere i corpi celesti simili al nostro e che potrebbero contenere delle forme di vita? La cifra certo per difetto potrebbe arrivare a milioni di miliardi?
Tra qualche anno riusciremo ad analizzare anche la composizione dell’atmosfera di quelli più vicini, cosi da rilevare la presenza di sostanze organiche acqua e qualche indizio di forme di vita.
Sì, passeranno ancora tanti anni, poi chissà?
Troveremo forme di vita simili alla nostra? Un dubbio molto rilevante è relativo ai tempi, come avere la certezza che esista una forma di vita con delle caratteristiche simili alle nostre e cosi evolute da permetterci di comunicare nello stesso tempo? Potremmo trovare solo pianeti ai primordi o esauriti o in tutte le altre forme e tra i due estremi spaziano miliardi di anni. Ma un momento in cui coincidano due sistemi evolutivi paralleli è ipotizzabile? Pensate che L’età della terra è di circa 4,5 miliardi di anni (4 540 000 000 anni), corrispondenti approssimativamente ad un terzo dell’età dell’universo e solo 2 milioni di anni fa, apparvero i primi animali classificabili nel genere Homo.? E noi, poveri terrestri, abbiamo avuto qualche possibilità di comunicare, forse e solo, da 50 anni…
Visti i miliardi di pianeti di cui parliamo forse qualcuno con cui comunicare lo troveremo, saremo a quel punto, pronti ad affrontare un problema così grande, i primi contatti, le relazioni, i rapporti con loro, lo sapranno fare le nuove generazioni? Certo se dovessimo guardare la storia del nostro di mondo i primi viaggi in America, Africa, Cina etc e le risultanze, mi sentirei in qualche modo imbarazzato …. Ma i tempi cambiano, almeno lo speriamo.
Al momento divertiamoci a ricordare o magari leggere di nuovo i vecchi romanzi di Urania cosi, da sentirci più vicini a questo oscuro ma fascinoso e intrigante futuro.
Caro Carlo, complimenti per l’interessante articolo. Per inciso, non ho mai letto un Urania, mi scuso con gli appassionati
Che bello Carlo!
Anche io sono stato un fanatico dei libri di Urania che saccheggiavo a casa di un mio amico il cui padre credo avesse un abbonamento e li aveva tutti.
E’ un secolo che non li leggo più, ma ricordo l’atmosfera unica e magica che riuscivo a crearmi nelle letture le più immaginifiche e che mi faceva estraniare completamente dalla realtà.
C’è da aggiungere che:
Un dubbio molto rilevante è relativo ai tempi, come avere la certezza che esista una forma di vita con delle caratteristiche simili alle nostre e cosi evolute da permetterci di comunicare nello stesso tempo? Potremmo trovare solo pianeti ai primordi o esauriti o in tutte le altre forme e tra i due estremi spaziano miliardi di anni.
Ma un momento in cui coincidano due sistemi evolutivi paralleli è ipotizzabile? Pensate che L’età della terra è di circa 4,5 miliardi di anni (4.540.000.000 anni), corrispondenti approssimativamente ad un terzo dell’età dell’universo e solo 2 milioni di anni fa, apparvero i primi animali classificabili nel genere Homo? E noi, poveri terrestri, abbiamo avuto qualche possibilità di comunicare, forse e solo, da 50 anni…
Campo vastissimo e molto interessante che seguo leggendomi “le scienze”!