Articolo di Maria Cristina Zezza – Autore Ospite de La Lampadina
Perdere una persona cara è un evento fortemente doloroso. La morte, anche quando sopraggiunge in tarda età, è un evento difficile da accettare. E’ difficile accettare di non poter più vedere una persona, di non poterci più parlare, di non poter più sentire la sua voce.
La morte può avvenire in modo inaspettato o in seguito ad una malattia. In ciascun caso l’elaborazione della perdita avrà aspetti differenti. Nel primo caso avremo a che fare con un forte shock e disorientamento per la morte improvvisa e nel secondo, un senso di sconfitta nei confronti della malattia del nostro caro con una forte stanchezza fisica e mentale.
Quali sono le reazioni di fronte ad un lutto?
Il processo di elaborazione del lutto può prevedere reazioni diverse, stadi di un percorso di elaborazione in cui emergono emozioni differenti:
La prima fase è quella dello shock e/o della negazione. Non ci sembra vero che il nostro caro non ci sia più. Si vive in una sorta di limbo tra l’attesa di un ritorno e la realtà che sottolinea l’irreversibilità della perdita. In questa fase ci si sente confusi, disorientati. In alcuni casi ci sono dei momenti di euforia incontrollata.
La seconda fase è caratterizzata dalla rabbia. Quando si realizza la perdita, subentra un enorme carico di dolore che provoca una grande rabbia rivolta verso se stessi o persone vicine o, in molti casi, verso la stessa persona defunta. È possibile passare un periodo di ritiro e di rifiuto. Siamo arrabbiati con tutti quelli che non hanno passato lo stesso dolore e quindi “non possono capirci”. Siamo arrabbiati con la vita, con la malattia, con il destino, con Dio e con il nostro caro che ci ha abbandonati.
Nella terza fase, dopo esserci ribellati all’idea della perdita e di esserci arrabbiati subentra la sensazione di disperazione e di depressione. Il dolore per la perdita e la tristezza prendono il sopravvento. Si arriva alla consapevolezza che la persona amata non tornerà più e si devono fare i conti con il vuoto che ha lasciato.
L’ultima fase è la fase della rassegnazione e accettazione in cui gradualmente si recupera una progettualità per il futuro. I ricordi sono presenti senza essere distruttivi. Si inizia a guardare avanti pur tenendo nel cuore chi non è più con noi.
Le fasi non sempre si presentano in questo ordine e spesso possono alternarsi e ripetersi. Il dolore è soggettivo ed intimo non c’è quindi una tempistica prestabilita ed una modalità uguale per tutti.
Oltre alle emozioni espresse nel modello a fasi della Kubler Ross esiste un ventaglio di emozioni molto più variegato e complesso a seconda delle circostanze della perdita e delle caratteristiche personali di ciascuno di noi. Pensiamo al senso di colpa che possiamo sperimentare per non aver detto o fatto qualcosa quando il nostro caro era in vita, o per aver provato anche del sollievo nel momento della morte del nostro congiunto soprattutto nei casi di una lunga e logorante malattia. O quando la morte sopraggiunge in concomitanza con la vita. Pensiamo a colui al quale viene a mancare la moglie nel mettere alla luce il proprio bambino, o chi ha una gravidanza in concomitanza con un lutto. In questi casi spesso si verifica un conflitto tra l’evento gioioso e l’evento funesto, come se l’emozioni si escludessero. E’ importante sapere che si possono e ci si deve concedere di vivere entrambe le emozioni e una non esclude l’altra.
Affrontare un lutto è uno degli eventi più dolorosi che ci troviamo ad affrontare nella vita. La morte si oppone all’istinto naturale di vita, ci mette di fronte alla separazione, alla paura del “nulla”. E’ importante che vengano espresse tutte le emozioni e che il lutto venga vissuto fino in fondo. Non si deve “essere forti” “farsi coraggio”.
Le emozioni che proviamo sono inevitabili e vanno vissute. Spesso per “non sentire” le nostre emozioni e il nostro dolore tendiamo a controllarlo portandoci in realtà a conseguenze ancora più difficili da gestire. Non facendo i conti con il nostro dolore rischiamo di prolungarlo, di sviluppare disturbi d’ansia, ipocondria (spesso dopo lunghe malattie), depressione e altre problematiche.
Potrebbe essere buono in un periodo così delicato ricercare il sostegno di uno specialista che ci possa supportare nell’espressione di tutti i nostri vissuti emotivi e ci sostenga in un momento cosi difficile. Arrivare ad accettare il lutto e il dolore che esso comporta è possibile. Lavorando tanto su noi stessi e accogliendo ed esprimendo le nostre emozioni.
“Coloro che amiamo e che abbiamo perduto, non sono più dove erano ma sono ovunque noi siamo” (S. Agostino)
Molte persone in lutto scelgono di condividere una parte di questo lungo percorso in “gruppi di auto mutuo aiuto”. Essere tra persone sconosciute, ma che vivono una condizione comune, rende possibile esprimere e condividere sofferenze, bisogni, esperienze, conquiste, cambiamenti e speranze, verso un cambiamento che si teme di non saper sostenere ed affrontare.
Partecipare a un gruppo significa compiere uno sforzo individuale (auto aiuto) per rompere la solitudine e il silenzio con cui si vive in genere l’esperienza dolorosa, recuperando una ritualità di condivisione e di elaborazione comunitaria (mutuo aiuto).
Esistono gruppi di auto-mutuo aiuto in cui ci si incontra di persona (“gama vis-à-vis”) ed altri online, in cui l’incontro è mediato dalla scrittura (“gama on-line”). Trovate molte informazioni sul lutto e sui gruppi nel sito del Gruppo Eventi: gruppoeventi.it.
Mi piacerebbe anche dire che solo a Marzo 2016 Gruppo Eventi insime alla Fondazione FILE di Firenze ha lanciato un sito interattivo, il primo in Italia, diretto a bambini e ragazzi che perdono una persona cara. Il sito si chiama solimainsieme.it
Se mi avete seguito fino a qui vi ringrazio. Lorenza
L’articolo sulle fasi del superamento di un lutto è molto interessante e utile.
Il momento doloroso è superabile, ma difficile per le diverse sensibilità che ognuno di noi ha nei confronti della persona cara, della morte e della vita stessa.
Comunque grazie e molto bello il pensiero finale di S. Agostino.