“I francesi non sono tutti ladri ma Buonaparte, si!” Con una frase del genere, che si sussurrava in Italia alle fine del Settecento, si capisce bene lo spirito con cui l’Europa affronta le conseguenze dei saccheggi iniziati con la rivoluzione francese e proseguiti, soprattutto in Italia, all’epoca di Napoleone. Segue all’epoca anche in Egitto, nei Paesi Bassi, in Spagna, in Prussia e in Austria un autentico “trasloco”, una sistematica spoliazione quasi scientifica del patrimonio artistico di queste nazioni. All’uscita del Congresso di Vienna intorno al 1815 uno degli argomenti presi in considerazione dai Paesi uniti dopo la caduta di Napoleone Bonaparte, sarà il recupero di quell’immenso patrimonio di opere d’arte trafugate.
I grandi furti d’arte cominciano in Francia al momento della Rivoluzione francese: il patrimonio della Chiesa, i beni legati alla Corona e quelli legati alla nobiltà subirono vaste distruzioni e molti capolavori furono venduti al migliore offerente. Nel 1792 grazie al ministro francese Roland nascono spazi espositivi aperti al grande pubblico, senza distinzione di classe sociale. Nel 1794 grazie all’autorità di Henri Grégoire eminente intellettuale membro del “Comitato per l’Istruzione pubblica” viene introdotto per la prima volta il concetto della proprietà collettiva delle opere d’arte. Si stabilisce l’appartenenza delle opere d’arte alla Nazione, che deve tutelarle ma anche valorizzarle. Con questa idea nasce a Parigi un “grande Museo della Repubblica”, (il Louvre) che diviene il primo museo nazionale.
La nascita del museo com’è inteso oggi è figlia dell’Illuminismo. L’intenzione è di garantire la conservazione dei valori storici, introdurre il concetto di didattica a fini di conoscenza e di diletto, ed esaltare “la valenza simbolica a rappresentazione del prestigio e della gloria patria” esposti allo sguardo del popolo. Praticamente si incarna nel museo una cultura originale e autonoma, non solo diversa, ma radicalmente opposta a quella del collezionismo per “assomigliare a una ricca biblioteca, in cui chi è desideroso di sapere, è felice di incontrare opere di tutti i tipi e di tutti i tempi”.
Ma per avere il più importante museo al mondo bisogna riempirlo di opere straordinarie, anche se non appartenevano alla tradizione del Paese che le ospita. Arrivano dalla “Campagne d’Italie” le più celebri sculture antiche del mondo, i capolavori dell’età d’oro del Rinascimento, i lavori della tradizione accademica, che la storiografia già riconosce come fondamentali della cultura figurativa occidentale.
Ricordiamoci che sia con il “Grand Tour” che con la vendita a stranieri di molte collezioni d’arte delle dinastie principesche rinascimentali estinte e delle casate aristocratiche decadute, il patrimonio artistico italiano ha già cominciato a disperdersi.
Con il Congresso di Vienna, lo Stato Pontificio e le molte amministrazioni locali della Penisola ottengono il recupero dell’ottanta percento delle opere trafugate che torneranno a Roma nella primavera del 1816 ed è proprio a partire da allora che il patrimonio culturale vien visto come strumento di educazione del cittadino. Tre personaggi saranno essenziali, per il Vaticano, per organizzare il recupero delle opere trafugate e per la costruzione di quello che sarà l’idea del Museo odierno.
- Papa Pio VII Chiaramonti in grande contrasto con Napoleone, non cede mai alle sue lusinghe. A lui si deve l’intenzione di riprende l’idea del Museo come spazio pubblico. “Pensa che il patrimonio culturale è possesso morale e spirituale di tutti e per questo lo Stato ha il diritto-dovere di intervenire sui beni ovunque distribuiti e comunque posseduti. La moderna civiltà giuridica comincia da qui.” Le opere recuperate riprendono la strada del Museo Vaticano ed altre sedi pubbliche.
- Ercole Consalvi, segretario di Pio VII lo incoraggia a promuovere campagne di scavi e grandi progetti urbanistici. Abile diplomatico, sarà l’intelligente guida del Papa nella salvaguardia dell’identità e del patrimonio culturale della città. In contatto a Londra con il futuro Giorgio IV, ottiene da lui il finanziamento delle spese di imballaggio delle opere da recuperare a Parigi e il trasporto da parte della flotta britannica delle opere d’arte da Anversa a Civitavecchia. Ritornano così a Roma molti capolavori fra cui i dipinti di Raffaello (l’Incoronazione della Vergine, la Trasfigurazione) sistemati poi nella nuova Pinacoteca Vaticana, l’enorme tela della Santa Petronilla di Guercino già al Quirinale e collocata ai Musei Capitolini e tantissime altre opere ora custodite presso i nostri musei cittadini. Sarà sua l’idea di incaricare Canova lo scultore più famoso e amato del mondo per il recupero in Francia delle opere trafugate.
- Antonio Canova: la sua competenza professionale e il suo prestigio giocarono un ruolo fondamentale nel recupero delle opere. Andrà a recuperare i beni artistici appartenute allo Stato Pontificio che farà rientrare di notte da Porta Sant’Anna per essere sicuri che di non farle finire nei luoghi d’origine ma in un museo come modello visibile per tutti.
“Nel museo pubblico una nazione celebra il proprio passato in tutti i suoi aspetti. Nel corso dell’Ottocento l’istituzione museale conosce ovunque uno sviluppo imponente, articolandosi – sostituendo al museo «universale» il museo «specializzato» – in settori differenziati per i diversi rami del sapere (scienza, tecnologia, storia, arte) all’interno dei quali è interessante notare l’emergere dei musei di arti decorative e applicate”.
Oltre alla “conservazione” sono fondamentali gli aspetti legati alla:
– comunicazione
– formazione e divulgazione
e pertanto diventa importante/qualificante l”allestimento”.
Certo. Sono elementi fondamentali nel concetto di “museo”. La ringrazio di arricchire il mio articolo con questa precisione. Nello svilupparsi verso un’evoluzione moderna dello spazio museale questi elementi hanno preso una valenza essenziale.
Ho letto l’articolo con molto interesse. Ho apprezzato molto la storia, ora capisco meglio le difficoltà di coloro che ancora oggi si dedicano al recupero delle opere d’arte. Grazie
Sono felice che il mio articolo l’abbia aiutato a capire meglio come certi personaggi illuminati hanno permesso alla storia dell’arte di evolversi e formare una coscienza nel rispetto delle opere e della loro conservazione.