Tardigrado: un nome che suona importante. Ed è così: anche se non nelle dimensioni!
Il nome “tardigrado” è stato attribuito dal naturalista Lazzaro Spallanzani a un animaletto invertebrato dalle dimensioni microscopiche (inferiori a un mm) per il fatto che si muove lentamente con un’andatura simile a quella di un orso.
Anche se sono abbondantissimi in natura (ne esistono un migliaio di specie diverse) certamente non ne abbiamo mai visto uno: a motivo delle loro dimensioni, per osservarli serve un microscopio!
Sono “animali” a tutti gli effetti: hanno uno scheletro (esterno: esoscheletro), una bocca attraverso la quale si nutrono, un apparato digerente, un sistema nervoso, delle zampe (quattro paia), un sistema sessuale – in alcune specie ci sono ‘maschi’ e ‘femmine’ altre specie sono invece “ermafrodite” e metodi riproduttivi assai diversificati.
Questo animaletto è oggetto di studio perché dotato di caratteristiche di adattamento all’ambiente che definire eccezionali è dire poco: mentre la vita “attiva” è di circa un anno, possono andare in “quiescenza” (una forma di letargo) e essere in grado di riprendersi (cioè ritornare “vivi” e in grado di riprodursi) anche dopo decine di anni al venir meno delle condizioni ambientali che ne hanno determinato la “quiescenza”.
La letteratura riporta i casi di tardigradi presenti in un muschio conservato per oltre 10 anni in un freezer a – 80°C e di altri rimasti per 30 anni in ghiacci dell’Antartide ritornati attivi poco tempo dopo lo scongelamento.
Possono sopportare temperature elevatissime (fino a +150°C), pressioni di oltre 6000 atmosfere, totale disidratazione e mancanza di ossigeno.
Una caratteristica che ha suscitato particolare interesse è la resistenza all’esposizione alle radiazioni: i tardigradi possono sopportare livelli di radiazione cento volte superiori a quelle che sono letali per l’uomo.
Una equipe giapponese ha sequenziato il DNA di una di queste specie e ha individuato il gene che codifica una proteina presente probabilmente solo in essi. Questa proteina, aggiunta a cellule umane in coltura, incrementa di oltre il 40% la loro resistenza alle radiazioni. In un futuro questo potrebbe essere utilizzato per proteggere il personale che per motivi professionali è maggiormente esposto a radiazioni.
Molti di coloro che ne hanno sentito parlare si sono letteralmente innamorati dei tardigradi, al punto che su Facebook si sono costituiti dei gruppi. Uno di appassionati “tardigrado” e uno di ecologisti spinti “Lasciate in pace i tardigradi” e internet pullula di articoli.
Vi ricordate come anni fa impazzava tra i ragazzi un giochino per smartphone che invitava a nutrire un pulcino? Era del tutto virtuale ma aveva un grandissimo successo.
Credo che, se adeguatamente presentata, potrebbe avere altrettanto successo, con in aggiunta la possibilità di ispirare nei giovanissimi un sano interesse per la natura, la proposta, “Come Trovare e Prendersi Cura di un Tardigrado (Orso d’Acqua)”.
Su internet un articolo fornisce dettagliate istruzioni su come procurarsi dei tardigradi, su cosa fare per osservarli – è necessario solo un microscopio ottico – e nutrirli.
Ecco una idea-regalo per il prossimo compleanno di un figlio o nipote!