CULTURA: Belzoni: il più famoso ladro di tombe di tutti i tempi o il primo vero archeologo della storia?

Chi di noi non ha sognato di avventure davanti alle immagini di Indiana Jones, il personaggio della saga ideata da George Lucas e diretta da Steven Spielberg negli anni ’80? Il dinamico archeologo interpretato da Harrison Ford, sempre alla ricerca di reperti straordinari in giro per il mondo, sembra ricordarci Giovanni Belzoni, una figura al di fuori del comune.
Chi è questo personaggio unico nato nel 1778, primo dei quattro figli di un barbiere di Padova? Giovanni è un gigante alto due metri e dieci, un vero prodigio della natura. Gira freneticamente l’Europa, prima a Londra, e poi in Spagna, a Malta, in Sicilia e poi in Portogallo, per arrivare in Egitto dove, dopo varie vicissitudini, diventa una delle figure più controverse della storia dell’archeologia locale. Da giovane sfugge al reclutamento dell’esercito entrando in un convento di frati Cappuccini, poi fugge dal monastero.
A Parigi diventa un venditore ambulante di talismani religiosi. Arriva poi in Olanda da dove si trasferisce in Inghilterra nel 1802, sperando di affermarsi come ingegnere idraulico. Per mantenersi trova lavoro in un circo dove, grazie alla sua notevole forza, si esibisce come “uomo forzuto” con il nome di “Patagonian Samson”.
Ci sorprende la varietà dei suoi interessi. In pochi anni il gigante padovano passa da specialista in strumenti idraulici a inventore di spettacoli teatrali da avanspettacolo e infine ad archeologo. È in questa ultima veste che viene ricordato dalla storia. Charles Dickens scrive addirittura un articolo intitolato “The story of Giovanni Belzoni” in cui non manca di citare anche la moglie del gigante, Sarah Banne, conosciuta in Inghilterra che gli sarà a fianco tutta la vita.
Nel loro girovagare per l’Europa, i coniugi Belzoni incontrano a Malta un emissario del Pascià d’Egitto, Mehemet Ali, alla ricerca di tecnici per rendere più efficiente la gestione delle acque del Nilo. Il nostro eroe in quell’occasione spolvera le sue conoscenze e la sua passione per l’idraulica per proporre una macchina rivoluzionaria e si trasferisce al Cairo.
L’Egitto in quegli anni è un territorio inesplorato.
L’archeologia è alle sue prime armi. Si parla arabo, inglese e francese ma quando si parla di affari si parla italiano.
Quando il giovane arriva al Cairo, dopo qualche anni trascorsi a Roma gli è rimasta la passione per le bellezze archeologiche. Conosce a breve il console generale britannico in Egitto, Henry Salt, molto interessato alle antichità egizie e deciso a fornire al British Museum una collezione di reperti egiziani, oramai di gran moda in Europa. Salt convince il nostro amico a compiere ricerche archeologiche per conto del governo britannico, visto che la sua avventura con le macchine idrauliche si conclude senza successo.
Organizza il trasporto da Tebe del busto di Ramses II un colossale artefatto in pietra pesante oltre sette tonnellate e alto più di due metri e mezzo dal tempio di Ramesse, oggi al British Museum, (le sue capacità di gestire sistemi idraulici lo aiuteranno in questo) e inizia una serie di fortunose scoperte, tra l’altro la ricognizione del tempio di Abu Simbel.
Fu il primo a penetrare il cuore della prima piramide di Ghiza dove lascia una scritta con il suo nome. E’ sua la scoperta della magnifica tomba di Set I, padre di Ramesse II nella Valle dei Re chiamata poi “Tomba di Belzoni”. Ne estrae lo splendido sarcofago del faraone in alabastro traslucido che offrirà al British Museum che lo rifiuta trovandolo troppo caro. Sarà poi acquistato dall’architetto John Soane che lo fa installare nella “cripta” della sua abitazione museo a Londra, dove si trova ancora oggi.
Nella comunità straniera del Cairo c’è un piemontese, Bernardino Drovetti, console francese ad Alessandria che diventa lo spietato concorrente di Belzoni. Le scoperte di Drovetti formeranno la base del Museo Egizio di Torino, del Louvre e del Museo di Storia Antica di Berlino. Era un uomo abile, astuto e cinico. Tra di loro si apre una vera guerra di spie in cui tutti colpi son permessi: attentati, sabotaggi e minacce di morte.
Che memoria rimane di questo uomo formidabile? Anche se Belzoni sarà spesso ricordato come “Il più grande saccheggiatore di tutti i tempi, il più famoso ladro di tombe che l’Egitto abbia mai conosciuto”, bisogna riconoscere che sicuramente a l’epoca non c’era molta comprensione per i manufatti ritrovati, e c’era tanta spregiudicatezza; ricordiamoci il contesto storico in cui operava. Infatti sar

à solo nel 1850 circa, che un francese, Auguste Mariette, il fondatore del primo museo nazionale egiziano, introduce il concetto della conservazione.
Belzoni ha sicuramente collaborato alla profanazione del patrimonio egiziano, fatto che, all’epoca, non era certo considerato un crimine, ma era “un archeologo autentico” anche se improvvisato. Si è distinto per l’ordine e la metodicità con cui eseguiva gli scavi, un grandissimo gusto per l’avventura, un carattere vulcanico e indipendente e un’immensa energia e forza fisica. Morirà nel 1823 nel Benin a 45 anni e sarà sepolto sotto un albero.

Per saperne di più su Giovanni Belzoni, clicca qui

 

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8 Commenti
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Paola libera
1 Aprile 2019 19:06

Sempre interessante

Gianluigi Peretti
22 Marzo 2019 2:21

Prima di affrontare un argomento storico e un personaggio complesso come Giovanni Battista Belzoni, è bene informarsi a fondo sui tempi, sui fatti, sul personaggio. Belzoni non ha rubato assolutamente nulla. Il pascià del tempo lasciava che gli europei si tenessero le pietre antiche purchè cooperassero alla modernizzazione dell’Egitto. E come pioniere dell’egittologia B. ha operato inizialmente ai servigi del console inglese H. Salt e fu istruito dall’orientalista svizzero-inglese J. L. Burckardt sull’importanza di quello che doveva fare. Lui operò nel nome della scienza, della ricerca, come ha dimostrato il bel film coprodotto dalla BCC. H. Carter, scopritore della tomba di Tutankamom, l’ha ritenuto il più geniale ricercatore di reperti in campo egittologico.

Marguerite de Merode
Reply to  Gianluigi Peretti
22 Marzo 2019 8:57

Sono assolutamente d’accordo con lei. Infatti se rilegge con attenzione il mio articolo Belzoni non è mai trattato come un ladro. Contestualizzando il momento in cui opera, ha agito, anzi, come uno dei primi seri archeologi del suo tempo e l’articolo gliene da merito. Gli spazi concessi ai nostri testi non ci permettono di approfondire e le sono grata di averlo fatto per me. Rimane un personaggio unico e per quello va ricordato con grande rispetto.

Gianluigi
Reply to  Marguerite de Merode
20 Dicembre 2019 1:42

Sono ancora Gianluigi, chi rappresenta la foto pubblicata agli inizi dell’articolo? Non mi sembra che ai tempi del Belzoni esistesse già la fotografia. Di lui esistono molte stampe, incisioni e ritratti, sia abbigliato alla turca che in borghese, a Padova e in Inghilterra. Lui stesso era buon disegnatore e ha lasciato numerosi disegni acquarellati che vendette assieme al suo Narrative.

Reply to  Gianluigi
21 Dicembre 2019 12:57

Gentile Ganluigi,
grazie che, dopo tanto tempo, ritorna sull’articolo del primo gennaio del 2018!
Se guarda attentamente l’illustrazione ripresa nell’articolo a cui Lei allude, vedrà che, infatti, si tratta di una stampa, un’incisione, che riprende le sembianze di Belzoni. Come dice Lei giustamente “Di lui esistono molte stampe, incisioni e ritratti, sia abbigliato alla turca che in borghese, a Padova e in Inghilterra.”
Grazie del suo interesse per il nostro giornale.
Marguerite de Merode

Marguerite de Merode
2 Gennaio 2018 20:43

Carissimo Pierluigi,
sono felice il mio articolo le sia piaciuto. E una gioia comunicare un pò di “illuminate informazioni” e dividerle con i nostri lettori. Ricevere consensi è, per noi, un bel incentivo!
A presto per il prossimo numero!
Marguerite

Marguerite de Merode
Reply to  Marguerite de Merode
2 Gennaio 2018 20:44

E, dimenticavo, un augurio anche a lei di un felice 2018!

2 Gennaio 2018 10:52

Grazie, come al solito trovo interessante e piacevole il vostro giornale.
L’articolo su Belzoni mi ha affascinato.
Divertente l’articolo della signora Datti.
Ancora grazie, un saluto e un augurio per l’anno nuovo.
Pierluigi Trico’