CULTURA – I calcoli e la matematica

Nei miei primi anni di lavoro, inizio anni ‘70, si risolvevano tutti i problemi matematici con pazienza, un foglio di carta e le penna.  Avevamo una macchinetta meccanica comoda ma ancora molto complicata la “divisumma”, le operazioni più semplici conveniva, comunque, farle a mano. La prima calcolatrice “elettronica” mi fu regalata da mia moglie, era un mobiletto direi 40 cm per 25 e troneggiava sulla mia scrivania. Me ne innamorai pazzamente; riuscivo a fare tutti i calcoli necessari per la mia attività, in un tempo veramente incredibile, aveva però solo le 4 operazioni. A casa nostra fu subito nominata “Lara” forse in omaggio al Dott Zivago o forse come un amore per una bella donna. Qualche tempo dopo ebbi l’opportunità di un primo viaggio in Giappone. La mia curiosità era al massimo, “intrigato” per un permanenza in un paese “ad alta tecnologia”.. Arrivato a Hong Kong, lasciata la valigia in albergo comincio a girellare nei dintorni dell’albergo, visito negozi, uffici grandi e piccoli. Grande sorpresa nel constatare che tutti, sul bancone o scrivania, avevano quello che noi usavamo da piccoli per i primi rudimenti sui numeri, cioè qualcosa di simile al pallottoliere… l’abaco. Nessuno aveva la pur “ombra” di una calcolatrice, tutti muovevano con le dita le varie pallette ad una velocità incredibile, una parte all’altra, sopra sotto e in pochi secondi, voilà i risultati delle loro operazioni anche complesse.
Osservavo i vari impiegati intenti ai loro calcoli e mi chiedevo come era possibile una velocità di esecuzione per ogni tipo di operazione in frazioni quasi di secondo. Passati gli anni sono tornato in Giappone varie volte e l’uso dell’abaco non è mai scomparso e continua ad essere molto diffuso. Sembra che l’uso di questo strumento sia la base della capacità di calcolo mentale veramente notevole dei Giapponesi.
Mi sono consultato con un amico che ha vissuto in Giappone per qualche anno, poi miei ricordi, hanno sollecitato la curiosità sull’argomento.
Il segreto delle capacità dei Giapponesi, è dovuto da una particolare antica tecnica di meditazione di origine Cinese, l’Anzan (che significa letteralmente “calcolo mentale”) che la più parte pratica fin da piccolissimi. L’Anzan è qualcosa di simile alla meditazione buddista, serve a migliorare le proprie capacità mentali, ma è principalmente un supporto psicologico nell’affrontare lo studio scolastico della matematica.  Naturalmente l’Anzan e il Soroban (abaco giapponese), insieme, riescono ad “educare” i ragazzini, certo più portati, a sviluppare calcoli prodigiosi.
L’Anzan, non si discosta dalle altre discipline meditative giapponesi, chi ha fatto karate, sa perfettamente che per rompere un legno o un mattone con la mano aperta, non deve pensare a spaccare il supporto, ma passare oltre il supporto.
Per l’Anzan dobbiamo immaginare di avere una mela in tasca e sentirne il suo peso la sua concretezza.  Così dobbiamo raffigurare il Soroban nella propria testa e spostare le palline delle varie unità solo mentalmente. Certo è necessario un grande allenamento, ma i risultati sono eccezionali. E’ impressionante vedere i campioni di Anzan all’opera, con le loro dita che si muovono velocissime su un immaginario Soroban, spostando immaginari blocchi di palline. Guarda una scuola giapponese.

L’abaco procura un’esperienza multisensoriale; infatti l’abacista vede muoversi le palline, le sente tintinnare quando urtano una contro l’altra, e le percepisce nel suo insieme. Sicuramente non esiste un altro calcolatore digitale che abbia un’attendibilità così alta in proporzione al basso costo di acquisto e di manutenzione

I giapponesi, nonostante il proliferare dei computer, non hanno mai abbandonato l’abaco.
Olimpiadi dei numeri tenutasi in Giappone nel 2016:

A parità di esperienza due giovani che utilizzano, uno, le tecniche dell’Anzan e l’altro una normale calcolatrice, hanno rese di tempo assolutamente differenti, la prima finisce i suoi calcoli, anche complessi, con un tempo del 25% inferiore alla seconda..

Come per molte arti tradizionali giapponesi, gli studenti dell’abaco si muovono attraverso diversi gradi di esperienza. Il titolo principale viene assegnato solo a coloro che ottengono punteggi perfetti in quattro categorie: moltiplicazione, divisione, addizione e sottrazione e contabilità.
Secondo uno studio condotto da università giapponesi la mente tende ad annebbiarsi se utilizzi in modo continuativo una calcolatrice. La disciplina dell’Ansan, favorisce, invece, le tecniche di concentrazione e di apprendimento anche per qualsiasi altra disciplina.
Cosa dire? Torno alla carta e penna, calcolatrice o studio il binomio Anzan/Abaco?

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2 Commenti
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7 Aprile 2018 18:54

Affascinato dall’articolo del sig. Carlo Verga.
Grazie
Pierluigi Tricò Scazzola

Pietro Zezza
2 Aprile 2018 12:06

Sopratutto il video della scuola giapponese é veramente incredibile!
Faccio un doposcuola a bambini delle medie e non conoscono le tabelline!