Nessuna paura. Non parlerò di mielose promesse eterne per sostegno a grandi amori che esigono pesanti impegni e, dure prove: l’andare oltre oceano a cercare fortuna, rompere con la famiglia che non accoglie l’amato, nascondere i propri sentimenti affinché lei/lui abbia con l’altro/altra una vita migliore, affrontare ostacoli invincibili e poi e poi. No. Perché le prove d’amore non sono o, piuttosto, non sono più, queste: eroiche. Le prove d’amore sono quelle che invece ci sfidano giorno dopo giorno, senza pietà, con ripetizioni estenuanti.
Per Lui: essere gentile con i suoi parenti, non parlare a bocca piena gesticolando, buttare il vecchio maglione (più buchi che lana) insieme alle vecchie scarpe, mettere nel cestone la roba da lavare invece di buttarla nel solito angolo in bagno, sciacquare il lavandino dopo essersi lavato i denti, non usare la sua spazzola per capelli, non trasformarsi in un ebete incantato ogni volta che compare il suo antico flirt.
Per Lei: rinunciare, ahimè, a civettare con un vecchio amore, vestirsi con più modestia, non interromperlo a metà del suo racconto purtroppo troppe, troppe volte ascoltato, non commentare la bellezza (bruttezza) della sua vecchia fiamma, non sogghignare al racconto di sue epiche imprese che il tempo continua ad arricchire, non strappare furiosa le foto del suo passato insieme ai preziosi consigli culinari della suocera.
Ma dato che la orribile mielosa parola AMORE abbraccia tutto l’universo degli affetti, non ci dobbiamo limitare alle prove per coppie: prove d’amore vengono quotidianamente richieste da genitori a figli (studia, non fare tardi, me la fai conoscere, tagliati i capelli) da figli a genitori (fìdati!!).
Le prove d’amore sono senza fine nello spazio e nel tempo.
Poco tempo fa la mia nipote più piccola ha protestato violentemente: i fratelli grandi erano stati portati da me sia a Gardaland che a Mirabilandia (ed il ricordo del terrore provato su altissime montagne russe è documentato da terribili fotografie in cui dimostro non meno di 300 anni ), e lei…niente. Non voglio che ne venga fuori un “Volevi più bene a loro” per cui…provvedo. Chiamo per supporto una mia nipote con i suoi figli e vedo di riparare a questo orrore. Si parte per la meta agognata. La giornata scorre estenuante, divertente e terrorizzante: trenini impazziti, tazze che girano vorticosamente, la casa del terrore da cui esco assolutamente sconvolta, seggiolini sparati come razzi su una torre altissima. Stessa impressione degli astronauti al decollo, ci dicono. Ma, a questa età, dovevo proprio essere sparata sulla luna? Mi sono appena ripresa pensando di esserne ormai fuori, quando “dobbiamo andare lassù” mi sussurra mia nipote. Il LASSU’ che mi indica con la mano è una rotaia altissima talmente alta che bisogna ruotare il collo come per vedere un aereo. Con due giri della morte trascina file di seggiolini che ruotando su loro stessi salgono come pazzi scendono come folli con le gambe dei malcapitati sospese nel vuoto.
I dintorni sono pieni delle urla di divertimento, ma anche di panico, di tutti quelli che stanno affrontando questa prova. Chino il capo e ci mettiamo in fila. Mia nipote, che non ha mai paura di nulla, e che forse è la più piccola della fila, mi stringe la mano per conforto.. Un maniglione ci attanaglia il busto legandoci alla sedia per sicurezza, i piedi penzolano nel vuoto. Partiamo. Non sono in genere una fifona ma non ho le parole per descrivere la paura folle che ho avuto. Mia nipote, accanto a me, a testa in giù, a gambe in su, ruotando a pazza velocità, è felice. Io credo di aver tenuto molto gli occhi chiusi e forse ho addirittura pregato tutti i santi del cielo. All’arrivo mi sento come uscita da un incubo. Quando il maniglione si solleva liberandomi, avrei voglia di piangere dal sollievo. Ma, mamma mia, sono contenta di averlo fatto questo terribile KATUN.
Lavinia mi prende per mano e con gli occhi che scintillano di orgoglioso affetto: “NONNA SEI LA PIU’ VECCHIA DI MIRABILANDIA”. Per lei un complimento enorme; per me varrà come prova d’amore?
Eroica