da “Otto limericks per Dorella e altre storie acide”
Edizioni Clichy
Un lato del Musée d’Orsay, dalla parte delle statue di bronzo, affaccia, come si sa, su rue de Lille. Scendendo la scalinata della vecchia stazione, verso sinistra, dalla parte opposta rispetto al museo, c’è il tetro edificio che ospita gli uffici della Caisse des Deperts. Poco più avanti, c’è la sede di rappresentanza della stessa Caisse des Depòts, i cui finestroni, protetti da inferriate dorate di ferro battuto, sormontate da intempestivi festoni natalizi, pretendono di ispirare solidità e sicurezza.
Il 17 novembre, alle 5 del pomeriggio di una domenica gelida la strada è deserta. Due uomini si incrociano camminando sui marcia-piedi opposti. Uno indossa un lungo cappotto blu scuro, di cachemire, che deve essere stato molto costoso ma che è piuttosto vecchio, perché qua e lì il tessuto è sbiadito e le tasche verticali, a filo, sono lise. Calcato sulla testa ha un cappelluccio nero, tondo, da marinaio brettone, di quelli che si possono stringere sul cranio grazie ad una fettuccia di velcro. Dall’orlo del cappelluccio spuntano folti capelli bianchi, disordinati.
L’uomo che cammina sull’altro marciapiede è lungo e magro come una statua di Giacometti, è molto più giovane e indossa un cappotto spinato di tessuto scadente, nuovo e ben stirato. Intorno al collo ha una sciarpa gialla annodata con cura.
Dopo essersi scrutati, senza rallentare, i due uomini compiono all’incirca altri cinquanta passi, ciascuno sul suo marciapiede e nella sua direzione. Poi si voltano entrambi, in perfetta sincronia. L’uomo con la sciarpa gialla estrae una pistola e spara all’uomo con il cappotto blu dall’altra parte della strada. Questi ha appena pensato, con un brivido di paura che rue de Lille, a quell’ora, è il luogo ideale per un omicidio insensato. Prima di morire ha il tempo di meravigliarsi della sua preveggenza e di preoccuparsi per il cappotto che, cadendo, si può sporcare… ma non di capire che rue de Lille, di fronte alla Caisse des Depòts, è il posto casualmente esemplare per l’omicidio di un banchiere.