Un immaginario che mi ricorda una colazione di qualche tempo fa con alcuni amici di vari paesi. In quella occasione avevamo affrontato l’argomento dai 4000 anni precedenti, il tempo delle piramidi e cosa sarebbe successo nei successivi 4000 anni. Rimanemmo tutti impressionati dai commenti di ciascuno dei partecipanti alla discussione, gli Americani molto positivi sull’evoluzione della nostra civiltà, gli europei alquanto negativi.
Ma come viene misurato il grado evolutivo di una civiltà? Le classificazioni sono tante, ma fino ad oggi la più importante è quella dall’astronomo russo Nikolai Semenovich Kardashev, utilizzata dalle grandi società astronomiche del mondo.
Kardashev ha creato una scala che si basa sulla quantità di energia assorbita da un’ipotetica civiltà evoluta. E’ una teoria, ma è un concetto che può far capire fino a che punto la specie umana potrebbe svilupparsi in base alla quantità di energia disponibile e utilizzabile.
Il primo sistema fu ipotizzato nel 1963, Kardashev propose di classificare eventuali civiltà extraterrestri in base alla capacità di effettuare trasmissioni radio attraverso le galassie.
Successivamente, ha proposto 5 gradini evolutivi, poi portati a 10, dei secondi 5 però non parleremo in questa sede. Il livello di partenza è 0. Il passaggio ai gradini successivi avviene solo quando una civiltà ha pienamente sfruttato il proprio potenziale energetico del livello precedente.
- Tipo 0: sono quelle civiltà che non sono in grado di sfruttare tutta l’energia prodotta dal loro pianeta, ne’ direttamente (energia solare) ne’ indirettamente (energia eolica, idraulica o di prodotti derivati come i combustibili fossili). Nel 1964, quando questa scala prese forma, la civiltà terrestre rientrava in questo tipo.
- Tipo I: rientrano in questo gruppo le civiltà in grado di utilizzare tutta l’energia disponibile sul loro pianeta d’origine (secondo i calcoli che Kardashev si parla di 4×1012 watt- il totale di energia emessa dal sole in una sfera tridimensionale). Oggi la civiltà terrestre è molto vicina a raggiungere questo stadio.
- Tipo II: sono le civiltà capaci di raccogliere e utilizzare tutta l’energia della stella del proprio sistema solare (4×1026 watt.)
- Tipo III: quelle civiltà in grado di utilizzare tutta l’energia della propria galassia (4×1037 watt)
- Tipo IV: ipotetiche civiltà in grado di controllare tutta l’energia di un superammasso di galassie (circa 4×1046 watt)
La civiltà umana è ancora “Tipo 0” in quanto utilizza solo una piccola parte dell’energia totale disponibile sulla Terra. Potremmo raggiungere una civiltà di tipo I intorno all’anno 2200, di tipo II intorno al 5200 e di tipo III intorno al 7800.
Il fisico teorico e futurista Michio Kaku prevede, invece, che in soli 100 anni l’umanità farà il salto da una civiltà di tipo zero a una civiltà di tipo I. In altre parole, saremo in grado di sfruttare l’intera somma energetica di un pianeta.
Con un tale potere, gli uomini del XXI secolo sapranno sfruttare pienamente le tecnologie energetiche pulite come la fusione e l’energia solare. Inoltre, saranno in grado di manipolare l’energia planetaria per controllare il clima globale.
La tecnologia ha progredito in modo esponenziale dal 1500 e questo ritmo continuerà in modo incessante nei secoli a venire.
Il futurista Adrian Berry ritiene che tra 500 anni la durata media della vita umana raggiungerà i 140 anni e che l’archiviazione digitale delle personalità umane consentirà una sorta di immortalità computerizzata. Gli umani coltiveranno gli oceani, viaggeranno in astronavi e risiederanno nelle colonie lunari e marziane mentre i robot esploreranno il cosmo esterno.
E tra 5000 anni?
Se raggiungessimo lo status di tipo II, gli umani del 71 secolo raggiungerebbero un potere tecnologico incredibile oggi. Dyson crede che tale civiltà, sarebbe in grado di incapsulare una stella con i suoi satelliti per raccoglierne l’energia. Altre aspetti includono i viaggi interstellari e la capacità di spostare interi pianeti – e tutto questo in aggiunta a qualsiasi altra scoperta sia avvenuta o avvenga in genetica e informatica.
Tali futuri esseri umani probabilmente differiranno molto da noi culturalmente o persino neurologicamente. Potrebbero essere ciò che i futuristi e i filosofi chiamano postumani o transumani.
Però, nonostante le previsioni, in 5000 anni, potremmo aver distrutto o devastato noi stessi e involontariamente il pianeta con ogni tipo di tecnologia. Potremo non riuscire a sventare eventuali minacce posta dagli asteroidi e dalle collisioni delle comete. Potremmo, anche, incontrare una civiltà aliena di tipo II molto prima di raggiungere noi stessi quel livello.
Ci dobbiamo preoccupare? Certo novità e forse problemi tanti ma non appartengono alla nostra generazione e neanche a quella dei nostri figli, nipoti e pronipoti, poi chissà.
Sto ancora riflettendo sulle tematiche esposte dall’articolo. Certamente le classificazioni aiutano a definire questioni difficili come le previsioni sul futuro del’umanità. Personalmente ritengo che l’accelerazione di questo ultimo secolo, data dall’eccessivo sfruttamento delle energie sotterranee, non toglie alla natura che si riassetterà su nuovi equilibri ma l’uomo soccombe. Che ne sará di noi? Siamo troppi e infestiamo il pianeta come batteri. I sopravvissuti forse vivranno come previsto nel pezzo di Verga.