COSTUME – Sbalordimento? Stupore? Vergogna?

Abitiamo senza dubbio forse nella più bella città del mondo, carica di millenni di storia documentati da splendidi monumenti che vanno dall’antica Roma fino alle ultime realizzazioni architettoniche dell’EUR.

Sembra impossibile ma proprio questa città gode della peggiore manutenzione di tutta Italia. Nulla funziona, tutto cade e crolla.

Per cui

CRONACA DI UNA GIORNATA POSSIBILE

La signora Pina si alza di buon umore. È una bellissima giornata romana. Deve fare qualche giro al centro ed osa per questo svegliare l’auto che dorme nel parcheggio da giorni. Fischietta contenta, un’occhiata al Campidoglio, uno all’Altare della Patria, ed imbocca veloce via Quattro Novembre. Ma la salita la tradisce. Un autobus le stringe il passaggio facendola piombare in una buca. Sbatte forte la testa contro il finestrino. Fa male. Pensa di continuare la salita rimbalzando nelle buche ad ogni passo e ad ogni passo sentendosi come dentro ad una centrifuga. Capisce perché in alcuni quartieri i cittadini provvedono direttamente alla riparazione delle buche armati di palette e bitume.

Continua indomita. Lascia però la macchina e decide di affidarsi ai mezzi pubblici. Alla fermata del Tritone ce ne sono parecchi. Per ognuno è indicato con precisione il percorso: Barberini, Tritone, Largo Chigi ecc. Posto per terra un cartello rotondo con un’unica indicazione: un grosso numero scritto a penna. Alla scritta se ne aggiunge presto una seconda: “SI VABBE’ MA ANDO’ CAV VA ??” E non c’è scritto CAV.

Cerca con fatica un tabaccaio e si impadronisce del suo biglietto. Non ha nulla contro il pagamento di un pedaggio per il trasporto pubblico ma, dopo aver pagato un biglietto 1 euro e 50, non si aspetta di essere issata in un mezzo in cui un fiammifero non potrebbe cadere. La borsa con la lunga tracolla rimane spiaccicata sei persone indietro. Occorre farne un recupero come per una lenza da pesca. Impossibile arrivare, se anche lo si volesse veramente, all’OBLITERATORE situato dove il posto fra i sedili è più stretto e dove è assolutamente impossibile passare. Per scendere bisogna lottare strenuamente come per salire. Ce la fa a fatica uscendo dalla parte riservata all’entrata. Scarmigliata (ha soggiornato traballante con la testa sotto l’ascella di un altissimo signore), il paltò slacciato (i bottoni sono rimasti tra la folla). Ma salva! Si salva dato che non appena è scesa ha saputo che un autobus è andato a fuoco proprio a Via del Tritone. I social si sono scatenati immediatamente: “Il Sindaco ci aveva promesso 600 autobus nuovi FIAMMANTI! “Ecco il primo! Ha mantenuto la promessa. In effetti poi che andranno a fuoco saranno 11 e non 600.

In macchina…capocciate, in autobus una lotta….la Signora Pina decide di rilassarsi con quattro passi a piedi. Si concede di accendersi una sigaretta. Qualche boccata rilassante e poi….se la tiene in mano per più di mezz’ora. Non vuole buttarla a terra ma non c’è ombra di un cestino. Vede anche proprietari di cani con in mano “il sacchetto” che si guardano intorno smarriti. Alcuni lo riportano a casa. Ecco finalmente i cassonetti…stracolmi. Se traboccano però vuole almeno dire che ne facciamo uso… quando ci sono. Dall’altra parte della strada un ragazzo extracomunitario armato di scopa tiene pulito un pezzo di marciapiede. Lontano e molto discreto un bicchierino. Per chi vuole offrire un piccolo aiuto.

La signora Pina non vuole darla vinta ad una giornata che si era aperta piena di luce. Decide di fare una passeggiata a Colle Oppio. Compariva in un recente film tutto pulito ed in ordine. Sì ma per il film. Ora è un tripudio di cartacce. L’erba alta ha soffocato le scarne aiuole.

Torna a casa sconsolata.

La pulizia affidata alla buona volontà di un extracomunitario, le buche alla buona volontà di esasperati residenti, i giardini in ordine solo quando, come quello degli ARANCI all’Aventino, sono stati adottati da grosse Società che li mantengono. Perfino tre quadratini di prato all’incrocio di Belle Arti hanno avuto bisogno di essere adottati.

Ed è una città meravigliosa la nostra per la quale però ci auguriamo un futuro molto migliore.

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