LA LAMPADINA/NOTE DI VIAGGIO – Napoli sopra e sotto

Articolo di Marguerite de Merode e Gaia Montini

(GM) Fine maggio: siamo partiti per Napoli in venti, anzi no, in 19 perché qualcuno ha perso il treno. Partiti dunque, molto fiduciosi di trovare infine un clima più primaverile, un po’ di sole e aria di mare. Alla stazione di Napoli Centrale ci ha accolto la nostra guida, storica dell’arte, Rory Troise, sorridente e straordinariamente preparata sulla storia e gli aneddoti della sua città. In pullman, ha cominciato infatti a raccontarci fin dalle origini mitologiche, dal ritrovamento della sirena Partenope sulle coste dove sorse la primitiva città, proseguendo fino ai giorni nostri, mentre facevamo un giro ricognitivo ed orientativo nel traffico del centro.
Siamo infine giunti alla Grotta di Seiano, dove abbiamo recuperato la pecorella smarrita a Roma.
E qui sono cominciate le sorprese, numerose, che ci ha riservato questo magnifico viaggio: la grotta è in realtà un tunnel lungo quasi un chilometro, scavato nel tufo in epoca romana. Siamo sbucati dall’altra parte ed altra sorpresa: la Villa romana di Pollione, liberto che aveva fatto fortuna al tempo di Augusto, uomo ritenuto iniquo da Seneca, ma certamente con gran gusto! Sito spettacolare, aperto da poco con bel restauro del teatro e dell’odeon, e con vista a strapiombo su Nisida, Procida, Ischia da una parte, e Napoli dall’altra.
La giornata è proseguita con una piacevolissima colazione a casa di Alfredo Diana, appena sopra il sito archeologico, in una casa accogliente ed un giardino straripante di fiori, ma soprattutto con una vista ancora più unica.
Il pomeriggio prevedeva la visita del Teatro san Carlo, con un breve passaggio alla chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, chiusa al pubblico perché in restauro, ma meritevole di essere vista, in particolare per il monumento funebre a Don Pedro da Toledo, uno dei rari esempi di arte di epoca rinascimentale/manierista rimasti a Napoli.
Siamo rimasti tutti estasiati al San Carlo, splendente di ori, gradevole e coinvolgente la spiegazione della guida, ed abbiamo potuto godere anche di qualche minuto di prove della “Madama Butterfly”.
Al museo del corallo, collezione di oggetti della famiglia Ascione che lavora questo prezioso materiale da otto generazioni, eravamo uno sparuto gruppetto, ma è stato estremamente interessante, perché effettivamente è difficile vedere dei simili capolavori, di una minuzia incredibile, scolpiti nel corallo o incisi nelle conchiglie per farne cammei. L’indomani, al tesoro di S. Gennaro abbiamo poi visto anche un calice fatto dagli stessi artigiani (artisti, direi).
Infine, tutti ben sistemati nei rispettivi alloggi, ci siamo poi trovati ben “in tiro” per il dinner al Circolo Nazionale dell’Unione, aperitivi squisiti ed ottima cena, peccato non aver potuto usufruire della terrazza, ma sono in corso restauri, e poi faceva un gran freddo!
Sabato mattina tutti puntualissimi alla Cappella Sansevero, che certamente la maggior parte di noi conosceva già, ma la nostra Rory ci ha dato modo di gioire di tanti particolare nuovi e comunque trovo che vale sempre la pena vedere simili bellezze. Rapiti, appunto, ci siamo attardati troppo, per cui un po’ più velocemente del previsto abbiamo attraversato il centro storico della città, la famosa Spaccanapoli, con i suoi cortili, le bancarelle ed i negozietti.

(MdM) Napoli è una continua sorpresa.
Aspettando l’arrivo del gruppo della Lampadina davanti alle scale del Duomo, mi sono avventurata in un vicolo adiacente per ammirare “Le sette opere di Misericordianella chiesa del Pio Monte della Misericordia. L’opera di Michelangelo Merisi da Caravaggio, dall’alto livello simbolistico, era messa, in questa occasione, in un confronto di grandissimo impatto con un lavoro dell’artista belga Jan Fabre; una statua di cera, grandezza naturale, autoritratto dell’artista, che tiene in bilico una croce di oltre due metri sul palmo della mano. Una grande emozione che non doveva diminuire penetrando con gli amici ritrovati, all’interno del Duomo, davanti alla Cappella dedicata a San Gennaro. La cappella, una delle massime espressioni del barocco partenopeo, porta, insieme al ricchissimo e sorprendente tesoro che avremo l’occasione di scoprire a breve, i segni antichi dell’immensa venerazione che la città rivolge al suo santo. Il rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro, che si ripete tre volte l’anno, e alla cui tradizionale cerimonia partecipano centinaia di napoletani, viene sempre accolto con una grandissima emotività.
A seguire, grazie alla gentile disponibilità di Alessandra Capece Minutolo, visitiamo la cappella che appartiene alla sua famiglia dall’inizio del ‘300. Solitamente chiusa al pubblico, rappresenta un interessante esempio di arte gotico-angioino. L’ora avanza e siamo aspettati nel Parco Grifeo a Villa Lucia dove la proprietaria, Diana De Feo, ci spiega i segreti di questa grande dimora la cui facciata dell’ingresso, policroma, rappresenta quella di un tempio dorico pompeiano.
Villa Lucia è stata fatta costruire da Ferdinando IV di Borbone come pegno d’amore per la sua seconda moglie Lucia Migliaccio principessa di Partanna e duchessa di Floridia, sposata morganaticamente.
Oltre che accoglierci così generosamente con un ricco aperitivo, Diana De Feo ci regala, dal terrazzo della sua casa, una vista unica e rara sul golfo della città. Difficile lasciare questo posto incantato dove ci eravamo deliziosamente istallati.
Scendiamo piano piano per proseguire i nostri giri cittadini non senza fermarci ad assaggiare un cuoppo alla Friggitoria san Martino insieme a un buon caffè. Comunque le sorprese non finiscono visto che stiamo per scoprire la Certosa di San Martino struttura gotica, trasformata in epoca barocca, oggi museo della città di cui ne racconta la storia, attraverso le collezioni e da cui si gode di una vista privilegiata sui differenti versanti della collina del Vomero e sui vigneti ancora in uso in piena città. Ognuno raggiunge il proprio alloggio, chi con la funicolare, chi con un taxi, per un meritato riposo.
Che eccellente programma quello di finire la serata, accolti a Palazzo Positano da Pierluigi Ciapparelli, con un concerto di clavicembalo seguito da una cena sotto i dipinti di Giacomo del Po. Una soluzione riposante, originale e di grande successo.
La domenica il nostro programma prosegue e ci avventuriamo nei meandri del Tunnel Borbonico sotto la collina di Pizzofalcone per un interessante visita guidata. Ci si entra, a pochi metri da Piazza del Plebiscito, dall’interno del parcheggio Morelli.
Commissionato da Ferdinando II di Borbone nel 1855 come rapida fuga verso il mare, il tunnel avrà varie destinazioni; militare, rifugio durante l’ultima guerra, deposito giudiziario (si vedono ancora numerose macchine d’epoca), deposito di qualsiasi rifiuto, per essere riqualificato, bonificato e aperto al pubblico dall’Associazione Culturale “Borbonica Sotterranea” in un affascinante percorso.

Recuperata la nostra guida, Rory, e i nostri ombrelli per proteggerci dalla pioggia incessante, proseguiamo per Palazzo Reale. Residenza di varie case regnanti, dai viceré spagnoli ai Borbonici, ripresa durante il dominio francese da Giuseppe Bonaparte e Giacomo Murat, poi, dopo l’Unità d’Italia, dai Savoia, il Palazzo sarà ceduto, nel 1919, allo Stato Italiano. A questo punto dopo la nostra lunga ma appassionante camminata, la sosta in una buona pizzeria napoletana non poteva mancare. Bisogna rinforzarsi per l’ultima tappa del nostro bel week-end partenopeo: la visita nel primo pomeriggio, di alcune stazioni contemporanee della metro linea 1. Università, Dante e Toledo classificata meritatamente la più bella stazione d’Europa.

Il viaggio finisce qui, felici di tante meravigliose sorprese e pronti a ripartire per future avventure proposte dalla Lampadina alle quali, spero, parteciperete numerosi.

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Auto abbandonate nel tunnel borbonico 3
Aperture: 2
Camera: SM-G930F
Iso: 200
Orientation: 1
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