Matrimonio.
C’era una volta…
Potrebbe essere Il racconto di un nonno al nipotino che si affaccia alla vita.
Una volta, tanti anni fa, quando tuo nonno era un baldo giovane, la grande maggioranza dei suoi coetanei aveva in mente un progetto per il futuro, progetto che poteva variare nei dettagli tra una persona e l’altra ma seguiva per tutti lo stesso schema.
- Prepararsi ad affrontare la vita attraverso lo studio o la pratica di qualche attività
- Trovare un lavoro nel quale poter esprimere le proprie capacità e dal quale poter trarre il necessario per vivere
- Trovare una persona con la quale sposarsi e “mettere su famiglia”.
- Portare i propri figli a vivere la vita in condizioni pari o migliori delle proprie
In questo schema il matrimonio rivestiva un’importanza davvero centrale.
Con la persona prescelta si doveva condividere tutta la vita, con lei si dovevano mettere al mondo i figli che si auspicava nascessero. (Se per caso questi “non venivano” questo era un dramma. I figli erano “il futuro”: nel pensiero comune era per il loro avvenire che ci si impegnava, si lavorava duramente, si facevano sacrifici rinunciando a viaggi, vacanze, partecipazione a spettacoli, cene al ristorante ecc ).
Se poi le cose non fossero andate per il verso desiderato e si fosse dovuto riscontrare che la scelta della persona con la quale condividere l’esistenza era stata sbagliata, la cosa assumeva addirittura gli aspetti della tragedia.
Tale era l’importanza che gli si attribuiva che il matrimonio era considerato “unico” . come uniche sono le poche cose veramente determinanti della vita: la nascita – si nasce una volta sola e la morte – si muore una volta sola.
Puoi ben immaginare, allora, quanto si desiderasse celebrarlo in un modo “indimenticabile”. Se facendo un’inchiesta avessi chiesto, soprattutto alle donne: “Quale è stato il giorno più importante della tua vita ?”, la risposta sarebbe stata assai spesso: “il giorno del mio matrimonio!”
Poi il mondo è cambiato. Oggi “la gente” non condivide più un “progetto” di vita ma solo la “aspirazione” che stava alla sua radice. Quale? Quella di “essere felice”. Ognuno ha il proprio personale progetto per realizzare questa aspirazione – che può anche essere quello di non averne alcuno che vada oltre al giorno o all’ora che si sta vivendo. Ma di certo il matrimonio ha cessato di essere un evento centrale.
Tuttavia…
Tuttavia il fascino della celebrazione con il vestito da cerimonia e/o con l’abito bianco, con la presenza festante di tutti i parenti ed amici, con un rinfresco preparato nei dettagli non è venuto meno.
E allora ecco il proliferare di “wedding planner” che fanno della preparazione dell’evento “matrimonio” il loro business.
Ma che succede se qualcuno non trova il “partner” con il quale celebrare il matrimonio?
Può qualcuno essere privato del “diritto” di vivere questo momento di felicità?
Certo che no! E allora …
E allora ecco nascere il “matrimonio con sé stesso”!
Accanto alla “monogamia” (non più di un partner allo stesso tempo) e alla “poligamia” (più partner contemporanei ) c’è ora la “sologamia” (il nome non me lo sono inventato io).
La giustificazione teorica non è poi così peregrina: se il matrimonio è la “festa dell’amore”, non c’è dubbio che la persona che amo di più al mondo sono “io stesso” e quindi perché non fare una festa per evidenziarlo? E quale maggiore impegno è necessario nella vita se non quello di “amare sé stessi?
In Italia il primo “matrimonio con Sé stesso” è stato “celebrato” nel 2017 con rito, anello, rinfresco e viaggio di nozze. Lo sposo è stato un parrucchiere napoletano ma la nostra è, (come sempre), una moda importata. All’estero lo si faceva già da tempo. Pare che l’iniziatrice sia stata una certa Linda Baker nel lontano 1993. Il trend si è diffuso rapidamente soprattutto tra persone di sesso femminile in: Canada, Regno Unito, Australia, Olanda, Taiwan ecc.
Non c’è ancora un riconoscimento da parte dello Stato, ma i giuristi sono all’opera per delineare diritti e doveri dei “sologami”!
La società è veramente cambiata e sinceramente non so giudicare se in meglio o in peggio ma se viene meno il desiderio nei giovani di formare una famiglia per le gravi responsabilità che comporta è in pericolo la struttura stessa della società futura che diventa liquida e inconsistente.