Il mese scorso scrivevo del Bunker del Soratte, traendo molti dettagli dal libro “Bunker del Soratte una montagna di storia”, e molto interessante è la storia di un fantomatico tesoro scomparso nel nulla.
Il tesoro della Banca d’Italia sembra comprendesse all’epoca, inizio anni ‘40, anche gioielli, monili, pietre preziose forse appartenute al re Pietro di Jugoslavia oltre, naturalmente ad un ingente quantitativo di oro. Non si sa bene quale ne fosse l’esatta consistenza, sembrerebbe addirittura di qualche centinaio di tonnellate considerata la verifica che ne fu fatta a fine anni ‘90.
La confusione all’epoca tanta, per qualche ragione un carico di 60 tonnellate di oro lavorato, fu caricato su due vagoni ferroviari e venne dato in custodia a Trieste, chi lo ricevette fu un giovane promettente ispettore del SIM: Lucio Gelli. Quando l’oro venne poi pesato ne mancavano 20 tonnellate.
Nel Settembre del 1943 furono consegnati ai Tedeschi di Kappler 119.251, 967 kg di oro in casse di lingotti e 543 sacchi di monete. Otto giorni dopo tutto è a Milano. Nel 1945 vennero restituite dagli Americani 22,941 kg di oro e 55 sacche di monete, ne mancavano quindi all’appello 94 tonnellate, ne furono reperite successivamente altre 23 tonnellate.
Nel tempo furono recuperati circa il 60% del quantitativo iniziale e ora qualche leggenda frammista a cose vere.
L’1 e 2 aprile del 1944, alcuni camion tedeschi con 18 uomini di scorta di cui si conosce il nome dei più, transitarono per la via Flaminia e dopo un veloce controllo ad un posto di blocco tedesco vennero lasciati passare per arrivare subito dopo al Bunker (che era divenuto il Comando Supremo del Sud Europa della Wehrmacht dal 13 settembre 1943). Lì furono scaricate 79 casse di legno molto pesanti e a braccia portate e riposte in un cunicolo nascosto. Finito il lavoro i soldati furono brutalmente eliminati. Alcune mine, predisposte precedentemente, furono fatte brillare per far scomparire ogni traccia.
Nella stessa notte sembra che un certo Willy Vogt che faceva parte del gruppo degli “eliminati”, facendosi credere morto, sia riuscito a fuggire. Riuscì a nascondersi nelle campagne di Riano Flaminio presso due anziani coniugi di cui si conosce l’identità. Rimessosi nello spazio di qualche settimana dalle ferite riportate, scappò e non se ne seppe più nulla per lungo tempo. Riapparve nel 1948, tornò in Italia e passò a ringraziare i due coniugi che lo avevano accudito e nascosto.
Nello stesso periodo, come fu poi testimoniato sempre dai due coniugi, venne rinvenuta una cappella votiva sconsacrata sotto le gallerie del Soratte. All’interno tutto intatto salvo la muratura dell’altare che era stata completamente distrutta e una cassa di legno con le caratteristiche di quelle nascoste con l’oro, ma vuota. I coniugi intervistati successivamente dichiararono di aver accolto Willy il quale era pervaso da un’urgenza spasmodica di tornare sul Soratte. Non si sa se lo fece, ma il suo corpo fu trovato deturpato, barbaramente ucciso e carbonizzato. Delle casse non si seppe più nulla.
Le ricerche continuarono, e alcuni articoli sui giornali italiani del 1960 raccontano di un generale tedesco, un certo Erich Von Wagner che scrisse una memoria cha confermerebbe appieno la storia del Vogt. La memoria arrivò al figlio del Von Wagner che la utilizzò come mappa del tesoro: conteneva il seguente codice mnemonico 5/27- 3 c.p.p.d. -50/50/50/50.
Nel 1962 un certo Luciano Ventucci vantando il possesso di una mappa sicura e alcuni documenti segretissimi, per vari giorni frugò nell’intera struttura e sul monte ricorrendo anche alle doti di una chiromante. Non riuscì nel suo intento e non se ne seppe più niente.
Fu la volta di un barone siciliano di Palermo certo Giuseppe Fortezza che vantando le confidenze di un certo “Beniamino” cameriere del feld maresciallo Albert Kesserling che sembra fosse a conoscenza di un cunicolo segreto, iniziò un’intensa ricerca senza trovare però nulla. Anche lo Stato Italiano iniziò le ricerche: anche in questo caso, sembra, con nessun risultato!
Tantissimi gli intrecci su questa vicenda da Kappler, Karl Hass e molti altri .. ma di certo, poco si sa. Saranno ancora lì le circa 30 tonnellate mai ritrovate? O qualcuno sta godendo della loro rendita ancora alla grande?
Proprio un script per un film con Clooney e Pitt!
Sono d’accordo con Paolo: manca il capitolo finale di questo ottimo “giallo”.
E c’è stato un buon ristorante per molto tempo a Sant’Oreste che si chiamava proprio ” Il Cercatore d’oro”. Si mangiava anche discretamente. Stefano Gentile
Molto interessante, peccato non poter conoscere l’esito finale delle ricerche. Potremmo metterci in cerca noi e farci illuminare dalla Lampadina.