Non sempre apprezziamo quanto, in ogni campo, la nostra vita quotidiana ci offre.
Si dà per scontato l’aiuto del collaboratore, il daffare di una moglie e madre con figli che corre trafelata dalla casa alla scuola al supermercato e non riesce a trovare un piccolo spazio personale. L’impegno del marito totalmente preso dal lavoro per assicurare alla sua famiglia il benessere che le vorrebbe assicurare. I nonni che corrono solleciti ad ogni allarme.
Se di botto la moglie scioperasse, il marito non fosse più così sollecito nel suo lavoro e i nonni partissero in crociera… allora sì che ci si accorgerebbe di quanto spazio hanno nella nostra vita e quanto il loro aiuto ed il loro impegno ci manchino.
Anche le facilitazioni di quanto abbiamo intorno diamo per scontato: la vicinanza dai negozi, dai mezzi pubblici, dalle scuole dagli uffici. Una volta costretti a vivere in luoghi più difficilmente connessi… quanta nostalgia degli autobus, in ritardo ma presenti, dei negozi vicini anche se con commessi ineducati. Bisogna scomparire per un po’ per essere veramente finalmente apprezzati: vale sia per le persone che per le cose.
Per cui: il cielo sa quanto abbiamo protestato da tanto tempo e violentemente per gli immondi cassonetti sparsi per tutta Roma. Stracolmi di spazzatura di ogni genere. Una vergognosa isola di sporcizia che troneggia nelle nostre strade più belle. Totalmente insufficienti, per cui, picco emergente al centro di una miriade di sacchetti sani o rotti o sparpagliati da ingordi enormi gabbiani.
Ci siamo domandati se, nel caso fossero stati finalmente sufficienti, saremmo stati abbastanza educati da limitarci a riempirli invece di allargarci nello spazio circostante con orridi mucchi sparpagliati per la strada e sui marciapiedi.
Abbiamo chiesto scusa agli ospiti stranieri per questo orribile spettacolo. Una volta uno sciopero, una volta i camion rotti, una volta le macchine parcheggiate ad impedire la raccolta.
Sempre mille giustificazioni per uno spettacolo invece ingiustificabile.
“Se io fossi…”
Ognuno di noi ha proposto nei salotti soluzioni alternative ed esempi di efficienza. Perché non copiare dal comune di Porto Azzurro all’Elba? La spazzatura scompare sotto terra. Nulla di visibile a livello strada. Cestini ogni 50 metri per le cicche delle sigarette. All’estero tante capitali europee hanno risolto. Parigi anche lei stracolma di turisti è pulitissima. E noi? Ma non si può copiare da quanti sono più bravi di noi? Come a scuola. Copiamo dai primi della classe! Abbiamo continuato a brontolare.
Ma ecco che una mattina all’improvviso i cassonetti sono scomparsi nel quartiere Monti. In fondo a via dei Serpenti sotto la Madonnina non ci sono più. Nessun cartello ci invita a recarci altrove. Silenzio.
“Che carini! Li hanno allontanati dalla immagine sacra. Che rispetto!“
Ci rallegriamo per il gentile pensiero e con il sacchetto per la carta, quello per la plastica e quello tintinnante dei vetri, ci avviamo per via Panisperna sede di un altro nido di cassonetti. Qui non ci sono immagini sacre da rispettare ma… sono ugualmente scomparsi.
Pensiamo li abbiano concentrati vicino all‘Angelicum. Ce ne erano tre in fila. Ma anche qui..nulla!
Dovremmo rallegrarci: le strade sembrano e sono più pulite. L’immondo spettacolo scomparso. Domani certamente avremmo delle informazioni dettagliate su cosa fare dei nostri residui. Ma il giorno seguente, nel quartiere, girano abitanti di ogni genere con lo sguardo disperato. Nessuna notizia è giunta. Uno si trascina un sacco tintinnante di vetri. Una un enorme sacco. Ha l’aria leggera. Sarà cartone. Un altro un sacchetto che tiene a debita distanza: umido, certamente.
Ci incontriamo continuamente. Ci chiediamo informazioni. Le braccia cariche e lo sguardo che scruta l’orizzonte disperato. In due giorni l’umido è pestilenziale, i vetri ed i cartoni hanno raggiunto proporzioni assolutamente ragguardevoli. Inutile il solito brontolio sulla quantità di imballaggi da scartare. L’elegante signora impellicciata con al guinzaglio un cane, con altrettanto elegante cappottino, continua a girare imbarazzatissima con un piccolo sacchetto che… sappiamo cosa contiene!
L’avremmo mai detto di avere rimpianti?
Si alza un grido disperato: “Ridateci gli immondi cassonetti!”