Articolo di Mario Belloni, Autore Ospite de La Lampadina
Nota di Carlo Verga:
“Mario, un amico da tanti anni sempre pervaso da grande curiosità, che oggi vive a Macerata, ha scoperto una forte affinità tra la città di Macerata e Roma. A conferma di ciò ci invia un articolo “Il Politeama Marchetti, un teatro di periferia con tante affinità romane”.
A conferma di tale affinità mi ha inviato l’immagine che potete vedere e una simpatica spiegazione. Nella prefazione del libretto, pubblicato qualche tempo fa, “Illustri maceratesi a Roma”, Mario, scrive: “Sono rimasto sorpreso nel ritrovare d’uso corrente a Macerata numerosi modi di dire tipicamente romani. Per esempio l’espressione “trozzi e bocconi” che si riferisce a cose kitch e di poco conto è la traduzione del romano “tozzi e bocconi”. Infatti a Roma si dice “ un tozzo di pane” e a Macerata un “trozzo de pà”.
E l’amico Mario mi ha voluto illuminare circa l’origine dell’espressione citata che è riconducibile alla discesa a Roma, dopo Porta Pia, dei “buzzurri” milanesi che volevano dare una svolta di novità alla Roma papale. Due dei milanesi, tali Tozzi e Bocconi (quest’ultimo fondatore delle famosa Università Milanese in ricordo del figlio morto in guerra), aprirono un grande magazzino a Via Nazionale (che poi divenne La Rinascente) con il loro nome e dove vendevano abiti già confezionati e grandi assortimenti di tessuti a “costi fissi mitissimi” e forse non di grande gusto. Il popolo de’ Roma non perse occasione per farli diventare sinonimo di kitch non adatto, comunque, a persone di un certo livello..
Ecco l’articolo di Mario, buona lettura.”
Con il finire dell’Ottocento e l’aria nuova che veniva dal secolo entrante grazie anche alla borghesia che andava assumendo un peso sempre più importante nella società sorse la necessità nel nascente Regno d’Italia di avere un luogo dove tutti i cittadini potessero assistere a svariati spettacoli, compresi quelli circensi ed equestri, come pure per allestire mega banchetti e grandi veglioni per le varie Società e Associazioni che si stavano creando e avere un teatro per grandi manifestazioni politiche. I teatri esistenti, invece, erano condominiali o riservati ai nobili e, per le loro piccole dimensioni, non permettevano un incasso tale da offrire spettacoli di un certo livello. Spesso i proprietari sceglievano gli spettacoli secondo i loro gusti non sempre orientati alle novità.
Il Politeama, con la sua capienza di oltre duemila posti a sedere ed una platea circolare con un diametro di trenta metri, rispose perfettamente a questa esigenza. In un certo senso anticipò i tempi diventando un locale ove chiunque, appartenente a qualsiasi ceto sociale, era ben accetto purché in grado di pagare il biglietto.
Molto probabilmente l’idea di realizzare a Macerata un Politeama fu suggerita ad Anastasio Marchetti dal suo amico imprenditore maceratese Domenico Costanzi, che a Roma, oltre ad alcuni grandi alberghi, tra cui l’Hotel Russia e l’Hotel Quirinale, fece costruire il Teatro Costanzi (oggi Teatro dell’Opera).
Interessante sapere che il Costanzi in un primo momento aveva pensato ad un grande Politeama (con circa tremila posti) destinato alle classi medie e borghesi. Il progetto non ebbe seguito per le polemiche sorte intorno alla sua peculiarità popolare. Si preferì avere un “aristocratico Teatro Regio” con soli 1.600 posti.
È fuor di dubbio che il Costanzi frequentasse la nostra città, avendo i genitori Pietro e Maria Mazzoni residenti a Macerata. Sicuramente nei molti contatti avuti con il Marchetti, avrà parlato dei suoi progetti e della sua attività teatrale.
Il Politeama di Macerata fu inaugurato il 14 giugno 1891 con il Barbiere di Siviglia di Rossini, a cui fece seguito la Compagnia Drammatica Romana Cecchini-Branchi. Successivamente arrivò al Politeama la Compagnia romanesca di Pietro Tamburri, con ”Er porcino fra la stoppa,” che “aveva fatto la delizia del pubblico della Capitale». Questa Compagnia rappresentò, per la prima volta nella nostra città, il Marchese del Grillo, l’operetta in tre atti di Giovanni Mascetti, che divenne una delle più rappresentate sulle scene dei teatri maceratesi e sempre con grande successo.
Ulteriore conferma che il Marchetti fosse al corrente degli spettacoli messi in scena a Roma si ha dal fatto che sui periodici locali, per promuovere un nuovo spettacolo programmato per il Politeama, questo veniva annunciato come esibizione «reduce dai trionfi all’Adriano di Roma» o che «ha avuto enorme successo al Costanzi di Roma».
Anche la famosa attrice Hanako, della Compagnia del Teatro imperiale di Tokio, che aveva calcato la scena romana, recitando in rigoroso giapponese, si esibì al Politeama di Macerata suscitando tanta meraviglia e molta curiosità. La stampa locale riferì che l’attrice uscita, da sola, dal Politeama si perse nelle vie di Macerata chiedendo aiuto in puro giapponese. Fu recuperata dopo alcune ore dalle Guardie Municipali.
Anche la moda dei numerosi café-chantant romani, contaminò Macerata, che la vide manifestarsi con numerosi spettacoli di varietà, Molto apprezzata fu la mitica Isa Bluette.
Il 23 dicembre 1914 l’Onorevole Cesare Battisti, in un Politeama “gremito in ogni sua parte di un pubblico vario” (cioè composto anche da donne), tenne una conferenza interventista. Le cronache riferirono che nacque un parapiglia per le proteste di una parte minoritaria del pubblico, che fu estromessa in malo modo dal teatro. All’uscita all’Inno dei lavoratori intonato da contestatori risposero gli studenti con l’Inno di Mameli.
Allo scoppiare della Prima guerra mondiale, il Politeama maceratese fu requisito per essere adibito a caserma. Nel 1920, fu ristrutturato dal nuovo proprietario Girolamo Piccinini che lo inaugurò facendo intervenire la Compagnia Italiana di operette “Città di Palermo”, «che ha raccolto numerosi allori a Roma» scriveva un giornale locale.
Diversi attori maceratesi, fecero il percorso inverso, dal Politeama ai teatri romani. Tra quelli che emigrarono a Roma, vanno segnalati Oreste Calabresi e, in particolare, Uberto Palmarini che recitò come protagonista ne “Il Bruto” di Federico Valerio Ratti, al Teatro Argentina di Roma, alla presenza di Benito Mussolini che in quella circostanza gli conferì l’onorificenza di Grande Ufficiale della Corona d’Italia.
Nel giugno 1935 il Politeama maceratese, probabilmente a seguito di un corto circuito, andò completamente distrutto per un grave incendio che mandò in fumo anche la sua storia.
Molte delle notizie contenute in questo articolo sono state tratte da un libro, che ultimamente, è stato pubblicato a cura dell’Associazione Culturale Le Casette.
Il volume dal titolo ”Cronache di un teatro che non c’è più. Storia del Politeama Marchetti” è stato scritto dallo storico maceratese Romano Ruffini.”
Interessante articolo . Ignoravo che l’imprenditore Costanzi fosse maceratese. Importante città Macerata, eccome. Giorni fra leggevo che Pier Luigi Pizzi, una delle personalità più note internazionalmente nel mondo del teatro e dell’opera lirica, ha da poco compiuto 90 anni ed in una intervista,in cui dimostra il suo entusiasmo per il suo lavoro di costumista, scenografie regista, raccontava che uno dei ricordi più emozionanti della sua vita è stato ricevere la “Laurea Honoris Causa ” nel 2008 dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Macerata, dove Pier Luigi Pizzi è stato direttore artistico dello Sferisterio per diversi anni. Abbiamo “eccellenze” ovunque…
Anche la storia dello Sferisterio è molto interessante ,fatto costruire da “cento consorti” praticamente cento cittadini sottoscrittori.
Ospitò anche il Circo “Wild West” di Buffalo Bill.