Articolo di Federico Stacchini, Autore Ospite de La Lampadina
Quando si parla di volo a vela, di alianti si immagina un volo silenzioso senza motore, un po’ romantico, ma anche un po’ bizzarro e stravagante. Non tutti sanno come si sostenga un aliante, dove possa arrivare e, soprattutto, perché si viene presi da questa strana malattia.
Al Museo della Scienza di Milano si può ammirare un incredibile disegno dell’ornitottero, un aliante immaginato da Leonardo con ali simili a quelle degli uccelli, specie dei rapaci.
Tutti i tentativi di realizzare un volo umano partirono da una macchina volante senza motore. Non si hanno notizie certe sulla nascita dell’aliante, ma un primo esperimento sembra sia stato tentato da Sir George Cayley, un inglese che alla metà dell’800 costruì un prototipo ma, guardandosi bene dal provarlo, lo fece pilotare prima al figlio di un suo domestico e poi al suo cocchiere il quale, dopo una rovinosa planata, si licenziò.
Sembra che quello fosse stato il vero primo volo umano su un aeromobile. Anche i Fratelli Wright avviarono i loro tentativi con degli alianti, ma poi tutti sappiamo che all’inizio del ‘900 il loro primo volo in realtà fu con un aereo a motore.
Oggi i pochi costruttori di alianti si trovano per lo più in Germania. I tedeschi, infatti, hanno raggiunto interessanti livelli tecnologici di costruzione di questo particolare tipo di aereo estremamente performante perché alla fine della Prima Guerra mondiale il Trattato di pace impediva loro di disporre di un’aeronautica come si conosceva allora, cioè a motore. Quindi negli anni Venti gli scienziati tedeschi si concentrarono sui velivoli senza motore financo con l’istituzione di cattedre universitarie di aerotecnica ancora oggi famose nel mondo.
Oggi si vola con macchine sofisticatissime studiate per percorrere in linea retta anche 45-50 chilometri ogni 1000 metri di perdita di quota. Il motore dell’aliante sono le correnti ascensionali, le termiche, che nelle giornate favorevoli possono portare i velivoli a quote che raggiungono normalmente i 2.000- 3.000 metri per voli anche di molte ore.
In Argentina ed in Namibia nella stagione calda sono possibili voli di oltre 2.000 chilometri di distanza navigando a 8-10 mila metri di altitudine. In Italia i nostri campioni percorrono in una giornata anche 1.000 chilometri sorvolando le Alpi dalla Francia alla Slovenia e ritorno.
Perché si diventa un pilota di volo a vela?
È una continua sfida con sé stessi e con la natura, con l’aria che cambia continuamente.
Cerchi il cumulo che ti si forma sulla testa, ci vai sotto, lo sfrutti per salire, salire ancora, e arrivato sotto al cappello vai via, ne cerchi un altro e un altro ancora. E così fai strada sorvolando la bellissima Italia con le sue meravigliose montagne, laghi e vallate. Se voli in un aliante a due posti hai anche un amico con cui commentare il volo, scegliere la strada migliore, scambiare opinioni e consigli sul pilotaggio, insomma ti entusiasmi in silenzio senza telefonini che squillano. Dopo qualche ora di volo, cotto dal sole e dalla fatica, vai a terra e continui a guardare in alto pensando a quando ritornerai lassù.
Che bell’articolo! Interessante, coinvolgente! Volare con l’aliante è libertà pura, la quinta essenza dell’ebbrezza del vento, con tutto il frastuono che c’è la su per aria! Altro che silenzi! E quando si prende una corrente termica ascenzionale, il brivido diventa doppio e triplo, una goduria! A parte i panorami che vedi da lassù!