Nel 1798 Napoleone, deciso a tagliare agli Inglesi la via delle Indie e colpirli nei loro interessi economici, dà inizio alla campagna d’Egitto e sbarca con le sue truppe ad Alessandria. Insieme al un nutrito esercito porta anche con sé 167 scienziati (architetti, ingegneri, disegnatori, botanici, zoologi, minerologi, cartografi) con l’incarico di documentare i monumenti antichi e contemporanei dell’Egitto, studiarne la geografia, la flora, la fauna, la mineralogia, oltre a descrivere la vita dei suoi abitanti. Sono loro a svelare per primi all’Europa le tante meraviglie della civiltà sorta nella terra resa fertile dal Nilo e a far nascere una vera e propria mania per oggetti e decorazioni di gusto egizio.
Nel 1800 Napoleone Bonaparte, di ritorno dall’Egitto, sconfigge gli austriaci a Marengo. Il Piemonte torna ad essere una provincia francese e, Torino, il capoluogo del “Département du Po”. Un brillante giovane avvocato piemontese, Bernardino Drovetti, nato a Barbania nel Canavesano, viene sedotto dagli ideali dei rivoluzionari francesi al seguito di Napoleone. Intraprende una brillante carriera militare che gli apre anche le porte della carriera diplomatica al servizio del Primo Console Nel 1802 diventa Sotto Commissario alle relazioni commerciale ad Alessandria d’Egitto per essere poi nominato Console Generale di Francia in Egitto nel 1811.
Per vari motivi personali e per il nascente interesse per le antichità egizie, Drovetti, rimane nel paese anche dopo la caduta di Napoleone e la Restaurazione. Libero da incarichi ufficiali, si dedica ai viaggi. È in quel periodo che inizia la sua forte passione per l’archeologia. Intreccia una solida e duratura amicizia con l’ufficiale ottomano, Mehemet’Ali, uno dei politici e dei capi militari egiziani ritenuto padre fondatore dell’Egitto moderno. Come primo Viceré del Paese, Mehemet’Ali farà uscire l’Egitto dal Medio Evo e lo renderà indipendente dal dominio turco. Stabilita l’amicizia con il Kedivè egiziano e in seguito con suo figlio, Ibrahim Pascià, Drovetti ne diventa il consigliere. Nel campo politico-sociale-sanitario, sempre grazie al Drovetti, il Pascià si apre alla civiltà europea combattendo tra l’altro la piaga della schiavitù e della pirateria.
Forte dell’appoggio del Kedivé, Bernardino Drovetti comincia a collezionare avidamente reperti egizi. Nessuno più di lui ottiene in modo così esteso il diritto di scavare i siti antichi. Esplorando le zone interne del paese scopre importanti vestigia della civiltà locale e recupera migliaia di reperti archeologici. Partecipa a scavi, organizza spedizioni e acquista in blocco reperti forniti dagli antiquari.
Eccellente egittologo, accumula circa 3000 oggetti che provengono dalla zona di Karnak e Luxor, che formeranno la sua prima raccolta di antichità. E, con l’autorizzazione del Pascià, la offre ai maggiori musei europei. Italia, Francia, Germania, Austria e Svizzera sono i cinque paesi che devono a Bernardino Drovetti parti più o meno importanti delle loro collezioni museali sull’antica civiltà egizia. La maggior parte dei suoi ritrovamenti archeologici, la sua prima collezione di reperti, di gran lunga la più ricca e pregiata, formano oggi il Museo Egizio di Torino. Gli 8000 oggetti egizi che costituivano la sua collezione, erano giunti qualche anno prima da Alessandria d’Egitto e arrivati a Livorno via nave dove egli farà ammassare le antichità nei magazzini di certi suoi amici commercianti in vista di un’auspicata vendita al miglior offerente.
La Francia, di cui Drovetti era Console generale e quindi suo interlocutore privilegiato, e il Regno di Sardegna, sua patria d’origine, sono gli Stati con cui intavola le principali trattative per la vendita. Il prezzo richiesto è esorbitante: 400.000 lire dell’epoca. Equivalente pressappoco ai nostri 700 milioni di euro. La collezione sarà acquistata con il consenso dei Savoia e dello Stato Sabaudo nel 1823, grazie all’interessamento di Carlo Vidua, un esploratore, collezionista, bibliofilo e viaggiatore italiano e di alcuni intellettuali torinesi di cui gli accademici Cesare Saluzzo e Prospero Balbo.
Nella capitale sabauda i reperti arrivano da Genova dove sono stati spediti per nave. L’immensa quantità di antichità viene trasportata su carri trainati da cavalli, in pieno inverno, e collocata nel palazzo dell’Accademia delle Scienze. Sarà Vittorio Emanuele I ad accettarne l’acquisto, convinto dai risvolti positivi dell’investimento e Carlo Felice a decidere quale sede destinare al futuro Museo Egizio, appunto il palazzo dell’Accademia delle Scienze. Nasce così a Torino il primo Museo di Antichità Egizie al mondo e una nuova disciplina: l’Egittologia.
Un’altra grande parte della collezione andrà alla Sezione Egizia del Museo del Louvre di Parigi, poi al Museo di Belle Arti di Lione, al Museo della Vieille Charité di Marsiglia, una parte a Vienna, poi al Museo Accademico di Ginevra, al museo di Monaco e nel 1837 quella che è definita la terza collezione Drovetti, composta da sarcofagi in pietra e statue colossali, andrà a incrementare la sezione egizia del museo di Berlino. Era importante dare un tributo a Bernardino Drovetti, questo eclettico, intelligentissimo e unico personaggio a cui l’Italia deve quasi interamente il privilegio di avere il secondo museo egizio del mondo. Purtroppo, i suoi ultimi anni furono di solitudine e il suo brillante cervello si spense lentamente nell’arteriosclerosi. Morì all’età di 76 anni, il 9 marzo 1852, nell’ospedale psichiatrico della borgata S. Salvario di Torino.
Bravissima Marguerite, articolo molto interessante ed esauriente, io amo moltissimo l’Egitto e tutte le civiltà orientali
Grazie Maria Luisa. L’Egitto mi affascina e devo dirti anche questi personaggi che l’hanno esplorata. Dei veri pionieri, un pò banditi, un pò esploratori. Molto coraggiosi. Sono felice l’articolo ti sia piaciuto!
Come cittadino di Barbania, paese di origine del console Bernardino Drovetti, ho particolarmente apprezzato l’articolo per correttezza dei dati e impegno espositivo. Complimenti.
Grazie per il suo commento. Bernardino Drovetti è poco noto. Dopo tutto l’Italia, Torino, gli deve la creazione del suo interessantissimo Museo Egizio. Valeva la pena farlo conoscere ai nostri lettori.