Articolo di Costanza Caffarelli, Autore Ospite de La Lampadina
Le isole Hawaii riunite dal Re Kamehameha I nel 1810 diventano un Territorio degli Stati Uniti nel 1893 dopo un colpo di stato che esautora l’ultima Regina Liluikulani e nel 1959 sono il 50mo Stato degli Stati Uniti d’America. Da allora le Hawaii hanno subito un processo di americanizzazione importante in vari settori, innanzitutto sulla governance e sulle leggi, nelle sovrastrutture civili e militari, nelle abitudini, nel cibo etc.
Questo processo ha certamente cambiato le isole e i suoi abitanti, ma non completamente.
Mi sono trasferita nell’isola di Oahu – la principale delle isole hawaiiane dove c’è la capitale Honolulu – lo scorso 27 Luglio 2020. Nei miei primi giri al supermercato o alla posta o dal benzinaio vedo moltissime coppie miste del tipo lui americano e lei asiatica o lui hawaiiano e lei americana, cosa che non credo affatto sia abituale nel continente americano…anzi!
L’americanizzazione qui non ha portato il razzismo, non c’è! Queste isole hanno da sempre dato il benvenuto a inglesi, portoghesi, americani, cinesi, giapponesi, filippini e coreani arricchendosi di tante culture diverse che convivono nel rispetto, cosa che oggigiorno non è affatto scontata. E tutti gli abitanti che derivano dalle loro differenti culture convivono ed osservano in comune le leggi americane e tutto ciò che lo Stato delle Hawaii richiede ai loro cittadini. Tra l’altro lo stato delle Hawaii ha inviato 200 membri della Guardia Nazionale all’insediamento del Presidente Joe Biden lo scorso 20 gennaio.
L’americanizzazione non è riuscita ad accelerare i tempi “isolani” delle Hawaii. Il concetto del tempo è piuttosto allungato, insomma il “presto” di Honolulu è parecchio diverso da quello di Washington, quindi quando un elettricista o un pittore ti dicono che verranno presto a fare un lavoro a casa tua …potrebbero passare anche 2 settimane se non li segui telefonicamente, e questo lo si nota in vari campi della vita nelle Hawaii.
Anche il concetto della famiglia non è stato americanizzato. Ohana è la parola hawaiiana che indica la famiglia e comincia dai Kupuna o anziani che vengono molto rispettati e condizionano le scelte del gruppo per proseguire con i genitori e la prole sempre molto numerosa. Spesso vedo a messa delle famiglie hawaiiane che come minimo hanno 5 figli e quando arrivano sembrano un battaglione, tutti bellissimi nelle loro camicie hawaiiane.
Ma allora dov’è l’America nelle Hawaii? Nell’inesistente Sanità e quindi nelle salate assicurazioni mediche, nel cibo poco costoso dei fast food ma pericoloso per la salute a lungo andare, nel sistema legislativo e fiscale che funziona e nelle buone infrastrutture che facilitano la vita nelle isole e nell’ottima distribuzione di cibo dall’estero grazie alle grandi catene americane.
Le Hawaii sono molto di più dell’America o non America. Oggi qui c’è un equilibrio incredibile tra le tradizioni che si vanno riscoprendo e l’innovazione che nasce dalla consapevolezza di salvaguardare un tale paradiso della natura dalla furia devastatrice dell’uomo. Fino agli anni Cinquanta una delle millenarie attività degli hawaiiani era l’allevamento dei pesci nei fish ponds o bacini naturali sulle coste o all’interno delle isole. Di questi antichi fishpond oggi ce ne sono solo 4 nell’isola di Oahu e sono una meraviglia che si può visitare. Il Fondo Storico Hawaiiano ha intrapreso un processo di restauro di altri fish ponds antichi, malridotti per rimetterli in attività e ricreare una micro economia locale.
Le Hawaii sono all’avanguardia nel settore della green economy per la preservazione della natura ed il riciclo dei materiali e i moderni grattacieli che sono ora in costruzione ad Honolulu si basano su riciclo materiali, economia green etc.
Un altra caratteristica che contraddistingue gli hawaiiani è il senso dell’amicizia e questo si sottolinea appena sanno che tu sei Italiano, adorano l`Italia, i loro giovani ci sono stati o vogliono visitarla e adorano la pasta e la pizza, insomma l’italianità qui facilita il contatto! Insomma, qui c’è posto per voi!
Bell’articolo !