Titolo: “Collezione di spine”
Autore: Agostino Muratori
Data d’uscita: 28 aprile 2021
Editore Bompiani
Collana Passaggi
Pagine 128
Gamera è una tartaruga d’acqua, la più potente e sfacciata tra quelle che abitano il laghetto giapponese che Agostino Muratori accudisce nel suo giardino ad Anzio. È lei che veglia sulle piante esotiche come una brutale divinità, avida e battagliera come dice il suo nome derivato da un manga. Ma questo è un libro di piante, più che di animali: palme, agavi, dracene, cycas ricevute in regalo o in eredità, a lungo cercate nei vivai, accudite con passione, viste attecchire o spegnersi, desiderate, sperate, salutate. Ed è anche un libro di uomini, incontrati in tanti punti del mondo, che in comune con l’autore hanno questa passione. La storia di un giardino è anche e sempre una storia di conoscenze condivise, di ibridazioni tra noi e gli altri. E Muratori, pittore e medico, racconta la storia del suo giardino attraverso i singolari personaggi che l’hanno influenzato e aiutato nell’impresa, siamo essi uomini o piante.
L’Autore racconta come è nata l’idea: “Il libro è nato nell’agosto del 2019. In una giornata torrida, afosa, tormentato da un ricorrente mal di schiena ebbi l’idea di scrivere qualcosa sul mio giardino. Più che da un’idea, però, fui colto da una specie di impulso: ero pronto a lasciarmi travolgere da ricordi, riflessioni e personaggi che hanno costellato quaranta anni di storia del mio giardino. Ho avuto quasi l’impressione di avere un suggeritore segreto che mi guidava la penna e dopo qualche giorno di intenso lavoro di scrittura il libro si poteva considerare almeno impostato.
Distrattamente, ma con un po’ di timidezza, feci leggere questi primi appunti a mia figlia, Letizia – scrittrice professionista, autrice di romanzi e racconti pubblicati dalle più importanti case editrici italiane. All’inizio rimase perplessa, o meglio, stupita: quelle pagine le erano apparse notevoli, il tono era sicuro, la voce narrante molto personale, considerato che non avevo mai scritto nulla prima di quel momento valeva la pena passare il manoscritto al suo agente per capire se avesse o meno un destino editoriale. E a quanto pare ce lo aveva, in Bompiani. Le cose sono andate più o meno così, ma dietro questa facilità, immediatezza, ci sono tanti anni di lavoro e di avventure botaniche e umane senza le quali il libro non esisterebbe, né sarebbe mai venuto fuori. Voglio dire che non mi sono scoperto scrittore tutto a un tratto, anche se ho provato, e molto intensamente, il piacere e il divertimento della scrittura, la realtà è che avevo una lunga storia da raccontare, la volevo condividere con gli appassionati di piante, di paesaggi e magari suscitare perfino l’interesse di qualche neofita. Il mio non è un libro di giardinaggio in senso stretto, vi si raccontano storie di piante, di animali, di pittura e di medicina. È una collezione di spine il filo conduttore del giardino, ma all’impronta collezionistica iniziale si è sostituita presto la spinta compositiva e paesaggistica che mi ha portato a ricreare habitat lontani, aspri e duri, dove la lotta per sopravvivenza è costante. Seguendo la mia indole di pittore figurativo che da sempre gioca con le dimensioni, con la miniaturizzazione, mi sono dedicato al bonsai e al giardino giapponese. Senza rivelare troppo e guastare il piacere, almeno spero, di leggere, posso solo aggiungere che quello che il lettore incontra scorrendo le pagine di Collezione di spine è un giardino non convenzionale, come tutti i veri giardini è sempre in movimento, quasi una tela mobile, ad alcuni potrebbe risultare anche ostile, ma di sicuro curarlo, immaginarlo, montarlo e smontarlo, è stato un lungo viaggio nella natura e remoto nel tempo rievocato da queste specie arcaiche che vegetavano su una terra ancora senza esseri umani, divorata dai vulcani”.