LA LAMPADINA/RACCONTI – Il Professore e la Cantante

di Marina Patriarca

Lampadina!? L’oggetto è comune in ogni casa. Può essere tondeggiante o con  forma di pera molto ovale, stretta come una lingua di fiamma, o panciutissima, più stretta o filiforme, le offerte nei negozi includono flash lampeggianti di effetto come da pista da ballo, e quando ad esempio un bambino incuriosito preme un pulsante la prima volta, sorpreso e conquistato da quella luce, subito pensa di farla sua, ci prova e riprova. La accende, la spenge. Per i giardini  si trovano lampade che si caricano ad energia solare, e poi c’è il neon di luce fredda  geometrica.

Noi consumisti frettolosi nel traffico urbano, confusi  dai fari autostradali, bagliori on line di ogni video e cellulare, poco ci accorgiamo di quella curva liscia della verace lampadina nei salotti e salottini o sulla cucina appesa nel modello classico “a padella” che stava sopra  le pagine del quaderno nei pomeriggi dei compiti a casa. Viene il buio serale e dei giorni scuri di pioggia, teniamolo a portata di mano quel pistillo lucente in certe serate dai vari stati di animo, per molti stanchezza, stress, strane allergie, amici o affetti lontani e pensieri ammassati.

La pila di Volta fu il primo generatore statico di energia elettrica mai realizzato e costituisce il prototipo della batteria elettrica moderna. E lui, Alessandro Volta nella sua residenza l’aveva realizzata nel 1799. Siamo adesso nel 2021 ed io sto cercando la giusta illuminazione per il  mio studio appena occupato. Cosa scegliere? Meglio il led, dicono meno costoso (ma non c’erano prima i watt?) mi torna per caso in mente un certo appunto annotato sul taccuino tempo fa, parole gravate su una lapide celebrativa, quelle vicine alle ex abitazioni di personaggi di spicco: “Qui Alessandro Volta fu dato a balia che con il marito fabbricante di barometri, seppe infondergli con il latte materno quell’amore alla scienza che ci ha dato la pila”. Casualità che per questi teneri umoristici pensieri paesani, io abbia dato un occhio alla voce  Alessandro Volta appena per saperne di più sui led e sui watt e rinfrescare conoscenze tecniche sopite dal tran tran quotidiano. Sorpresa! Eccomi al centro di un interessante insolito racconto biografico: ”il Professore e la cantante” (ed.Bompiani 2020) un autentico romanzo negli anni delle maggiori scoperte scientifiche fuso con l’accurata biografia di un grande figlio dell’epoca dei lumi e centrato nell’interno degli anni, possiamo dire “ruggenti” della Università di Pavia. Elisabetta Peveragno la balia di Brunate che nutriva il piccolo, visto che era opinione che: “fosse inconvenienza in nobile dama di nutrire del proprio seno i figliuoli, quasi disonorevole cosa non farsi da altri servire dove esser serviti si possa, l’ozio solo ritenuto decoroso e l’inerzia” La nutrice quindi, più dell’usato tenne con se il piccolo nato, come apprendiamo dal racconto di Paolo Mazzarello e sembra che lei fosse di carattere strambo, lunatico e solitario mentre il marito artigiano riparava e costruiva  termometri e barometri.
La vita del piccolo  Volta a lungo custodita fra strumenti scientifici e singolari fenomeni naturali sembrava prefigurare una esistenza non convenzionale.
Sembra che il bimbo rimase stranamente silenzioso in questi primissimi anni fino a quando il  vocabolo  iniziale che gli uscì dalla bocca sembra fosse un deciso “no” sparato con chiaro e sonoro timbro che rassicurò gli ansiosi genitori. Volta aveva in quel momento quattro anni e sembra che il silenzio perdurasse fino al settimo anno quando iniziò a dimostrare gran prontezza di ingegno ed eloquenza diventando persino un valido parlatore. “Io aveva in casa un diamante e non me n’era avveduto” dichiarava il padre compiaciuto agli amici. Quel diamante presto dimostrò la sua preziosità straordinaria e divenne uno dei più importanti scienziati della sua epoca con una passione dominante: il fenomeno della energia elettrica.
Nel 1789 Alessandro Volta aveva 44 anni, occupava la cattedra di fisica sperimentale omonima dell’Università ed era uno degli scapoli più ambiti della nobiltà lombarda, figlio cadetto di una ottima famiglia è famoso in tutto il mondo per i suoi studi e la sua costante attenzione all’elettrologia, una più che studiosa passione di innovativa ricerca. Attraente e spiritoso, bon viveur nel bel mondo, si tratta di un giovane che interessa, piace ed ha successo con le donne, quasi un “tombeur de femmes” che apertamente dichiara totale avversione per ufficiali legami. Non vi è incontro, festa, ricevimento o convegno sia mondano sociale e specialmente nel mondo intellettuale e scientifico, nel quale non sia desiderata la sua presenza o partecipazione. Geniale e prodigo di invenzioni e sorprese. ha molti amici nelle belle case aristocratiche della regione dove sosta spesso con amici di simili interessi. Siamo nella Pavia colta con la sua Università da cui si irradiano per il mondo scienza e conoscenza. Con la divulgazione degli studi di Volta inizia a prendere il via la tendenza modaiola a conversazioni e scherzi e giochi nei salotti della Pavia del momento, si parla di vibrazioni elettriche alludendo alla energia comprovata più efficace nelle donne con i vari commenti del caso. Gustose pagine del libro con particolari goliardici e piccanti persino per noi lettori postmoderni che ci atteggiamo al di sopra sui temi del genere. Pagine originali di umorismo sapiente ricco di notizie e note scientifiche. Scherzi a parte, siamo nell’epoca delle scoperte! L’elettrologia diventa una specie di scienza mondana che si presta particolarmente bene ad essere diffusa nel secolo.
Dico di Paolo Mazzarello, una più che molteplice scientifica attività all’Istituto Universitario di Pavia. Noto per i suoi lavori sul Nobel italiano Camillo Golgi e fra tutto il resto, saggi narrativi su Lazzaro Spallanzani, Alessandro Volta, Cesare Lombroso etc. in questo nostro caso più che altro il suo libro “Il Professore e la cantante” ci narra con precisa intuizione cose di una epoca straordinaria assieme al lato umano e inviolato di un genio le cui scoperte hanno cambiato il mondo e di questa che fu una epoca percorsa dai venti dell’illuminismo, del progresso scientifico e della Rivoluzione francese (cito un commento di G. Montesano).
Sono interessanti le Pagine della amicizia affettuosa che legava Alessandro Volta al fisico, scrittore e filosofo Lichtenberg  in quegli anni professore di fisica all’Università di Gottinga; a parte suoi arcinoti aforismi, alcuni libri di odierno successo sono da noi rintracciabili in Italiano come ”L’uomo plasma se stesso” (ediz.2017) e anche “La cultura dell’anima”. Lichtenberg polemizzava aspramente con la cultura religiosa. I due scienziati diversissimi per cultura e carattere sono ambedue amanti delle donne, l’uno è gobbo e fisicamente provato, l’altro molto prestante e tra loro intrattengono un rapporto costante e delicato malgrado una certa loro distanza caratteriale. Ci sono pagine ben documentate di scambi vivaci su particolari scientifici misti a confidenze private e vi si rivela oltre ad una serrata competizione sui temi delle loro rispettive ricerche e scoperte, una amicizia rara che non sempre è dato sperimentare fra due caratteri così genialmente complessi.

E che succede? Per compiacere una contessina de Salazar sua amica, Alessandro accetta di favorire il successo di una giovane cantante che si esibirà nel nuovo Teatro di Pavia nelle settimane di Quaresima e Carnevale. Lusingato e incuriosito di favorire il nuovo talento come novello “Pigmalione” si reca in teatro e siede fra gli spettatori plaudenti il “Barbiere di Siviglia di Paisiello dove la giovane Marianna Paris è nel ruolo di prima donna. Il momento è fatale. La grazia e le movenze sulla scena del personaggio di Rosina che fa perdere la testa al Conte di Almaviva celato sotto mentite spoglie, scombussolano l’animo dell’emerito scienziato.
“La passione ha vinto” dichiara  Mazzarello, nostro contemporaneo scrittore e regista di questa concitata vicenda che ci piomba nel tardo settecento con il suspense di ogni smagliante feuilleton di abile attrazione, di quelli che non lasciano più ne’ il lettore né lo scrittore in un sondaggio dove amore e psiche se la giocano fra loro, attenti al clou definitivo della storia “Scintilla galeotta” è il termine scelto per il caso. Un racconto forte fra passione e scienza, vita scientifica più chiaramente, ricerca e scoperta in uno dei più drammatici periodi della vita di Alessandro Volta.
Questa intensa storia d’amore gode della bacchetta maestra di Mazzarello che ha impresso la  fluida continuità che non smette di accompagnarci nel racconto quasi fra scenario e scrittura, in cui vivono emozioni apparentemente distanti fra loro, luce d’amore e scienza. ”Che intender non può chi non lo prova” – (era bello da piccoli memorizzare noiosi versi che poi nella vita ci danno una mano a capire.)
Ripeto, “scintilla galeotta” esprime bene la reazione inaspettata, desiderata ad un tempo e temuta magari chi può dire. Argomento fluido di cui è bene poco parlare, conserviamo il mistero del coup de foudre. Nel caso nostro di Marianna e Alessandro, deflagrazione di due opposti, siamo in tema scientifico. In altri casi se ne parla come di una sorta di nevrosi poetica letteraria a volte per classi privilegiate ricche di tempo per rimuginare sulle proprie cose personali. Penso al periodo francese della musica leggera ricca di sofferenze amorose, di “testi sofferti” da Becaud, Edith Piaf, Brassens, Charles Aznavour, Moloudji, Yves Montand e gli altri, dove l’amore francese per così dire, è cosa poeticamente cerebrale con ragionevole priorità e ufficiale diritto a consistere.
Giro la pagina con dispiacere. Detto in termini semplificati i due innamorati godono di un periodo idilliaco di tre anni con incontri velati, sublimati dalla magia dell’incognito. Alessandro tormentato bussa a tutte le porte per poter realizzare questo sogno di una vita accanto alla sua Marianna. Dalla copertina del libro un ritratto molto parlante del preraffaelita inglese Frederick Watts, ci mostra uno sguardo consapevole e velato di sogno che rammenta un celebre strambotto di autore ignoto: “ho disposto sempre amarti vada il mondo come voglia…. che se morte non mi spoglia mai non voglio abbandonarti!”
Non devo commuovermi. Facciamola breve. Questo viso ha una sua identità: Marianna Paris, professionista cantante. Mantiene i genitori. grazie al suo mestiere di teatro. Alessandro dopo pagine, lettere e confabulazioni con i tradizionisti familiari riesce a far pervenire ai genitori Paris un dignitoso lascito a riparazione della ’impossibilità di onorare un fidanzamento reso improprio persino per la posizione prestigiosa di Volta nell’Università di Pavia. Il matrimonio desiderato “non s’ha da fare” per la reputazione ambigua marginale, licenziosa delle cantanti e dell’ambiente intorno a loro; si spera che così Marianna potrebbe lasciare il suo mestiere insicuro, giudicato da tutti ambiguo e licenzioso di “canterina” Riserve draconiane e pregiudizi sono ferocemente avversi a questo disperato amore, intanto lei proprio nel triste momento di adesso si trova molto richiesta e ben pagata. Mentre continua a lavorare è da poco invitata in Russia dall’imperatrice Caterina II, essendo la zarina appassionata  delle opere  italiane.
Mazzarello che tiene rigorosamente in mano appassionati epistolari sulla vicenda, annota come Marianna più volte avuto in pugno il suo uomo senza mai forzare la mano, ma scrive all’amato Alessandro ribadendo l’impossibilità concreta di concludere quello che fra loro due chiamano “il nostro affarequasi a confortarlo. Aveva forse intuito con sensibilità, oso dire musicale che l’autenticità di certo amore non essendo un affare supera a volte le oscurità degli umani e l’enigma del tempo.
Non posso lasciare questo libro di cui ringrazio il solerte Mazzarello che mi ha concesso questo viaggio breve rispetto ai temi accattivanti del libro e delle sue pagine, viaggio indimenticabile all’interno degli anni esplodenti del nostro fine Settecento con i suoi  particolari così domesticamente familiari, i forbiti dialoghi di quella società che stava evolvendo.
Cito Kosmos il  Museo di Storia naturale della Università di Pavia fondato da Lazzaro Spallanzani che Mazzarello dirige Speriamo presto visitarlo. Noi della Rivista: “Lampadina”.
Cosa c’era di meglio che sbirciare la storia e il costume del grande Settecento pavese attraverso lo sguardo innamorato della Marianna e del Professore!

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