Roberto Michetti socio e amico della “Lampadina” ci invia un interessante e emozionante raccolta di pensieri e fatti “Il libretto verde di Raul Gardini” sulla vita e vicissitudini di Raul Gardini. Roberto ha fatto parte del gruppo Ferruzzi, per tanti anni. Ne riportiamo la premessa e qualche capitolo.
Il libretto verde di Raul Gardini
di Roberto Michetti
PREMESSA
A ventotto anni dalla morte di Raul Gardini nessun serio esame, anche critico, della sua figura è stato effettuato. Nel decennale della scomparsa con la famiglia e alcuni amici organizzammo un evento a Ravenna in occasione della decisione del Comune di intitolare a Raul Gardini una strada del centro. Intervennero, oltre alle autorità cittadine, importanti relatori coordinati da Giovanni Minoli (Cesare Romiti, Sergio Zavoli, Paul Cayard, Renato Picco, Filippo Maria Pandolfì, Gae Aulenti, Germàn Frers, Gianfilippo Cuneo, Giancarlo Cimoli) e un enorme numero di ravennati. Nel ventennale un convegno su Gardini e l’ambiente con la partecipazione di Romano Prodi fu organizzato a Ravenna dalla Fondazione Raul Gardini. Questa istituzione voluta dai figli Eleonora, Ivan e Maria Speranza Gardini opera con serietà, competenza e discrezione con la finalità di tenere vivo il ricordo di Raul Gardini e soprattutto far risaltare l’attualità delle sue intuizioni.
Tre anni fa infine il maestro Riccardo Muti, grande amico di Raul, volle tenere a Ravenna, nel venticinquennale della morte, un concerto in suo ricordo che fu seguito dall’intera città di Ravenna. Null’altro. Quest’anno sono successe due cose che mi hanno indotto a scrivere questi personali ricordi nella pausa di riflessione imposta dal Covid. La prima è un’intensa e bella campagna di comunicazione e pubblicità dell’Eni che esplicita il nuovo corso strategico del gruppo petrolchimico. Chiunque può costatare che è tutta basata sulla chimica verde e sembra scritta da Raul Gardini. Proprio da lui che più di trent’anni fa era stato sconfitto dall’Eni nella “battaglia dell’etanolo”. Non voglio fare polemiche del tutto inattuali e inutili, ma solo sottolineare la piena validità delle visioni di Gardini non solo sull’etanolo ma sulla ecosostenibilità. Ora anche l’Eni lo riconosce, e forse un gesto più esplicito verso Gardini, anche privato, sarebbe stato bello e cavalleresco. La seconda è l’uscita di un libro intitolato “L’uomo che inventò la bioeconomia” di Mario Bonaccorso, Edizioni Ambiente. Si tratta di un serio studio su Raul Gardini e la nascita della chimica verde con importanti contributi di Catia Bastioli e Amedeo Lepore. Mentre correggevo le bozze di questo libro è stato pubblicato su «Huffington Post» un importante articolo di Marco Fortis sul Green Deal di Raul Gardini. Chi meglio di Fortis, economista e testimone, poteva tratteggiare la figura dell’imprenditore e soprattutto aprire un serio approfondimento? Qualcosa è cambiato per Raul Gardini? Il tempo sarà galantuomo? Speriamo.
I miei ricordi su Raul Gardini non hanno nessuna pretesa storica ma come evidente solo lo scopo di stimolare riflessioni in chi lo ha conosciuto e curiosità in chi ne ha solo sentito parlare. Per me invece questi ricordi sono un ringraziamento a un grande imprenditore che ha aperto orizzonti che purtroppo non ha potuto percorrere appieno. Orizzonti che sono oggi realtà in tutto il mondo. Mi riferisco alla rivoluzione verde. Raul Gardini si è espresso nel suo libro “A modo mio”, scritto a quattro mani con Cesare Peruzzi. Ritengo tuttavia interessante pubblicare dopo i miei scritti: — un inedito testo autografo di Raul Gardini sulla sua attività scritto pochi giorni prima della sua morte, che ho rinvenuto tra le mie carte riscoperte nell’era Covid. Trattasi del profilo professionale che veniva spesso richiesto a quell’epoca non so se dagli avvocati o dagli inquirenti. Di fatto ci si doveva sobbarcare di fare una presentazione di sé stessi. A mio giudizio ed esperienza non era piacevole scrivere di sé in quei frangenti. Il documento è però di estremo interesse perché lucidamente e sinteticamente ripercorre gli eventi e traccia li disegno della strategia di Gardini; — uno studio scritto da Raul Gardini e pubblicato su «Il Sole 24 Ore» il 23 giugno 1993, e cioè esattamente un mese prima della sua morte, che fa luce sulla situazione del gruppo Ferruzzi al momento della estromissione di Gardini da parte della famiglia Ferruzzi , Raul Gardini era molto preoccupato di veder ricadere su di Sé la responsabilità del crollo della Ferruzzi da cui era uscito due anni prima. Il documento, cui dedicò molta cura, fu redatto da lui e da Stefano Roberti, valido velista del Moro e suo collaboratore. Ho sempre pensato che la vera ragione del suicidio di Raul Gardini sia stata la convinzione che la sua figura di imprenditore, cui teneva in modo fortissimo, sarebbe stata distrutta dalla fine del gruppo Ferruzzi.
– I CAMPI DI GORBACHEV
Alla fine degli anni Ottanta Ferruzzi e Montedison furono tra i grandi protagonisti di un evento a Mosca che prese il nome di Italia 2000 e mirava a realizzare un nuovo sviluppo nella collaborazione economica tra i due Paesi. Ferruzzi era il primo fornitore di cereali e semi oleosi dell’Unione Sovietica e voleva allargare la collaborazione al settore industriale. Raul Gardini partecipò attivamente e nel corso di un incontro con Gorbachev si creò un tale feeling che quest’ultimo affidò alla Ferruzzi la concezione e la supervisione di un ambizioso progetto di sviluppo agroindustriale in una regione della Russia. Questa regione tra il Caucaso e il Mar Nero aveva come capoluogo Stavropol, città da cui originava l’allora capo dell’Unione Sovietica. Furono identificati 500 mila ettari di territorio agricolo da destinare a colture che avrebbero alimentato industrie da installare. Le migliori risorse dal gruppo si misero all’opera, dall’Eridania alla Tecnimont, e una funzione importante assunse Livio Ferruzzi, omonimo ma non parente, che dirigeva tutte le aziende agricole del gruppo sparse in tre continenti. Nei primi due anni di sperimentazioni si ottennero aumenti delle rese dal 100 al 170 per cento nelle coltivazioni pilota di cereali, semi oleosi e barbabietole. Nessuno saprà mai se l’intensa attività avrebbe portato gli attesi risultati. Infatti poco dopo tutto finì con la dipartita dei due protagonisti.
– VENEZIA
Non so quando Raul Gardini si innamorò di Venezia. Cominciò a battezzare Moro di Venezia i suoi yacht d’altura intramezzati dal Passage to Venice con cui Paul Cayard vinse il Mondiale. La sfida per la Coppa America fu lanciata da Gardini attraverso il prestigioso Yacht Club Compagnia della Vela di Venezia. Ricordo che Raul una volta mi disse che se fosse riuscito a vincere la Coppa ben difficilmente i futuri sfidanti americani, neo-zelandesi, australiani avrebbero potuto battere gli italiani sui campi di regata del Mediterraneo. A Venezia fu installato da Montedison il cantiere Tencara che costruì i cinque Moro per la Coppa America. Sul Canal Grande il “sulfureo” Ca’ Dario divenne la dimora prediletta di Raul. Passarono nelle sue magnifiche sale tutti i grandi della finanza e dell’industria internazionale salvo, come detto, Gianni Agnelli, che incontrava Gardini altrove nella laguna. Anche grandi protagonisti come Bill Clinton cenarono a Ca’ Dario. Ricordo una cena col senatore Al Gore e la sua bella famiglia, inizio di un lungo rapporto tra Gardini e il futuro vicepresidente degli Stati Uniti e Premio Nobel per la Pace, rapporto basato sulla comune passione per l’ambiente. Il varo del Moro fu per Venezia una giornata memorabile e altrettanto fu la festa sul Canal Grande con cui Venezia ringraziò Gardini dopo la Coppa. Per non parlare della grande passione per la Venini. Infine ricordo che Gardini voleva piazzare a Venezia il polo di gestione strategica del gruppo. Non so se lo avrebbe realizzato. Quel che so è che ottenne la concessione dei Magazzini del Sale sulla Giudecca dove Gae Aulenti realizzò una meravigliosa struttura per uffici e riunioni a forma di tolda di nave. Alla morte di Gardini, nel riconsegnare i Magazzini al Comune riuscimmo a non smantellare quest’opera, ma non so se sia poi stata in qualche modo valorizzata.
– FORSE UN COMMIATO
Gli ultimi giorni non furono facili. Vivere da selvaggina la pressione della vicenda Mani pulite fu terribile e non può essere descritto. Ricordo che incrociai Raul Gardini nel passaggio di una porta negli uffici di piazza Belgioioso. Mi fece cenno di passare e mentre così facevo mi battè la mano sulla spalla e disse piano: “vecchio amico”, o forse «compagno”, (non ricordo bene). Ho passato molto tempo con Gardini, in viaggio, in ufficio, a tavola, in incontri e riunioni, ma non avevo mai ricevuto un messaggio cosi intimo e affettuoso. Negli anni trascorsi e ancora oggi mi piace pensare che forse voleva lasciarmi un saluto.
– IL SALUTO
Ai funerali di Raul Gardini c’era tutta Ravenna. Per tutta la giornata la chiesa vide passare moltissimi concittadini e certo non solo curiosi. Alcune presenze mi colpirono. Romano Prodi entrò in chiesa e risalì la navata con la moglie, palesemente commosso per la tragica scomparsa dell’amico. Luigi Abete, Presidente di Confindustria, partecipò al funerale e poi venne al cimitero. Voleva evidentemente e fisicamente onorare il Gardini imprenditore ed ebbe molto coraggio. Quando entrò in chiesa, Enzo Biagi fu accolto e accompagnato da un improvviso caldo applauso. La gente manifestava con spontaneità e poca ortodossia il compiacimento di vedere un personaggio molto considerato dall’opinione pubblica venuto lì a salutare Raul Gardini. Jody Vender scoppiò in lacrime dopo le letture della figlia di Gardini, Maria Speranza. Sergio Cragnotti entrò con la moglie Flora in preda a una forte emozione. Giulio Malgara ed Ennio Presutti, soci di Gardini, non vollero mancare. Jean-Marc Vernes infine era venuto da Parigi nonostante lo stesso Ministro degli interni francese Charles Pasqua lo avesse sconsigliato per il rischio di provvedimenti da parte della Procura di Milano. Me lo disse lui stesso alla fine della cerimonia, e aggiunse: “Mi era impossibile per me giustificare la mia assenza all’ultimo saluto al mio amico Raul.” Ecco un uomo coerente e coraggioso come molti presenti. Ci furono pure molti assenti, ma erano tempi straordinari. All’uscita Ivan Gardini, Vanni Balestrazzi, l’amico di tutta la vita, e io ci unimmo ai ragazzi del Moro che vollero portare a spalla Raul.
Grazie, una lettura molto interessante e significativa. Una bellissima storia.