Articolo di Marco Patriarca, Autore Ospite de La Lampadina
A New York intorno al 1905 Frank Damrosch, un pianista immigrato tedesco in cerca di lavoro, aveva cominciato a insegnare musica al Music Settlement for Coloured People, una sorta di oratorio in cui si cantava anche musica rinascimentale, fra cui brani di Tallis, Händel Palestrina o Josquin, diretto da suo fratello Walter, direttore d’orchestra. In occasione del Natale era prevista un concerto in cui si annunciavano alcuni arrangiamenti di un estemporaneo e creativo autodidatta, Don Powell, accompagnato al pianoforte dall’allieva della scuola Vera Lewis. Per l’occasione Frank Damrosch aveva invitato al Settlement il suo amico Augustus Julliard, un piccolo industriale tessile, che amava tutta la musica. Julliard fu subito affascinato dal lavoro dei Damrosch al Settlement e da quel mondo musicalmente originale e senza pregiudizi razziali. L’evento di quel pomeriggio in quella saletta del Settlement al 236 della 12 esima strada con la quinta Avenue lo incantò e l’ esecuzione dei due Don Powell e Vera Lewis lo lasciò senza fiato. Nessuno poteva immaginare che in quel luogo, quel pomeriggio, stesse avvenendo qualcosa di così esaltante per il futuro della musica. Ecco come lo stesso Augustus Julliard in quei giorni ha raccontato quell’evento in una lettera al figlio: “ …Don Powell prima si avvicinò timidamente al pianoforte e rimase lì in piedi in silenzio; si guardò intorno per assicurarsi che tutti fossero seduti. Poi la giovane pianista Vera Lewis gli venne accanto e Don si sedette alla tastiera; silenzio. La mano sinistra leggera aprì con una sorta di blues – barcarola in tempo ternario due volte ripetuto. Poi le due voci di Don e d Vera, come in un corale a cappella, cominciarono ad arrampicarsi una sull’altra in crescendo sulle note del più bel mottetto di questo genere che abbia mai ascoltato, si chiamava O’ Bone Jesu di un famoso italiano chiamato Palestrina. Il pianoforte, sotto mani leggere di Don, accompagnava quel breve mottetto di con grazia e poi, alla fine di un’ultima frase lunga e struggente, Don, lasciando quasi invariato l’accompagnamento, cambiava di tonalità e i due continuavano senza alcuna pausa nel canto spitual che conosciamo: “ ..somentimes I feel like a motherless child sometimes I feel.. Il mottetto dell’italiano e lo spiritual nero sembravano essere stati scritti dallo stesso autore e avere la stessa anima… il tutto è durato pochi minuti e quando Don ha tolto le mani dalla tastiera è rimasto lì accanto alla giovane Lewis per un intero minuto in un silenzio che nessuno è riuscito a infrangere.”
Alla fine dell’ anno Frank Damrosch lasciò il Settlement e diede vita al New York Institute of Musical Arts, finanziariamente aiutato dall’amico Augustus che, alla sua morte lasciò in eredità quasi tutta la sua fortuna all’ Institute of Musical Arts di Damrosch che, prima entrò nella New York Musical Society e poi divenne la Julliard School of Music. Oggi si trova nel quartiere popolare di San Juan Hill alla fine di Broadway dove occupa 40.000 mq. e la sua struttura potrebbe essere quasi considerata un monumento italiano: infatti è stata progettata dall‘architetto italiano naturalizzato americano Pietro Belluschi (Gold Medal) collega di Nervi e allievo di Gropius, ed è costruita in travertino romano, in parte donato dal governo italiano, per richiamare esplicitamente l’antica Roma. La Julliard School of Music ha anche un dipartimento di danza di teatro ed è in parte donato dal governo italiano. Oggi è la scuola di musica più famosa del mondo.