Da sempre uso per spostarmi il vecchio TUTTO CITTÀ, reperto oramai archeologico e prezioso perché non più pubblicato. Uno sguardo alla mappa, si contano le traverse (necessario contare perché i cartelli stradali sono inesistenti o illeggibili) e, si giunge alla meta.
“Ma come sei antiquata, adeguati, usa il navigatore.” Mi sembra che già passando dal telefono appeso al muro ai cellulari, dalla colla fatta di acqua e farina per attaccare le foto (album tutti a bozzi!) a raccolte virtuali che nessun altro mai vedrà, già molti passi verso la modernizzazione siano stati fatti. Tuttora non posso confessare l’attimo di ansiosa trepidazione che mi prende nel mettere il piede sulla scala mobile.
Mi adeguo, ma a fatica.
Imposto partenza, destinazione, mezzo di trasporto (piedi o auto). Una voce annuncia “Inizia la navigazione”. Dopo un po’ di silenzio una voce imperiosa dice “Fra 100 metri volta a destra.” Ma quanto sono lunghi 100 metri? Volto troppo tardi e la voce si altera. Comincia a blaterare “Appena possibile conversione a U” e sembra veramente furiosa. Obbedisco. Ma alla successiva rotonda conto male: esco troppo presto. Di nuovo si infuria. Se potesse mi direbbe “Hai di nuovo sbagliato, cretina!” Ma per fortuna non può. Non mi offendo le do retta. “Fra 50 metri hai raggiunto la meta“. Qualcosa di sbagliato è successo. La meta non era il parco pubblico che mi sta di fronte.
Del navigatore bisogna fidarsi, ma qualche avvisaglia c’era stata. Andando nelle Marche la freccetta (cioè NOI), di botto, nonostante fossimo su una superstrada, ci collocava in mezzo al nulla per poi ritrovarci dopo una decina di minuti, di nuovo in carreggiata. Un’altra volta spazio alla tecnolgia: dall’Aurelia, di ritorno a Roma, dobbiamo andare a trovare degli amici fuori città, sulla Cassia. Si imposta il tragitto. Vedo però indicazioni di uno strano percorso. Ci troviamo per strade sconosciute. Dapprima asfalto, poi si passa allo sterrato. Sempre più stretta, piena di buche e allagamenti per le recenti piogge torrenziali. La freccetta indica il nulla intorno a noi. Dove è finita la Cassia? Procediamo con il dubbio che veramente il navigatore sia definitivamente impazzito. La strada è chiusa fra due alte ripe. Non sarebbe possibile nemmeno la conversione a U. Solo una marcia indietro nel buio e nella pioggia.
La voce del navigatore tace. Si sente in colpa.
Telefoniamo ai nostri amici. “Oh mamma mia dove siete finiti! Terribile. Buttate il vostro navigatore!”
Abbiamo fatto un CAMEL TROPHY! Che razza di percorso ci ha suggerito! Pare abbia indicato il più breve ma non ci ha chiesto se abbiamo un fuori strada.
Il giorno dopo entro in macchina e afferro le pagine ciancicate del mio vecchio amico TUTTO CITTÀ. Lo porto dal rilegatore. Nessuna rilegatura sarà abbastanza lussuosa.
Umorismo delizioso!