Articolo di Lorenzo Bartolini Salimbeni
Nella prestigiosa collana ‘Biblioteca d’arte’ di Skira è uscito da poco un volume di straordinario interesse, frutto di un progetto in collaborazione fra varie Istituzioni di altissimo livello che non possiamo non ricordare in dettaglio (lo faremo doverosamente alla fine).
Raffaello Sanzio, genio del Rinascimento, forse il pittore più amato della nostra storia, morì giovane, come tutti sanno, a trentasette anni appena. E la sua fine improvvisa, che sconvolse i contemporanei, è rimasta sempre avvolta nel mistero, a partire dalla causa. Vittima dei suoi eccessi amorosi o di un complotto ordito per invidia dai rivali: queste le due ipotesi avanzate con più frequenza nel corso di cinque secoli. L’ammirazione per la sua arte si colorava quindi di una inquietante componente ‘romantica’ che ha aggiunto, se possibile, altro fascino alla figura del maestro di Urbino.
Oggi, a distanza di 500 anni, si vuole vedere più chiaro in questa misteriosa questione. Da qui l’apporto di studiosi ed esperti di varie discipline, che si sono uniti in una indagine a tutto campo, spaziando dall’ambito storico-artistico al settore medico-scientifico.
Si prendono dapprima in esame le fonti storiche che descrivono le ultime vicende dell’artista. Amato in apparenza da tutti, bello e ricco, titolare dei più prestigiosi incarichi artistici della corte pontificia, Raffaello poté ben suscitare invidia nell’ambiente. Se ne ricordano i rivali e gli avversari, fra tutti Michelangelo o meglio la sua cerchia, sempre in gara per contendersi i favori dei committenti. Critiche, calunnie, diffamazioni: un clima non certo disteso, quello della Roma del primo Cinquecento. Alcuni recenti studi sembrano peraltro delineare un ritratto dell’Urbinate assai meno idillico di quello universalmente accettato.
E da qui nascono le speculazioni sulle cause della morte: una sifilide mal curata o un avvelenamento da arsenico sono fra le ipotesi possibili, ma non provate con certezza. La tesi della malattia venerea, prevalente nei primi tempi, appare ormai meno fondata, mentre prende corpo quella di una patologia indotta per altre vie, incluso il contatto accidentale con sostanze tossiche.
Ma Raffaello è sepolto veramente nel Pantheon? La sua celebre tomba è una struttura complessa che riunisce elementi antichi e integrazioni successive in un progetto di restauro voluto dallo stesso artista, che aveva ben presente la fortissima valenza simbolica di quella sistemazione. Nel corso degli anni, tuttavia, si è ritenuto necessario chiarire alcuni dubbi e accertare se effettivamente all’interno ci fossero le spoglie del Sanzio. Una ricognizione fu quindi svolta nel 1833 con tutte le precauzioni scientifiche dell’epoca, e la sua documentazione, riportata con dovizia di particolari, è fra le parti più interessanti del volume. L’emozione della scoperta che ebbe quasi il sapore di un’avventura rivive nelle cronache, nei verbali della commissione e nei disegni eseguiti dal vero.
E il progresso delle tecnologie medico-archeologiche oggi aggiunge conoscenze finora impensabili. Sulla base dei dati certi a disposizione, ossia un calco del cranio eseguito all’epoca, si è arrivati all’analisi e alla ricostruzione del supposto volto di Raffaello, determinando anche i suoi cambiamenti nel passare degli anni, che comunque sono confermati dalla sequenza degli autoritratti. Il procedimento scientifico ci restituisce la fisionomia di un uomo di bell’aspetto, ormai alle soglie della maturità. Un risultato realistico, attendibile, e per questo ancora più emozionante, anche se lontano dall’immagine che tutti portiamo nel ricordo, quella del giovinetto dai lunghi capelli e dallo sguardo sognante.
Il volume si conclude con una proposta di indagine, da eseguire ancora una volta sui resti conservati nel Pantheon. Uno studio antropologico e paleopatologico potrebbe portare innanzitutto alla conferma definitiva dell’identità di Raffaello, quindi alla ricostruzione dello stile di vita e, finalmente, all’identificazione della vera causa del decesso dell’artista. Fine del mistero, dunque, ma prospettiva di un riposo futuro indisturbato, protetto da ogni garanzia scientifica, per i preziosi reperti.
Ricordiamo infine che il progetto ‘Enigma Raffaello’ è stato promosso da: Sapienza Università di Roma, Musei Vaticani, Pontificia Accademia dei Virtuosi al Pantheon, Accademia di Belle Arti di Roma, in collaborazione con le Scuderie del Quirinale e con il supporto del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Raffaello del Ministero della Cultura.
Una sinergia di livello eccezionale, come si vede, che rende onore alla memoria e celebra degnamente, con una iniziativa di assoluta originalità, l’anniversario di una delle nostre massime glorie artistiche.
Skira, Milano 2021, pp. 1-224