Articolo di Lucilla Scelba, Autore Ospite de La Lampadina
Se avrete occasione di un viaggio negli Emirati Arabi – che sono sette ma di cui turisticamente parlando si prediligono Dubai, uno dei più piccoli, e Abu Dhabi, il più esteso – non mancate il Louvre di Abu Dhabi che sorge sull’isola naturale di Saadiyat.
Inaugurato nel 2017 dopo un’attesa di dieci anni e un notevole investimento finanziario, è stato progettato dall’architetto francese Jean Nouvel su un territorio completamente desertico ma destinato a diventare in futuro un intero quartiere dedicato all’arte e alla cultura, il Saadiyat Cultural District, con l’intervento di altre archistar di fama internazionale come Norman Foster, Tadao Ando e Frank Gehry.
Attualmente, appena superato il ponte che collega la terraferma all’isola, l’area si presenta come un esteso cantiere sul quale in fondo spicca la cupola bassa, traforata e scura del Louvre costruita sull’ultimo lembo di terra che si protende verso il Golfo Persico e che protegge e copre la terrazza a strapiombo sul mare, creando uno straordinario effetto di chiaroscuro a gocce di pioggia di luce.
Bisogna tenere presente che una buona visita richiede non meno di un paio d’ore e solo al termine si approda alla terrazza coperta: un premio perché, anche con le temperature torride estive, grazie alla cupola che filtra la luce e modula il caldo, si gode di un micro-clima ventilato anche senza aria condizionata. Il bianco, la luce filtrata, le aperture modulate e l’acqua sono i quattro elementi felicemente utilizzati da Nouvel.
Il museo vero e proprio si sviluppa attraverso sette ariose gallerie – in tutto ci sono ben cinquantacinque piccoli parallelepipedi bianchi e bassi che ricordano una medina e si aprono continuamente con vetrate sull’esterno, ricco di bacini d’acqua dal fondo scuro – che si snodano secondo un percorso espositivo molto chiaro e accessibile a tutti. Il rapporto tra interno ed esterno è continuo e intervallato da salotti dove poter sostare nel passaggio da una delle quattro aree tematiche all’altra – età antica, età medievale, età moderna e globalizzazione – e le oltre 600 opere (di cui la metà circa di proprietà e il resto prestiti temporanei), sono distribuite in ventitré sale.
Il concept alla base di questo modernissimo museo è un continuum tra le antiche civiltà e religioni nel loro evolvere parallelo nel tempo fino ai giorni nostri e vuol essere un ponte tra Occidente e Oriente. Le opere più emblematiche che lo rappresentano sono esposte nella terrazza: il bassorilievo su tre candide pareti incise in caratteri cuneiformi, creato da Jenny Holzer per celebrare la storia del dialogo interculturale a partire da tre antichi testi risalenti agli Assiri e ai Sumeri; lo si incontra su una parete di fondo, quasi alla fine della visita, mentre dialoga con la scultura dell’italiano Giuseppe Penone “Germination”, che simboleggia il legame tra uomo, natura e arte dalle origini alla globalizzazione: entrambe le opere sono state commissionate e realizzate appositamente per il Louvre di Abu Dhabi.
Tornando alla visita del museo, nel seguire l’ordine cronologico si racconta l’evoluzione della storia dell’uomo e si inizia con i reperti preistorici, cui seguono pezzi rarissimi dell’antica civiltà del fiume Oxus nell’Asia Centrale; si passa per l’Antico Egitto abbracciando tutto il bacino del Mediterraneo fino alle civiltà greca e romana; infine, le sale dedicate all’antica Cina – eccezionale la statuina del Falconiere in ceramica tricolor – affiancata da reperti provenienti dalla Persia e dall’India.
In questa prima area una delle sale più straordinaria è quella dei testi sacri, consacrata alle religioni universali come cristianesimo, buddismo e islamismo con manoscritti originali della Thorà, dei quattro Vangeli in copto, una Bibbia gotica, il Corano, sacri testi induisti e il Sutra buddista della perfezione della saggezza, a significare la vicinanza e l’unione spirituale e culturale dei popoli.
L’area del Medioevo presenta bellissime vetrate, statue di Santi affiancate da divinità pagane e reperti lapidei tra cui l’eccezionale acquasantiera detta di Bonfilius, datata 1300 e proveniente dall’Italia del Nord, popolato da animali di fantasia e perciò nella sezione dei reperti strani e meravigliosi, intesi come creature fantastiche – di cui fa parte anche un leone in bronzo proveniente dalla Spagna meridionale e dotato di un meccanismo per… ruggire!
Ci si avvicina progressivamente al Rinascimento attraverso le sale della pinacoteca in cui spicca il famosissimo quadro di Quentin Matsys “Il cambiavalute e sua moglie”, un prestito del Louvre parigino e, ancora, uno splendido arazzo fiammingo dal Museo di Cluny e una commovente Vergine con Bambino di Giovanni Bellini, veneziano ma ormai di proprietà del Louvre di Abu Dhabi. Il parallelismo con gli altri Paesi scorre tra un paravento giapponese del ‘600, un comò del ‘700 francese in lacca cinese, preziose porcellane, un notevole tavolo fiorentino a intarsi marmorei.
L’età moderna avanza attraverso scoperte geografiche, ceramiche risalenti all’Impero ottomano, armature da guerra – mirabile l’armatura a quattro specchi proveniente dall’India e datata tra il 1600 e il 1800 – un gruppo del Canova del ‘700 e “La chiamata alle Armi” di Rodin, veramente impressiva – ma c’è anche il “Monumento a Victor Hugo”.
Siamo ormai agli albori del ‘900 e il movimento degli Impressionisti a fine ‘800 ben simboleggia la modernità nell’arte e nello stile di vita e traghetta il visitatore verso l’età contemporanea tramite la pittura di Mondrian, Kandinsky, Pollock, Chagall, Picasso, fino a Francis Bacon. Una curiosità: è l’installazione dello Spremiagrumi di Jean Tinguely, un marchingegno verticale di oltre 2 metri realizzato nel 1960 creato con l’assemblaggio di ruote, secchi, legno, metallo, tessuto e uno spremiagrumi incorporato: anche questa è globalizzazione?
Mi sono finalmente affacciata sulla terrazza all’ombra della sua cupola traforata chiedendomi ancora se lo spremiagrumi funzionasse veramente e, con il sorriso sulle labbra e ammirando le ultime opere esposte di Penone e della Holzer, sono uscita da questo splendido Museo.
Guarda la gallery!
Che meraviglia! Mi viene voglia di prenotarmi subito un viaggio per Abu Dhabi. Grazie per la descrizione accurata delle opere da scoprire in questo Louvres mediorentale e della sua atmosfera eccezionale unica.
C’è un seguito a questo articolo sugli Emirati? Le dune… Le città… Le spiagge… Il clima?
Rimango in attesa… Per organizzare il mio viaggio!
Carissima, la descrizione così dettagliata del museo di ABU DHABI mi ha fatto vivere tutte le emozioni che hai provato te.
La tua cultura e la conoscenza delle varie epoche ci accompagna fino ai nostri tempi.
Il progetto così ambizioso di costruire un museo del LOUVRE in una zona fino a poco tempo fa rinomata come deserto, merita un elogio alle autorità.
La cultura deve unirci, costruire ponti e non dividerci.