Da tempo le visite culturali promosse dalla LAMPADINA arricchiscono il nostro sapere e tacitano le nostre curiosità.
Abbiamo visitato città, monumenti, musei. Recentemente il Museo dell’arte salvata, situato nell’Aula Ottagonale del Museo Nazionale Romano. Come recita il suo nome, ospita opere d’arte rubate e ritrovate dai carabinieri o restituite da musei esteri che non avevano titoli di proprietà.
Il museo ospita ora il GRUPPO ORFEO.
Gruppo in terracotta ad altezza naturale posto al centro della stanza. Diversamente da precedenti allestimenti le figure non sono poste in fila. Orfeo, seduto, ascolta il canto delle sirene che gli stanno di fronte. Non hanno ancora l’aspetto tradizionale che noi conosciamo con busto di donna e coda di pesce: hanno ancora ali di uccelli e zampe con artigli.
La sala è enorme ottagonale, con grande cupola, creata al tempo dei romani, parte delle terme di Diocleziano, poi è divenuta, con il papato, un enorme silo per la raccolta di cereali.
Dopo esserci soffermati sul gruppo, cominciamo a fare il giro delle vetrine collocate intorno che contengono manufatti ritrovati, o trafugati e, con molta calma, restituiti.
Ci vengono indicate anfore del 6° secolo avanti Cristo con bellissimi graffiti di pesci e testine policrome che ornavano le gronde agli angoli dei tetti. Commentiamo con serietà, chiediamo ulteriori preziose informazioni. Da dove vengono, dove sono stati ritrovati e altro. Notiamo, attenti, la modernità delle pettinature di alcune teste di donna. Alcune sembrano quattrocentesche, altre, pettinature odierne.
La nostra guida accenna poi a dei vasi… un po’ più in là. ”Date uno sguardo.” Dice.
Ci avviciniamo lento pede, senza fretta: troveremo certamente altre figurine nere su sfondo color coccio.
Da lontano sembra nulla di nuovo. Ma ci avviciniamo oltre. Le figurine nere hanno strane posizioni. Ancora più vicini…e cominciamo a darci gomitate, a ridacchiare, a fare commenti che… nemmeno al ginnasio. Sì, perché le figurine non stanno, come al solito, danzando, ma sono a tutte altre faccende affaccendate.
Sesso. Di questo si tratta. Non fra uomini e donne o dei e dee ma fra soli uomini e viene coinvolto anche un cane innocente.
Perdiamo la nostra seriosa immobilità per spingerci a gomitate, ridacchiando, il più vicino possibile alla vetrina.
Il nostro gruppo fino a poco prima silenzioso e dignitoso si trasforma in una scolaresca rumorosa.
Mano a mano lottiamo per arrivare il più possibile appiccicati al vetro. Tra le figurine nere una donna. Lei, tutta bianca. Nella raffigurazione di sesso fra uomini ha un ruolo assolutamente secondario. Da solo una mano. Anzi due.
Siamo per lo più della generazione cui, da ragazzini, durante le visite a Pompei, erano proibite sia la visita della casa per appuntamenti sia la casa dei Vetti. Ce le facevano saltare frettolosi imbarazzati anche al solo pensiero delle scene rappresentate.
Ma ora ci rifacciamo di tutti i vecchi tabu.
Sicuramente non ci comporteremmo così se avessimo accanto figli o nipoti. Assumeremmo un tono distaccato e disinteressato.
Ma loro non sono presenti e così oggi siamo tornati chiassosi e irriverenti ai nostri quindici anni: in vacanza!
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